Testimoni luoghi memorie. Viaggio di studio nei lager nazisti 1998- 2006
a cura di Lucio Monaco, Marcella Pepe, Gabriella Pernechele
Istituto di istruzione superiore “Majorana” e Istituto tecnico industriale “Pininfarina”
Città di Moncalieri, 2007
Non è facile presentare Testimoni luoghi memorie. Viaggio di studio nei lager nazisti 1998- 2006, curato da Lucio Monaco, Marcella Pepe, Gabriella Pernechele, in quanto si tratta di un volume ricco di contributi e complesso nella struttura, cosa che lo rende suscettibile di varie letture e considerazioni.
Va detto innanzi tutto che esso è stato reso possibile da diversi fattori, tutti parimenti importanti: per esempio la disponibilità dell’amministrazione della città di Moncalieri a pubblicare i risultati dei lavori e dei viaggi degli ultimi dieci anni; il contributo e il patrocinio della Provincia di Torino e della Regione Piemonte, i cui meriti nel campo della memoria e della ricerca su deportazione e lager non ha bisogno di essere ricordati; l’impegno e la professionalità degli insegnanti coinvolti e dei curatori del volume, un impegno di vecchia data, fatto di studi e di ricerche, ma anche di disponibilità ad una didattica innovativa, quella che “fa parlare i luoghi”, e l’impegno dei giovani, che sicuramente hanno studiato qualche ora in più per realizzare progetti di valore come quelli qui presentati. Fondamentale è stata infine la collaborazione degli ex deportati, disposti a raccontare, a ricordare e a tornare nei luoghi, per accompagnare e cercare di far capire alle nuove generazioni che “quello è stato”.
Due DVD accompagnano la pubblicazione. Sono quelli che, secondo me, fanno la differenza, costituiscono il “valore aggiunto”, come usano dire oggi i politici più avveduti, del lavoro. Vedere i testimoni nei luoghi in cui soffrirono violenze e angherie di ogni tipo, sentire la loro voce, osservare la loro espressione, dice cose che nessuna testimonianza scritta può dirci. Né sono da sottovalutare le immagini dei lager, vera risorsa per chi non li conosce, un invito sicuramente a visitarli.
Nel primo video colpiscono la compostezza, l’ironia con cui Anna Cerchi racconta, lì davanti al tavolo piastrellato di bianco della Patologia, della volta che in quel luogo le tolsero quindici denti, o della sofferenza patita per dover costruire i “mostri”, gli aerei da guerra che si vedeva in ogni particolare che erano strumenti di morte. Per “fortuna” c’era l’aiuto delle compagne più vecchie, le “politiche” che prima di essere deportate a Ravensbrück avevano subito il confino fascista e “sapevano cosa fare per sopravvivere”. E poi “la voglia di vivere era più forte del dolore che era tanto”.
Nel video che riproduce alcuni momenti del viaggio a Mauthausen, oltre alle testimonianze di Giorgio Ferrero e Natalino Pia, ci sono le immagini dei monumenti di tutti i paesi presenti, e quelle delle lapidi; Lucio Monaco illustra quelle più nuove, significative del riconoscimento dei deportati omosessuali, pacifisti, socialisti e comunisti austriaci, preti polacchi. Natalino Pia, autore del bel libro di memoria La storia di Natale (leggibile anche in questo sito) parla, con notevole suggestione, nella camera a gas. E poi la lettura di brani dai principali testi di memoria su Mauthausen, la fuga dei pionieri russi raccontata da Marcella Pepe, i sindaci di Mauthausen e di Moncalieri e altro ancora.
Due preziose interviste riguardano Dora, il lager delle gallerie sotterranee, in cui vennero allestite le officine per la costruzione dei missili V2. È Albino Moret a raccontare, anche lui con una emozione trattenuta che nulla toglie all’orrore subito. Matricola 0155, a Dora subito dopo l’8 settembre, quattordici mesi in galleria, quando per l’arsura provocata dalla polvere si leccavano le parte umide della gallerie sino a rovinarsi la lingua.
E le cittadinanze onorarie della città di Moncalieri conferite a Pio Bigo e ad Albino Moret trasudano commozione da tutte le parti, coinvolgendoci personalmente mentre guardiamo.
E sempre nello stesso DVD, il confronto tra Anna Cerchi e Natalia Tedeschi, due modi diversi di rivivere la deportazione.
La lunga intervista a Pio Bigo, contenuta nel secondo DVD, è un cammino doloroso che parte da Torino e giunge in prima istanza a Mauthausen, poi a Gusen, Linz, Auschwitz, Buchenwald, Gliwice. Sono vicende già raccontate in Il triangolo di Gliwice. Memoria di sette lager (recensione di Bruno Maida in questo sito), che però, collocate nei luoghi dove si svolsero, uniscono al pathos del racconto quello della memoria. Gusen e Linz irriconoscibili, anche Birkenau non ha più le baracche di legno, osserva sconsolato Pio Bigo. E infine la bella e commovente festa finale in famiglia con l’espressione di gratitudine di un giovane nipote.
Non meno complesso è il testo, di cui mi piace anche mettere in evidenza la bella copertina.
Nell’impossibilità di dar conto di tutti i contributi, che sarebbero tutti meritevoli di approfondita considerazione, si può dire quanto meno che il volume si presenta contemporaneamente come raccolta di memorie, studi sulla deportazione, esempio di didattica della deportazione.
Alle presentazioni ufficiali e all’introduzione di Lucio Monaco, segue un excursus storico sul sistema concentrazionario nazista e sui principali lager; la trattazione non è scontata ed è ricca di notizie interessanti ed approfondite La descrizione di Ebensee è stata affidata a Italo Tibaldi, deportato giovanissimo in quel lager, memoria vivente dei “trasporti” dall’Italia.
Fanno seguito le memorie raccolte da studenti, studentesse, insegnanti, figli e figlie di deportati, e i saggi di storici e studiosi.
Per le ricchezza dei contributi è difficile ricordare tutti i nomi senza correre il rischio di tralasciarne qualcuno, ce ne scusiamo con i lettori e con gli autori. Per restare ai deportati sono intervistati Anna Cherchi, Natalia Tedeschi, Pio Bigo, Giorgio Ferrero, Marcello Martini, Albino Moret, Natalino Pia e Benito Puiatti, ma anche altri/e raccontano delle loro esperienze (Primarosa Pia) e dei loro incontri.
Seguono le presentazioni delle cerimonie ufficiali a Moncalieri, quelle dei giorni della memoria (Mariagiuseppina Pugliesi) e quella della intitolazione della sala dei cento a Primo Levi (Carlo Ossola e Alberto Cavaglion); per finire due appendici, a cura di Pier Luigi Cavanna, Marcella Pepe, Carla Piana, e tanti altri, sul prezioso archivio multimediale raccolto in dieci anni di progetti e iniziative.
Numerose le foto, belle e di sicuro valore iconografico.
(olga lucchi)