Costituzione: agosto 1941
Ubicazione: Francia, Drancy, nella periferia di Parigi.
Drancy è il più importante campo di transito per ebrei catturati sul suolo francese (zona occupata e amministrazione di Vichy), come si può dedurre dalle cifre complessive: in meno di quattro anni vi passano 70.000 ebrei di molte nazionalità; 67.000 di essi vengono deportati, nella stragrande maggioranza, ad Auschwitz (tra di essi 109 italiani; si tenga presente che il totale di ebrei deportati dalla Francia assomma a circa 80.000 persone).
Situato alla periferia di Parigi, il campo consiste in un enorme caseggiato: un quartiere a basso costo di affitto denominato “Cité de la Muette”, la cui costruzione alla fine del 1939 non si presenta ancora ultimata. Il corpo principale, ancora oggi esistente, è costituito da un edificio a forma di “U”, con uno sviluppo di 440 metri, a 4 piani. Ventidue scaloni danno accesso alle varie parti e ai piani (nei quali non sono ancora stati ricavati gli alloggi). I due bracci dell’edificio racchiudono un cortile di circa 40×200 metri, con ingresso dall’attuale Rue Jean Jaurès (vi è una stele commemorativa nei pressi). Nel corso della storia del campo vengono installate nel cortile alcune costruzioni di servizio.
Tutta l’area è circondata da una triplice barriera di filo spinato, con torri di controllo e un ingresso principale con corpo di guardia. Il personale (alcune dozzine di gendarmi francesi, con le famiglie) alloggia immediatamente a Est della cinta, in cinque edifici a più piani, abbattuti nel dopoguerra.
Nello stesso anno di edificazione del caseggiato, la Francia, investita dalle preoccupazioni per l’imminenza del conflitto e da una acuta ondata xenofoba, procede alla creazione di campi di raccolta per “fuorusciti stranieri” (principalmente combattenti della guerra di Spagna e fuorusciti tedeschi e austriaci). I primi centri di raccolta sono aperti nella regione pirenaica e vi vengono rinchiusi repubblicani spagnoli (gennaio 1939). In linea di principio si prevede che ogni dipartimento debba avere il suo “centro di raccolta per stranieri inaffidabili” (peu sûrs); di fatto, con l’aprirsi del conflitto gli internati vengono concentrati in alcuni grandi campi tra i quali si ricordano Gurs, Le Vernet, Rivesaltes nella regione pirenaica, Compiègne, Pithiviers, Beaune-la-Rolande e Drancy nella regione settentrionale. Si stabiliscono categorie diverse di internati (“non sospetti”, “sospetti”, “apolidi indesiderabili”) e di campi: repressivi, come Le Vernet; semi-repressivi, come Gurs; di ricovero (hébergement). Strutture e meccanismi di questa trappola che si rinchiude su migliaia di rifugiati (anche italiani, come Leo Valiani) vengono immediatamente sfruttati dai nazisti al momento dell’invasione del paese.
Quanto a Drancy, il suo utilizzo iniziale è riservato ai comunisti francesi messi fuori legge dal decreto Sérol (ottobre 1939). Nell’estate-autunno 1940, con l’invasione nazista, vi vengono collocati via via prigionieri di guerra francesi, civili greci e jugoslavi, soldati britannici. Nella primavera-estate 1941 i nazisti, per le cure del Servizio IV J della Gestapo, progettano e realizzano lo Judenlager o Abwanderungslager (Lager, per ebrei, di raccolta e transito). La prima operazione per riempirlo scatta il 20 agosto 1941: in un giorno vengono rastrellati e internati 4000 ebrei stranieri e francesi, provenienti dall’11° arrondissement di Parigi.
Il campo sotto l’amministrazione francese (agosto 1941-giugno 1943)
La prima fase della storia di Drancy è contrassegnata da una articolata divisione di “competenze”, nella gestione del campo, tra forze occupanti e residue istituzioni francesi. In pratica l’amministrazione è demandata, per gli aspetti organizzativi, economici, di sorveglianza, alla Prefettura, alla Polizia e alla Gendarmeria francesi, che agiscono sotto la supervisione nazista (Dannecker fino al luglio 1942 e Heinz Röthke fino al giugno 1943). In questa “divisione del lavoro” i nazisti coordinano il quadro generale e fissano le operazioni specifiche (arresti di massa); la polizia, affiancata dalla gendarmeria, le esegue e provvede all’internamento e alla sorveglianza; la Prefettura occupa dell’intendenza (strutture di ricovero, approvvigionamenti, sanità).
Di fatto il primo anno è caratterizzato da condizioni disastrose: a Drancy si muore di fame e di malattie, come ricordano molte testimonianze:
“La fame comincia a farsi sentire. Le cucine non hanno abbastanza minestra per tutti. Nelle camere i ventri affamati non resistono più e scoppiano litigi perché la stessa persona ha ricevuto, sia a pranzo che a cena, tre fettine di rapa in più. Le cucine sono guardate a vista dai gendarmi…Negli immondezzai, ci si batte per raccogliere le bucce mescolate alle immondizie e alla cenere.
…Gli invii di pacchi sono finalmente permessi, ma prima vengono frugati dai gendarmi che prelevano ogni sorta di cibarie, di ricostituenti, di sigarette. È un supplizio di Tantalo, per gli internati che vedono, di lontano, i gendarmi prelevare i viveri e mangiare e fumare al loro posto….
I rappresentanti della Prefettura della Senna…si trincerano dietro gli ordini di Dannecker…”
Nel corso dello stesso anno, per alleggerire la pressione causata dal numero di internati e dalla disorganizzazione, la gendarmeria incoraggia alcune forme di auto-organizzazione e procede alla nomina di una gerarchia di responsabili e sotto-responsabili (capi camerata, capiscala, capiblocco e un “capo blocco generale”); d’altro lato si procede, anche a fini sanitari, al ricovero esterno dei malati più gravi e al rilascio di alcune categorie particolari (i minorenni). Altre forme di “alleggerimento” tradiscono però le finalità autentiche del campo: se in novembre vengono rilasciati 800 fra malati e minorenni, in dicembre 300 internati sono inviati a Compiègne, da dove partono col primo convoglio dalla Francia per Auschwitz (27 marzo 1942). Il 14 dicembre quarantaquattro ebrei francesi e stranieri (in maggioranza russi e polacchi) vengono portati a Parigi per essere fucilati al Mont-Valérien, insieme a 100 ostaggi comunisti, il giorno dopo.
Il 1942 è l’anno in cui si avvia il funzionamento sistematico del campo. Si mettono a punto e si organizzano le fasi di riempimento-svuotamento che caratterizzano i campi di transito (per esempio, nel caso italiano, Fossoli). Ancora agli inizi di giugno un trasporto ad Auschwitz è organizzato mediante il passaggio a Compiègne, ma già a metà mese parte direttamente da Drancy il primo dei molti convogli (terzo dei trasporti di ebrei dalla Francia) che si susseguono fino al 1944. In genere, la capienza di questi trasporti è di circa 1000 persone: alla fine di giugno, dopo il trasporto partito dalla stazione ferroviaria di Drancy-Le Bourget, il campo (che contava 3000 internati) si è “spopolato”, arrivando al limite delle 2000 presenze.
Drancy, anticamera di Auschwitz
La sequenza riempimento-svuotamento ha il suo punto di inizio con il sistema, già sperimentato il 20 agosto 1941, della rafle (retata), per gli ebrei residenti o nascosti nella regione parigina e in altre regioni e località della Francia, compresa la zona non occupata (Vichy). Predisposta e organizzata nei suoi aspetti polizieschi e logistici, la rafle si avvale in primo luogo delle forze di polizia francesi, ma come si è detto con progettualità e coordinamento nazisti. In questa interazione, che coinvolgeva anche l’autorità di Vichy, non mancano contrasti e difficoltà dovuti, per esempio, alla carenza dei mezzi di trasporto. È il caso della rafle programmata per la fine del giugno 1942 (in accordo con il piano di Dannecker, elaborato nello stesso mese, per il “trasferimento” o “evacuazione” degli ebrei di Francia). Il piano prevedeva l’arresto di 22.000 persone, da inviarsi a Drancy (6000), Compiègne (6000), Pithiviers (5000) e Beaune-la-Rolande (5000). L’operazione, denominata “Vento di primavera” dalla polizia parigina, deve slittare a metà luglio. Ma non è improvvisata: già agli inizi del mese l’amministrazione del campo di Drancy viene avvisata dell’imminente arrivo di 3000 nuovi internati.
Il 16-17 luglio 1942 scatta la rafle (chiamata oggi “del Vel’ d’Hiv’ ” dal nome del principale luogo di raccolta parigino, il Vélodrôme d’Hiver). 13000 ebrei immigrati, di cui 4000 bambini, sono rastrellati e di essi 6000 vengono immediatamente inviati a Drancy. Mentre al comando del servizio IV J della Gestapo il capitano SS Heinz Röthke succede a Theodor Dannecker, prende avvio un frenetico sistema di scambi tra campi francesi e di trasporti da questi verso i campi di sterminio. Nella seconda metà di luglio partono da Drancy cinque convogli diretti ad Auschwitz; altre partenze si hanno dagli altri campi, col risultato che 4000 bambini, i cui genitori sono stati deportati, rimasti soli, vengono a loro volta concentrati a Drancy. Dice Georges Wellers, testimone e futuro storico di Auschwitz:
“Venivano ammassati a 110-120 nelle camere, senza letti, con pagliericci di una sporcizia ripugnante distesi per terra. Sui pianerottoli si collocavano secchi igienici perché molti erano troppo piccoli per scendere da soli le scale e andare ai gabinetti che si trovavano nel cortile…. Dopo le nove di sera era proibito agli adulti (salvo quelli autorizzati) stare nelle camerate…Il loro sonno era agitato, molti gridavano e chiamavano la mamma, e a volte tutti i bambini di una camerata di mettevano a gridare di terrore e di disperazione….”
Questi bambini vengono tutti deportati tra l’agosto e il settembre dello stesso anno.
In attesa dell’altra grande rafle parigina, quella del febbraio 1943, il campo di Drancy si svuota e si fa posto per i futuri nuovi arrivi. Ventidue convogli partono per Auschwitz tra il 10 agosto e il 30 settembre 1942, altri quattro partono tra il 4 e l’11 novembre. Altri cinque trasporti si susseguono dal febbraio al marzo 1943, poi il movimento (sia degli arresti che delle deportazioni) si arresta fino al mese di giugno.
Gli studi più recenti spiegano queste interruzioni con la difficoltà di reperire adeguato materiale rotabile, dato che buona parte del parco merci francese era stato trasferito a Est. Peraltro Dannecker in un documento dell’8 luglio 1942 prevedeva che:
“…un convoglio sarebbe partito ogni settimana dai quattro campi [Beaune-la-Rolande, Compiègne, Drancy, Pithiviers]… in definitiva quattro convogli con 1000 ebrei ciascuno lasceranno ogni settimana la zona occupata verso Est. La sorveglianza sarà assicurata dalla gendarmeria francese posta sotto gli ordini tedeschi”
In ogni caso con il trasporto del 23 giugno 1943 la direzione del campo di Drancy sarà assunta in toto dai nazisti.
Nel periodo sopra analizzato si è venuta a costituire nel campo di Drancy una “amministrazione ebraica” che coordina e dirige una serie di servizi interni, in un primo tempo quelli di tipo pratico (pulizie, cucine, sanità) e poi logistico-amministrativo (Ufficio militare, Ufficio schedario, Servizio accompagnatori: dipendenti e controllati, tuttavia, dalla prefettura di polizia), fino alla creazione di una Milizia di Sicurezza interna. A capo del sistema c’è il “Gerente dell’Ufficio Amministrativo”; sotto di lui sono collocati i capi-scala, i campi-camerata, e così via. Il sistema prosegue anche con la diretta amministrazione nazista. Si viene così a creare una burocrazia interna, e con essa una zona di privilegiati che tendenzialmente evitano la deportazione, essendo più o meno indispensabili al funzionamento del campo.
Il campo sotto la direzione nazista (luglio 1943-agosto 1944)
Sotto l’amministrazione francese e la supervisione di Theodor Dannecker e Heinz Röthke sono stati deportati, partendo da Drancy, circa 40.000 internati. La “soluzione finale” degli ebrei di Francia viene bruscamente rallentata dopo i primi mesi del 1943; all’inizio dell’estate l’SS Alois Brunner, formatosi all’Ufficio centrale dell’Emigrazione ebraica di Vienna con Adolf Eichmann, e poi responsabile dello sterminio organizzato della comunità di Salonicco, si incarica della riorganizzazione del campo. I funzionari francesi della Prefettura della Senna e della Prefettura di Polizia vengono allontanati; alla Gendarmeria viene affidato il solo controllo esterno del campo.
La burocrazia interna viene rigorosamente ristrutturata, rinforzando determinati ruoli e introducendo particolari privilegi, in modo da assicurare un funzionamento razionale e disciplinato a una macchina che ha ormai come scopo la deportazione progressiva di tutti gli ebrei, francesi e non (nel periodo precedente si operavano distinzioni di nazionalità che tendevano a risparmiare i francesi), verso i campi di eliminazione. All’efficienza fondata principalmente sulla divisione e sulle rivalità tra internati, in un universo concentrazionario in cui si poteva sopravvivere solo a patto di evitare la deportazione, e dunque di contribuire a far deportare gli “altri”, si aggiunge un tasso di violenza diretta molto visibile:
“Dopo l’arrivo di Brunner, le brutalità fisiche cominciano. Le SS schiaffeggiano donne e anziani… È proibito avvicinarsi. Incontrando una SS bisogna mettersi sull’attenti. Le SS picchiano costantemente gli internati; una di esse è sempre armata di una specie di manganello in legno e cuoio con cui colpisce tutti gli internati che vengono a tiro. Schiaffeggiano le donne, tirano loro pietre… Fanno procedere i prigionieri carponi e li colpiscono….Picchiavano anche i bambini. Eravamo radunati ad assistere a questo spettacolo…. Calcio della pistola, manganello, strisce di cuoio usate per affilare, una pietra pesante raccolta da terra: tutto serve a picchiare, a tramortire, a ferire gravemente. E ogni internato, sull’attenti, deve testimoniare al suo boia il rispetto che gli deve”
La stessa topografia del campo assume la fisionomia di un vero e proprio ghetto autosufficiente, con divisioni complesse e precise dislocazioni di “servizi”, compresi locali per lavori di falegnameria e serramenta, farmacia, dentista, uffici di cancelleria (Kanzlei) gestiti insieme al personale tedesco, un obitorio, depositi vari. Il lavoro è reso obbligatorio per tutti gli internati.
Le conseguenze di questi cambiamenti sono visibili in una più ordinata e scorrevole gestione dei trasporti e, soprattutto, nel fatto che un manipolo estremamente ridotto di SS è in grado di controllare completamente un campo di diverse migliaia di internati. La “squadra” di SS di Brunner infatti comprendeva, oltre a lui, sei persone. Ventidue trasporti, per un totale di circa 23000 internati, lasciano così, ordinatamente, Drancy durante l’anno di “gestione Brunner”.
Un aspetto particolare è l’organizzazione di due strutture poliziesche, interne al campo, affidate agli stessi internati: la Milizia di Sicurezza (poi chiamata “Polizia del campo”) e l’ufficio “Missioni esterne”. Quest’ultimo consiste nell’obbligare gli internati, che possono avere familiari probabilmente ancora nascosti, a “facilitare il ricongiungimento delle famiglie” mettendosi in contatto con i latitanti e favorendone l’arresto o l’auto-consegna spontanea. Il “servizio” ha vita breve – attivo soprattutto nell’estate 1943 – e, secondo un calcolo che riguarda il solo mese di agosto, produce 570 “visite domiciliari” da parte di 22 “missionari”, concluse con 73 arresti.
Particolare accanimento viene impiegato nella ricerca di ebrei rifugiati nel Sud della Francia e nella provincia di Nizza a partire dal settembre 1943 (data in cui, dopo la partenza del convoglio 59 – numero d’ordine generale dalla Francia – per Auschwitz rimanevano a Drancy poco più di 600 presenze). Solo a Nizza una squadra guidata personalmente da Brunner, installata nell’Hôtel Excelsior, arresta in tre mesi più di 2000 ebrei. Anche gli ebrei (provenienti da St.-Martin-Vésubie e riparati in Italia dopo l’8 settembre) rinchiusi nel campo di transito di Borgo San Dalmazzo, presso Cuneo, vengono inviati a Drancy su disposizioni della squadra SIPO/SD di Brunner.
L’ultimo dei grandi trasporti verso Auschwitz avviene alla fine del mese di luglio 1944. La rafle viene concentrata sui ricoveri per bambini ebrei senza genitori gestite dall’UGIF (Unione generale degli israeliti di Francia, che ebbe rapporti molto discussi con le forze occupanti). Così 400 bambini vengono aggiunti ai 900 adulti da deportare. Dopo questo 67° trasporto da Drancy (77° dalla Francia), nel campo rimangono 800 internati: troppo pochi per un ultimo convoglio (gli Alleati si stanno avvicinando a Parigi). Brunner fa quindi spostare a Drancy 750 internati dei sottocampi di Austerlitz, Bassano e Lévitan, fissando la partenza del trasporto che segna l’abbandono definitivo del campo, con gli ultimi 1569 internati, per il 13 agosto. Lo sciopero dei ferrovieri della regione parigina impedisce l’attuazione del progetto perché non si riescono a trovare i trenta vagoni necessari.
Liberazione del campo (17 agosto 1944)
Di fronte all’imminenza dell’arrivo degli Alleati, Brunner progetta l’evacuazione totale del campo ma contemporaneamente intavola una serie di trattative con la Croce Rossa e il Console svedese. Mentre sfuma il progetto di un ultimo grande trasporto, si procede, il 16 agosto, alla distruzione degli archivi. Gli addetti allo schedario riescono però a nascondere i registri relativi ai trasporti, che costituiscono, nel dopoguerra, il principale documento relativo alle deportazioni dalla Francia.
Il 17 agosto, recuperato all’ultimo momento il materiale ferroviario, comunque insufficiente per attuare lo sgombero totale verso Est, i nazisti partono con 51 prigionieri: è l’ultimo trasporto di ebrei dal territorio francese. Nel corso del viaggio, venti di essi riescono a evadere dal vagone; degli altri, ne sopravviveranno quindici.
Il campo è stato lasciato nelle mani del console svedese, che interpella la Croce Rossa e l’UGIF; nel pomeriggio del 17 gli internati si strappano la stella di David che portano obbligatoriamente sui vestiti (e i membri della polizia del campo fanno lo stesso coi loro bracciali).
I sottocampi
Drancy possedeva tre sottocampi, o Kommando di lavoro, situati a Parigi: due (Austerlitz, presso la stazione ferroviaria omonima, e Lévitan, vicino alla Gare de l’Est) servono alle operazioni di immagazzinamento, smistamento e invio in Germania dei beni confiscati o requisiti agli ebrei, e occupano rispettivamente circa 500 e circa 200 internati; il terzo, Bassano, nella via omonima, impegna una cinquantina di internati nella produzione di vestiti per l’esercito nazista. Tutti i prigionieri dei sottocampi vengono ricondotti nel campo principale il 12 agosto 1944, in previsione dell’ultimo trasporto che non fu realizzato, e lì vengono liberati.
Alcune cifre
A partire dagli schedari salvati dalla distruzione è possibile ricostruire un quadro statistico degli ebrei deportati da Drancy. Con l’avvertenza che le cifre qui riportate sono arrotondate, la nazionalità preminente risulta quella francese, con 22800 deportati (di cui 7000 francesi per nascita, ma figli di ebrei non francesi); seguono i polacchi (14500), i tedeschi (6200), i rumeni (2900), i russi (3200) e gli austriaci (2200), quindi i greci (1500), i turchi (1200) e gli ungheresi (1000): rilevante il numero degli “apolidi”, oltre 2700 persone: si trattava in realtà di polacchi, cechi e austriaci privati del passaporto. Le altre nazionalità sono presenti con cifre inferiori al migliaio, e che variano da poche unità ad alcune centinaia (come i 580 olandesi). Come si è già detto, risultano anche 109 ebrei italiani. Inoltre per 4000 casi non si è potuta appurare la nazionalità.
Il totale degli ebrei deportati assomma, secondo i vari criteri di calcolo, da un minimo di 67.073 a un massimo di 67.471 persone, la grande maggioranza delle quali muore in Lager.
Bibliografia
La maggior parte dei dati e delle testimonianze di questa scheda è ricavata da Maurice RAJSFUS, Drancy. Un camp de concentration très ordinaire 1941-44, Parigi, le cherche midi, 1996.
Contributi importanti di testimonianza sono in George WELLERS, L’Etoile jaune à l’heure de Vichy, Parigi, Fayard, 1972.
Il quadro complessivo dei trasporti è in Serge KLARSEFLD, Mémorial de la déportation des Juifs de France.
Lucio Monaco
Per saperne di più consultare il sito del Memoriale della Shoah di Drancy