L’ex SS Michael Seifert, nato a Landau (Ucraina) il 16 marzo 1924, dal 1951 si è rifugiato a Vancouver (Canada), città nella quale ancora abita, in una bella casetta al numero 5471 di Commercial Street. L’ex SS è stato condannato all’ergastolo per gli orribili delitti compiuti nel campo di Bolzano tra l’estate del ’44 e la primavera del ’45.
Bill Keay, reporter del giornale Vancouver Sun, su nostra segnalazione lo ha fotografato il 17 novembre 2000 (immagine a destra), mentre rientrava da una passeggiata nella sua villetta, dove abita con la moglie Christine. Richiesto di commentare la notizia del processo a suo carico, l’anziano “Misha” ha opposto un secco rifiuto.
Il “Sun”, il maggiore quotidiano della regione, ha dedicato al caso diversi servizi di apertura. Un inviato del giornale, Rick Ouston, ha seguito tutte le udienze del processo di primo grado, presso il tribunale militare di Verona. Dopo la condanna di primo grado è stato avviato un procedimento in base al quale a Seifert
è stata tolta la cittadinanza canadese (che era stata ottenuta con false dichiarazioni). In seguito è stata avviato una procedura per l’estradizione dell’ex criminale nazista in Italia. Un portavoce del governo ha confermato allo stesso Vancouver Sun che il governo canadese “segue molto da vicino” il caso, non escludendo che il Canada potrebbe espellere Seifert dal paese, se le accuse contro di lui saranno confermate.
Di Michael “Misha” Seifert esisteva una foto del 1944 (a sinistra), tratta da un fascicolo raccolto nell’immediato dopoguerra dalla Croce Rossa tedesca contenente tra l’altro una “Lista delle foto dei dispersi”: Seifert vi figura accanto a molti altri ufficiali delle SS che erano riusciti a fare scomparire le proprie tracce. Il fascicolo è allegato agli atti processuali del Tribunale militare di Verona, e molti testimoni lo hanno riconosciuto senza esitazioni.
La foto a destra (del Vancouver Sun) è invece di domenica 20 novembre 2000, e ritrae Michael Seifert mentre si reca alla messa, a Vancouver. Tenendo conto che tra le due immagini passano oltre 55 anni, la somiglianza è evidente..
Per l’ex terribile ucraino di Bolzano la condanna del 2000 ha interrotto una fuga durata decenni. Fino a che il suo caso non è tornato alla luce, insieme a quelli di tante inchieste insabbiate e bloccate a carico dei responsabili di molte stragi naziste nel corso della seconda guerra mondiale.