Costituzione: 17 marzo 1942
Ubicazione: Polonia, a circa 130 km da Lublino.

Il campo prende il nome dalla vicina cittadina di Bełżec e viene collocato in un punto strategico della Polonia ben collegato a Varsavia, Lublino e Leopoli grazie a un importante interscambio ferroviario. Il lager viene costruito nelle vicinanze di una grande fossa anticarro fatta precedentemente scavare da prigionieri ebrei, la quale viene poi usata come fossa comune per raccogliere le vittime delle gassazioni.

ll lager ha la sola funzione di raccogliere gli ebrei provenienti dalla Polonia, dalla Germania, dall’Austria, dalla Slovacchia e dalla Repubblica Ceca per sterminarli secondo gli obiettivi dell’Aktion Reinhardt, operazione avviata in corrispondenza della data di apertura del lager e che prevede l’eliminazione di tutta la popolazione ebraica dalle aree della Polonia occupata dalla Germania. Inoltre, vengono sterminati anche polacchi, militari sovietici e “zingari”. Si stima che tra il marzo e il dicembre 1942, momento in cui si arrestano le attività di sterminio, vengono uccise 500.000 persone.

All’interno del lager operano comandanti SS già parte dell’Aktion T4, operazione di sterminio delle persone disabili di origine tedesca, come Christian Wirth, primo comandante del campo.

A Bełżec sono attive da subito due camere a gas provvisorie in legno costituite da locali camuffati da docce e connessi a motori di carri armati sovietici che con il gas di scarico uccidono per asfissia i deportati. In seguito nel lager vengono costruite camere a gas in muratura fino ad averne sei operative in contemporanea che permettono nel giro di poche ore l’eliminazione di mille persone per volta. Il lavoro di conduzione dei nuovi arrivati alle camere a gas, spoliazione, rimozione e sepoltura dei cadaveri viene effettuato da un Sonderkommando di ebrei che periodicamente viene a sua volta eliminato e sostituito con nuovi soggetti presi da uno dei trasporti che raggiungono il lager. Il fine è quello di non avere testimoni.

I corpi, fino alla fine del 1942, vengono tumulati in enormi fosse comuni, strategia che si rivela fallimentare per via dei gas e dei liquami prodotti dalla putrefazione che causano la riapertura delle fosse. Per questa ragione e probabilmente per l’impossibilità di costruire altre fosse comuni di questa vastità (indicativamente misurano 20 m x 30 m x 6 m di profondità), già alla fine del 1942 viene dato l’ordine di chiudere il lager. Prima però è è necessario disseppellire i cadaveri e cremarli. Per fare questo in mancanza di un crematorio vengono costruite delle graticole con i binari della ferrovia. Le ossa, che non bruciano, vengono successivamente passate in una macchina apposita per la frantumazione e le polveri vennero sparse sui terreni dell’area del lager.

Per quanto si tratti di uno dei campi di sterminio con il numero più alto di vittime e sia il prototipo a cui si rifaranno gli altri lager per mettere in atto le operazioni di sterminio e di eliminazione dei deportati, Bełżec non è particolarmente noto probabilmente a causa del bassissimo numero di sopravvissuti. Ne conosciamo soltanto due: Chaim Hirszman e Rudolf Reder.

La demolizione di Bełżec si conclude nel marzo 1943.

Grazie a un esame archeologico effettuato tra la fine del 1997 e l’inizio del 1998, che ha portato alla luce le fondamenta delle costruzioni in muratura, la linea ferroviaria e 33 fosse comuni, è stato possibile ricostruire la struttura del lager.

Andrea Giovarruscio

Per saperne di più consultare il sito del Museo e Memoriale di Bełżec