Prima della seconda guerra mondiale gli ebrei triestini erano circa 5.000. Si trattava di una comunità di antico insediamento, assai radicata nella vita culturale ed economica della città.
Dopo le leggi razziali fasciste del 1938 e l’istituzione anche a Trieste di uno dei famigerati “Centri per lo studio del problema ebraico” (uno dei 4 istituiti in Italia) molte famiglie decisero di emigrare all’estero, sottraendosi alla persecuzione fascista. Ciononostante fascisti e nazisti riuscirono dopo l’8 settembre a catturare e a deportare nei campi di sterminio più di 700 ebrei triestini. Di questi solo una ventina si salvò e fece ritorno dopo la fine della guerra.
La grandissima maggioranza di questi sventurati – intere famiglie, con moltissimi bambini – passarono per la Risiera, che per gli ebrei funzionò come un campo di smistamento. Transitarono per la Risiera anche centinaia e centinaia di ebrei rastrellati nel Veneto, i Friuli, in Istria e in Dalmazia. In grandissima maggioranza costoro furono avviati dopo una breve permanenza a Trieste verso Auschwitz.