Dal volume “Mauthausen” di Giuliano Pajetta. E’ possibile leggere il testo integrale del libro.

CALA IL SIPARIO
SULL’INFERNO DI MAUTHAUSEN

Le sorti della guerra ormai precipitavano. Ai primi di maggio i nazi si prepararono a lasciare il campo. Negli ultimi giorni iniziarono la distruzione della camera a gas, bruciarono gli archivi – o per lo meno credettero di farlo perché alcuni antifascisti cechi e spagnoli sostituirono in molti casi dei pacchi di carta straccia ai preziosi registri. Prima di lasciare il campo i nazi liquidarono non solo le persone addette all’Arrest e al crematorio, ma anche numerosi gruppi di internati che avevano lavorato in servizi speciali presso laboratori di guerra tedeschi: i morti non parlano e non rivelano i segreti.

I più criminali fra gli aguzzini furono ufficialmente liberati e inquadrati nelle SS. I loro molteplici delitti avevano fatto di questi criminali professionali i degni membri delle bande di Himmler. Il 3 maggio il campo fu lasciato in consegna ai pompieri militarizzati di Vienna, però le SS continuavano a restare nei dintorni immediati mentre il fronte era ancora a 50, 60 chilometri a ovest. Furono ore difficili quelle della preparazione della presa del campo da parte degli internati e del passaggio dalla più profonda illegalità a quel minimo di organizzazione di massa necessario per vivere e per lottare, per impedire una catastrofe generale fatta di incendi e di saccheggi, di caos e di disordine, come sarebbe con lo scatenamento di migliaia di uomini impazziti di fame e di orrore.

Il 5 maggio nel pomeriggio un carro armato leggero americano arrivò al campo. La gendarmeria si affrettò ad alzare bandiera bianca e si volatilizzò, non senza esser stata disarmata dai nostri gruppi di combattimento. Una folla enorme di uomini che piangevano dalla gioia e dalla commozione si riversò sulla grande piazza centrale e dall’alto delle torri su cui già sventolavano le bandiere nazionali dei popoli ormai liberi, oratori improvvisati tennero il primo comizio antifascista di Mauthausen. Ma il carro armato americano se ne ripartì e Mauthausen restò per un giorno e mezzo terra di nessuno, o per meglio dire repubblica indipendente antifascista a trenta chilometri dietro il fronte nazi. Il Comitato internazionale prese possesso del campo, impedì i saccheggi e le devastazioni, riorganizzò il rifornimento viveri, assicurò il primo aiuto ai malati, sistemò il suo esercito e la sua polizia. Più di 1.500 uomini armati partirono a prendere posizione per evitare un ritorno delle SS che avrebbero potuto fare con noi quello che fecero in altri campi che abbandonarono e rioccuparono due giorni dopo, sterminando praticamente quasi tutti gli internati.

Gli aguzzini che ancora non si erano allontanati con le SS furono puniti con la morte. Le SS vecchie e nuove che si erano nascoste nelle fattorie dei dintorni furono stanate e giustiziate. Quando il grosso delle forze blindate americane arrivò a Mauthausen trovò degli uomini che già avevano saputo organizzarsi, che già erano l’esempio dell’unità nazionale ed internazionale nata tra coloro che assieme avevano sofferto del nazismo e assieme volevano risanare le ferite che questo aveva aperto nella loro carne viva.