Il 5 maggio 1945 le prime camionette dell’Armata americana entrarono nel cortile del Lager di Mauthausen. Gli stessi reparti andarono in seguito a liberare anche il sottocampo di Gusen, tra lo sbigottimento dei liberatori e l’esultanza incontenibile delle decine dimigliaia di deportati che miracolosamente esano ancora in vita. Furono ore e giorni convulsi, segnati dalla fame, da innumerevoli altre morti, e anche dalla violenza e talvolta dalla disperazione. La fuga delle SS aveva lasciato dietro di sé non solo orrore e morte, ma anche una grande incertezza per l’avvenire, e problemi pratici, relativi all’assistenza a un così alto numero di ammalati e di moribondi che sulle prime parvero sia ai liberatori che ai liberati assolutamente insormontabili.
Ripercorriamo quei giorni con due documenti che ci restituiscono, ancora a tanti anni di distanza, le sensazioni delle due parti: