Il film “La vita è bella” di Roberto Benignui ha fatto man bassa di premi in Italia e all’estero, ed è al centro di accese discussioni fin da quando è apparso sugli schermi: Benigni ha inventato una favola ambientata in larga parte in un campo di concentramento nazista, realizzando una pellicola a tratti anche molto emozionante.
Gli ex deportati nei Lager nazisti si sono divisi nel giudizio, come è ovviamente naturale in un caso che tocca corde tanto sensibili.
Quale che sia il giudizio di ciascuno sul film, pensiamo che faccia comunque piacere che l’opera di Benigni abbia ricevuto un così alto riconoscimento internazionale, richiamando alla memoria, in tempi di così facili rimozioni, il dramma vissuto dai popoli europei oltre mezzo secolo fa.
Il dibattito sul film si è sviluppato anche sul Triangolo Rosso, giornale dell’ANED. Riportiamo gli interventi pubblicati dal giornale nel 1998.
“La vita è bella anche in un Lager?” di Dario Venegoni (TR 1/98 – Gennaio 1998)
“Si possono scrivere favole su Auschwitz?” di Daniel Vogelmann (TR 1/98 – Gennaio 1998)
“Non andrò a vedere neppure questo film” di Teo Ducci (TR 1/98 – Gennaio 1998)
“Quelle critiche sono antieducative” di Bruno Maida (TR 2/98 – Aprile 1998)
“Benigni non scherzare col dolore” di Elisa Missaglia (TR 3/98 – Luglio 1998)
“Ho apprezzato la sua sensibilità e carica umana”, di Gilberto Salmoni (TR 3/98 – Luglio 1998)