L’area del progetto edilizio

Un primo, importante successo della mobilitazione internazionale: il governo di Vienna, proprietario dell’area di Mauthausen, ha chiesto la sospensione del progetto edilizio che interessa l’area circostante il Memorial del Lager di Gusen. In una lettera firmata da Barbara Fischer si afferma che il ministero è preoccupato della possibilità che “il Memoriale, a livello internazionale uno dei più significativi monumenti in ricordo delle vittime dei campi di concentramento, possa rimanere danneggiato dal vicino cantiere edile. Un’ulteriore edificazione ed insediamento urbano nell’ex Lager è, dal punto di vista della politica della memoria, il segnale sbagliato ai sopravvissuti, ai loro congiunti e all’opinione pubblica internazionale. Secondo noi,  questa problematica non può essere ridotta ai suoi aspetti locali, ma tocca direttamente la questione della responsabilità politica della memoria della Repubblica Austriaca in quanto tale. Per questi motivi, è forte desiderio del Ministero impedire con tutti i mezzi il progetto di edificazione. Prima occorre sfruttare tutte le possibilità a disposizione concernenti sia i permessi di costruzione che la salvaguardia dei monumenti.
Se tutto ciò non dovesse avere successo, si penserà ad  ulteriori provvedimenti”.

Il Memorial di Gusen, già stretto d’assedio dalle villette sorte diversi decenni or sono sull’area dell’ex campo, in un prossimo futuro non sarebbe stato più visibile dalla strada che lo collega a Mauthausen, percorsa ogni anno da migliaia di visitatori provenienti da tutto il mondo. Il Memorial è stato realizzato solo grazie alla decisione dell’ANED e di altre organizzazioni di ex deportati – in primo luogo francesi – di acquistare alla fine degli anni 50 il lotto di terreno, per salvaguardarlo dalla speculazione edilizia. Il progetto del Memoriale è di Lodovico Barbiano di Belgiojoso, che a Gusen fu deportato. All’interno della costruzione si trova il forno crematorio originale del campo, oggi diproprietà del governo austriaco.

Il progetto edilizio oggi bloccato era molto ambizioso, e puntava, a dispetto della fama sinistra del luogo, ad attrarre nella zona facoltose famiglie, alle quali si prometteva quiete, relax e privacy.
L’area interessata alla lottizzazione era  parte integrante del complesso del campo di Gusen I. Lo stesso governo di Vienna aveva subito manifestato perplessità verso l’idea del progetto edilizio, autorizzato invece dall’amministrazione comunale di Langenstein, competente per territorio. Ora quel progetto andrà drasticamente rivisto. La decisione del governo è arrivata all’immediata vigilia della riunione convocata per il 7 ottobre a Vienna, del Comitato Internazionale di Mauthausen, l’organismo che riunisce i rappresentanti degli ex deportati nel campo, di tutte le nazionalità.
Per effetto delle proteste piovute sull’amministrazione comunale da ogni angolo d’Europa e in pricipal modo dall’Italia, anche la ditta Poschacher sembra ora intenzionata a rinunciare all’idea di abbattere anche le ultime costruzioni originali del campo, per fare spazio a una nuova area residenziale. Nei pressi delle costruzioni minacciate c’è la “Jourhaus”, il posto di guardia del campo, la palazzina che segnava l’ingresso principale nel Lager. Negli anni questa palazzina è stata oggetto di un’incredibile trasformazione, tanto che oggi quella che fu la sede del comando e del “Bunker”, la prigione del lager, appare oggi come una lussuosa villa privata. La notizia della sospensione del piano edilizio è stata diffusa da Martha Gammer, animatrice del Memorial di Gusen, che ha voluto ringraziare quanti si sono mobilitati in questa occasione al fianco dei gruppi antinazisti austriaci.

L’interno del Memoriale