Costituzione: 2 settembre 1939
Ubicazione: Polonia, a circa 35 km da Danzica
Già dal 1936 le autorità di polizia tedesche della Città Libera di Danzica controllano e aggiornano elenchi di circoli polacchi potenzialmente «pericolosi». Tali elenchi saranno poi utilizzati, con l’inizio della seconda guerra mondiale, come base per preparare una lista di «elementi polacchi indesiderabili» da arrestare e internare. La località situata a nord-ovest del villaggio di Stutthof viene scelta per l’installazione di un campo a metà agosto 1939 e immediatamente iniziano i lavori di preparazione del sito utilizzando 500 detenuti provenienti dalle carceri di Danzica.
Il 2 settembre 1939, il giorno successivo allo scoppio della guerra, i primi 150 internati vengono trasferiti a Stutthof che diventa così il primo campo nazista situato fuori dalle frontiere del Reich.
I primi prigionieri, che ammontano a circa 6 mila, sono perlopiù membri dell’intellighenzia polacca, attivisti di organizzazioni malviste dal nuovo regime, prigionieri di guerra e insegnanti, sacerdoti e scienziati, arrestati nella vicina città di Danzica. Molti di questi vengono giustiziati dalle SS, che seguono direttamente gli ordini di Hitler e Himmler di eliminare gli intellettuali e la classe dirignte polacca per decapitare in partenza una futura resistenza del popolo.
Con l’ampliamento del conflitto, iniziano ad arrivare a Stutthof deportati da Unione Sovietica, Danimarca e Norvegia,. Nel momento del suo massimo sviluppo il campo conta internati di almeno 25 nazioni differenti. Si calcola che gli italiani deportati per motivi politici siano stati circa 134.
In questo periodo il lager cambia più volte il suo assetto amministrativo: inizialmente è «campo di internamento civile» sotto il controllo del comandante della polizia di Danzica per poi diventare un campo di «rieducazione attraverso il lavoro» amministrato dalla Polizia di sicurezza. Il 7 gennaio 1942 il campo di Stutthof diventa a tutti gli effetti un Konzentrationslager.
Molti internati furono impiegati nelle imprese Deutsche Erd- und Steinwerke (Industria tedesca dell’argilla e delle fabbriche di mattoni), Deutsche Ausrüstungswerke (Industria tedesca di equipaggiamenti) e Focke-Wulf (fabbrica aeronautica) di proprietà delle SS che stabilirono alcuni impianti in prossimità del campo.
Le brutali condizioni di vita, la scarsa alimentazione e l’inesistente igiene scatenano epidemie di tifo tra i prigionieri. Per questo i deportati ammalati o reputati troppo deboli per poter continuare a lavorare vengono periodicamente «selezionati» e uccisi con iniezioni letali o, dal 1944, all’interno della camera a gas allestita nel campo utilizzando lo Zyklon B come agente tossico per le uccisioni.
I primi ebrei cominciano ad arrivare tra il luglio e l’agosto del 1944.
Alla fine del 1944, con l’avanzare delle truppe dell’Armata Rossa, il campo viene evacuato. I circa 50.000 deportati presenti , in maggioranza ebrei, sono costretti a una marcia verso l’interno della Germania mentre quelli provenienti da alcuni sottocampi vengono condotti sulle rive del Mar Baltico, costretti a entrare nell’acqua gelata e qui uccisi a colpi di mitragliatrice. I deportati partiti verso la Germania vengono ricondotti al campo di Stutthof quando le SS si rendono conto che le forze sovietiche hanno ormai tagliato tutte le vie di ritirata verso il Reich. In questa serie di marce a vuoto nel freddo inverno polacco migliaia di iomini perdono la vita.
Alla fine di aprile 1945 i prigionieri di Stutthof vengono nuovamente condotti verso le rive del Mar Baltico e portati via nave a Neuengamme oppure in altri campi della zona baltica. Nel corso dell’operazione migliaia di essi muoiono affogati o uccisi.
Pochi giorni prima del termine del conflitto i prigionieri sopravvissuti sono trasferiti a Malmö, in Svezia e affidati alle cure di quella nazione, rimasta neutrale.
Il campo di Stutthof viene definitivamente liberato il 9 maggio 1945 dalle forze sovietiche.
Georgia Mariatti
Per saperne di più consultare il sito del Museo di Stutthof