Liliana Picciotto Fargion
Per ignota destinazione – Gli ebrei sotto il nazismo
Mondadori, Milano 1994
di Bruno Vasari
Liliana Picciotto Fargion con “Per ignota destinazione. Gli ebrei sotto il nazismo” (Le scie Mondadori 1994) ci ha dato un secondo capolavoro dopo “Il libro della memoria. Gli ebrei deportati dall’Italia. 1943-1945” (Mursia 1991).
Non sono soltanto queste le pubblicazioni della Picciotto Fargion, storica molto impegnata e feconda, ma ci limitiamo a citare le più rilevanti, anzi la più famosa e quella che diventerà famosa.
“Per ignota destinazione” è un libro di alta divulgazione, rigorosamente documentata che compendia in relativamente poche pagine quello che è stato definito il più grande crimine della storia, il genocidio degli ebrei ad opera dei nazisti. È un libro che mancava, un libro che colma una lacuna. La bibliografia sull’argomento è sterminata ed aggiornata includendo anche il recente libro di Pressac che descrive e documenta la catena di montaggio della morte ad Auschwitz, Birkenau.
Sono pagine di estrema pacatezza, quasi distaccate, ma quanta sofferenza rivela quell’apparente olimpica serenità.
Per il lettore dotato di immaginazione è una profonda continua sofferenza che bisogna affrontare per essere documentati, per confrontarsi con le aberranti teorie spinte fino ai più spaventosi abissi di radicale inumanità.
Quanto avrà sofferto l’autrice consultando tutte quelle storie, quelle testimonianze, quelle manifestazioni di profonda abiezione, calandosi in quegli abissi. Di questa sofferenza sarà almeno in parte ripagata dal senso di un dovere compiuto, di avere scritto un libro che mancava, che potrà utilmente informare e contribuire se possibile, a ridurre l’incidenza del male nel mondo. Il male continua sì ad imperversare, ma dovete credere a coloro che hanno visto il volta della Gorgone: Bosnia, Ruanda che giustamente suscitano orrore etc. sono tuttavia poca cosa in confronto ai crimini del nazismo.
Sono soggettivi i punti in cui il lettore raggiunge il massimo della sofferenza e dell’indignazione, che ripetiamo non sono indotti da artifici retorici dai quali l’autrice rifugge, ma chissà con quale sforzo è riuscita a raffrenare il linguaggio e a tenere sempre allo stesso livello di calma oggettiva. Per me il punto in cui si sperimenta un impianto di uccisione con il gas su quaranta donne, cavie umane (pag. 118).
Per quanto riguarda in particolare l’Italia: il silenzio del Vaticano, le persecuzioni delle autorità, l’infamia delle spie e l’aiuto dei singoli cittadini agli ebrei perseguitati.
Forse era da accennare per completezza alla protezione accordata da Enti ecclesiastici e singoli religiosi agli ebrei e a qualche (sporadico?) caso di aiuti sotto forma di avvertimenti da parte delle polizie incaricate della cattura.
(Pubblicato sul Triangolo Rosso, n. 4/94 – Dicembre 1994)