Il presidente nazionale dell’ANED Gianfranco Maris ha preso pubblicamente posizione contro il progetto, proposto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e fatto proprio dal Parlamento, di cancellare il Memorial italiano ad
Auschwitz. Il 12 marzo scorso l’ANED aveva scritto alla Presidenza del Consiglio una
dura lettera
di condanna, chiedendo di bloccare quella decisione. Il 15 marzo il presidente Maris ha
scritto all’UCEI e alla Fondazione CDEC chiedendo loro di non nominare propri rappresentanti in una commissione alla quale sarebbe assegnato un compito decisamente antigiuridico ed antistorico.
Della questione si occuperanno nei prossimi giorni gli organismi dirigenti dell’ANED, convocati dal Presidente Maris con
una lettera
in cui si denuncia come “del tutto illegittimo” l’esproprio disposto dalla Presidenza del consiglio
Sulla vicenda si era svolto a Torino il 21 febbraio scorso un
convegno di studi,
nel corso del quale lo stesso Maris aveva vivacemente polemizzato con le ipotesi di stravolgimento del Memoriale italiano.
di Gianfranco Maris
Il 31 dicembre 2007 la Presidenza del Consiglio dei ministri (Prodi, Chiti e Padoa Schioppa) presentava alla Camera dei Deputati il disegno di legge n. 3324-A, avente per oggetto la “Conversione in legge del Decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 2048, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e finanziarie” (cosiddetto “Mille proroghe”).
Nell’art. 50 del Decreto-legge da convertire, riguardante in particolare “Interventi a favore dei perseguitati politici razziali”, il Governo introduceva, di sua iniziativa, non si sa per quale ragione o per soddisfare non si sa quale richiesta e di chi, il seguente emendamento:
“7 bis. La Presidenza del Consiglio dei ministri procede alle operazioni necessarie per il restauro del blocco n.11 del campo di prigionia di Auschwitz. A tal fine è autorizzata la spesa di 900.000 euro per l’anno 2008. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione della dotazione del Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all’articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.”
La relazione a questo emendamento così ne spiegava le ragioni:
“Il comma 7 bis, introdotto in sede referente, affida alla Presidenza del Consiglio dei ministri il restauro del blocco 11 (cosiddetto “blocco della morte”) del campo di concentramento di Auschwitz ed autorizza, a tale fine, la spesa di 900.000 euro per il 2008.
Si ricorda che l’Italia fa parte di una task force per la cooperazione internazionale in materia di istruzione, memoria e ricerca sull’Olocausto (International Task Force for Cooperation on Holocaust Education, Remembrance and Research). Tra le finalità dell’organismo (istituito nel 1998 da rappresentati del governo, organizzazioni governative e non governative) figura, oltre alla realizzazione di commemorazioni, progetti educativi e ricerche, la tutela di siti storicamente rilevanti.”
L’emendamento del Governo veniva approvato dalle Commissioni permanenti della Camera (Affari Costituzionali e Bilancio) in data 17 gennaio 2008.
Il 19 febbraio 2008 le Commissioni permanenti della Camera (Affari Costituzionali e Bilancio), a seguito del rinvio deliberato dall’assemblea nella seduta dello stesso giorno, modificavano nuovamente il testo dell’emendamento 7 bis, all’art. 50, sempre per iniziativa governativa. Il nuovo testo, trasmesso nuovamente alla Camera, conteneva una inopinata, strana, modificazione, particolarmente grave, perché SOSTITUIVA L’OGGETTO DELLE OPERAZIONI CHE LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI INTENDEVA EFFETTUARE.
AL BLOCCO 11 (COSIDDETTO BLOCCO DELLA MORTE) VENIVA SOSTITUITO IL BLOCCO 21.
Il nuovo testo veniva approvato dalla Camera dei Deputati il 20 febbraio 2008 e dal Senato della Repubblica il 28 febbraio 2008 e diventava legge n. 31 il 29 febbraio 2008 (G.U. n. 51 del 29 febbraio 2008, supplemento ordinario n. 47).
L’oggetto dell’intervento della Presidenza del Consiglio dei ministri diventava così definitivamente il CONTENUTO DEL BLOCCO 21 DI AUSCHWITZ, RAPPRESENTATO DAL MEMORIALE COSTRUITO NEL BLOCCO 21 DALLA ASSOCIAZIONE NAZIONALE EX DEPORTATI POLITICI NEI CAMPI NAZISTI, DEDICATO A TUTTI I CADUTI ITALIANI IN TUTTI I CAMPI DI STERMINIO, opera d’arte di altissimo valore, realizzata per conto dell’ANED dall’architetto Lodovico Barbiano di Belgiojoso, dal pittore Pupino Samonà, dallo scrittore e testimone della deportazione Primo Levi, dal regista Nelo Risi e dal musicista Luigi Nono. Artisti e letterati di fama internazionale.
Questo, apprestato nel Blocco 21, è soltanto uno dei tanti memoriali che l’ANED ha realizzato in Italia e nei campi di sterminio, tra i quali il Memoriale di Gusen Mauthausen, che racchiude i resti del forno crematorio di Gusen e il Memoriale di Ravensbrück, opere che sono tutte da attribuire all’architetto Lodovico Barbiano di Belgiojoso, il quale, con l’aiuto dell’ANED, ha altresì progettato ed eseguito il Museo Monumento alla Deportazione eretto dal Comune di Carpi, in memoria anche del campo di Fossoli, nel palazzo dei Pio.
L’ANED non sa chi abbia ispirato le decisioni adottate dal Consiglio dei ministri nella legge di conversione del decreto mille proroghe, perchè l’ANED non è mai stata informata da nessuno delle intenzioni che andavano maturando negli ambienti del Consiglio dei ministri.
L’ANED sa soltanto che, mentre in sede di conversione del decreto legge mille proroghe si operava l’introduzione di quel comma 7 bis, che contiene la manifestazione di volontà del Consiglio dei ministri di manomettere il Memoriale dell’ANED sito nel blocco 21 di Auschwitz, un gruppo di persone organizzava in Torino una pseudo iniziativa culturale, preceduta da un articolo su La Stampa con il quale si demoliva, così come poi si è fatto dai promotori del convegno, il valore culturale del Memoriale dell’ANED in Auschwitz, negandone sia i valori artistici che i valori di memoria civile della deportazione politica e della Resistenza antifascista con tutti i caduti assassinati nei campi di sterminio nazisti.
L’ANED ha avuto assicurazioni verbali dal senatore Emanuele Fiano, il quale per conto delle Comunità Ebraiche ha curato gli emendamenti introdotti nell’art. 50 della legge di conversione per la tutela dei beni ebraici, che il comma 7 bis non è stato assolutamente né voluto né suggerito dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane né dalla Fondazione CDEC, di tal che l’ANED non può che ritenere il mondo ebraico del tutto estraneo alla volontà di manomissione del Memoriale dell’ANED situato nel blocco 21 di Auschwitz. E ciò è ragione di grande serenità per l’ANED, che nei suoi sessantadue anni di vita ha sempre avuto iscritti anche gli ebrei, di cui ha sempre difeso la memoria del genocidio e di tutti i lutti e di tutte le lacrime del popolo ebraico, con la sua azione di ricerca, di didattica, di pubblicazioni, con tutta la sua attività, ben essendo nota la rilevanza epocale del genocidio ebraico nel secolo scorso per tutti gli uomini e per tutte le donne della terra.
Questo voglio precisare perché sia ben chiaro che l’ANED non coinvolge il mondo ebraico in questa vicenda, nella quale l’ANED ha il diritto e il dovere, tuttavia, di intervenire duramente, non solo e non tanto per difendere i suoi diritti di proprietà, ma per difendere, innanzitutto, e soprattutto la democrazia italiana ed i valori della deportazione politica nei campi di sterminio ed i valori della Costituzione italiana.
Nell’adempimento di questo suo preciso dovere l’ANED non può che stigmatizzare l’attività legislativa della Presidenza del Consiglio dei ministri, che si è esplicata nell’inserimento del comma 7 bis dell’art. 50 della legge di conversione del decreto mille proroghe, in quanto tale attività legislativa, sotto l’apparenza di legge, mette sostanzialmente in atto un vero e proprio “atto amministrativo” di esproprio di un bene che non appartiene allo Stato italiano, ma che appartiene esclusivamente ad una associazione italiana, ente morale, che rappresenta tutti i deportati politici caduti e superstiti dei campi di sterminio nazisti e tutti i famigliari dei caduti.
Tale sostanziale “atto amministrativo”, non solo realizza un esproprio di un memoriale di altissimo valore artistico di proprietà dell’ANED, ma, contemporaneamente, realizza un intervento indebito, che rende anche l’anomalo atto amministrativo “viziato da eccesso di potere e da violazione di legge”, perché il Consiglio dei ministri attribuisce a se stesso la facoltà di espropriare l’ANED per sostituire alla memoria civile dell’ANED un altro tipo di memoria, legittimissimo, ma che non può essere legittimamente imposto dal Consiglio dei ministri, in quanto sostituire una memoria civile della deportazione politica e della lotta antifascista della Resistenza, con tutti i suoi caduti nei campi e con tutti suoi valori consacrati nella Costituzione, con una memoria tematica e didattica sul genocidio ebraico non è compito che lo Stato può arrogare a se stesso.
Tutti i componenti dell’ANED, superstiti e famigliari, e tutti coloro che si riconoscono nei valori della Costituzione sono mobilitati dall’ANED per la difesa dei principi inviolabili che sono messi in crisi dalla scelta contenuta nel comma 7 bis inserito nell’art. 50 della legge di conversione del decreto mille proroghe.
L’ANED ha già convocato con urgenza l’Ufficio di Presidenza dell’ANED stessa e ed il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Memoria della Deportazione e ha già pubblicato sul sito deportati.it le lettere raccomandate che ha inviato al relatore del disegno di legge varato dal Senato della Repubblica, alla segreteria e alla Presidenza del Consiglio dei ministri, all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ed alla Fondazione CDEC.
L’ANED nel mese della legge sulla memoria ha avuto dal Comune di Milano lo sfratto dalla sua sede storica di Via Bagutta 12 in Milano.
L’ANED nel mese di febbraio, successivo a quello della memoria, ha avuto notizia che con legge è stato adottato un atto amministrativo illecito sostanzialmente rivolto ad espropriarla del suo memoriale in Auschwitz e della sua cultura della memoria civile della deportazione politica e della Resistenza antifascista.
Gravissimo sarebbe, per il Paese e per la sua democrazia, che questi provvedimenti si traducessero in un ritorno al passato.