Otto lezioni sulla deportazione.
Dall’Italia ai Lager


a cura di Bruno Maida e Brunello Mantelli
Prefazione di Gianfranco Maris
Quaderni della Fondazione Memoria della Deportazione, n.1
Milano, 2007

In occasione del Giorno della Memoria 2008, la Fondazione Memoria della Deportazione pubblica un volume di “alta divulgazione”, diretto in particolare ai docenti e agli studenti.

Queste le  otto lezioni:

  • Claudio Natoli, L’occupazione nazi-fascista dell’Europa durante la seconda guerra mondiale e il “nuovo ordine europeo”;
  • Enzo Collotti, I campi di concentramento;
  • Brunello Mantelli, Il lavoro forzato nel sistema concentrazionario nazionalsocialista;
  • Liliana Picciotto, La deportazione degli ebrei e la Shoah;
  • Bruno Maida, La deportazione politica;Gabriele Hammermann, Puniti come “traditori” – Gli internati militari italiani in Germania dal 1943 al 1945;
  • Alberto Cavaglion, Una memorialistica mal nota;
  • Francesco Germinario, Negazionismo, rimozionismo, neonegazionismo.

    Pubblichiamo l’introduzione al volume scritta dai due curatori.

    Due fili tenaci legano le otto lezioni contenute in questo volume. Uno è visibile, ed è il tentativo di restituire l’articolazione e la complessità della deportazione politica e razziale dall’Italia verso il sistema concentrazionario nazista inserendola nel suo specifico contesto storico e fornendo definizioni, categorie interpretative, dimensioni quantitative del fenomeno, percorsi individuali e collettivi, riferimenti bibliografici. È una scelta tutt’altro che scontata, quando si pone mente che alla significatività e alla delicatezza del tema in oggetto – considerando gli abusi negazionisti ma anche la strumentalità politica che spesso accompagna le celebrazioni e gli anniversari, in un Paese come l’Italia dove l’uso pubblico della storia sembra quasi essersi sostituito alla ricerca storiografica – non corrisponde una analoga consapevolezza delle forme e delle ragioni attraverso le quali il sistema concentrazionario e i meccanismi deportativi si determinarono e si costruirono, dell’intreccio tra repressione, sterminio e sfruttamento, del significato stesso delle parole che vengono utilizzate e veicolate con pericolose semplificazioni (si pensi solo alla distinzione, scarsamente frequentata, tra Konzentrationslager e Vernichtungslager).
    L’altro filo è meno visibile ma non meno pregnante, ed è legato al concetto di alta divulgazione. Otto lezioni, appunto, e otto studiosi ai quali è stato chiesto di misurarsi con temi estremamente ampi, senza rinunciare alla complessità e alla concettualizzazione che a essa si lega, e pur tuttavia con l’orizzonte comune di parlare a un pubblico di non addetti ai lavori: una platea fatta di insegnanti e di giovani, curiosi e sufficientemente preparati per potersi confrontare con la contemporaneità e le sue domande, con un nodo del Novecento troppo spesso sciolto e delegato al Giorno della Memoria.
    Per consolidarsi come luogo della memoria, il 27 gennaio necessita di maggiori contenuti e proposte, in modo che la necessaria dimensione della celebrazione non esaurisca le potenzialità didattiche di quel momento, non si traduca in un escamotage per liquidare una parte del programma di storia o per rispondere a pressanti circolari ministeriali. Sappiamo bene che la scuola chiede strumenti per declinare negli specifici percorsi didattici gli stimoli e le proposte – che in modo sempre maggiore ma non sempre chiaro e coordinato – provengono dall’esterno, dalle istituzioni, dalle associazioni e da una società civile che, correttamente, individua il fenomeno della deportazione e dello sterminio come uno snodo essenziale nella formazione di un’idea consapevole e critica della cittadinanza. Queste lezioni intendono offrirsi, appunto, come uno strumento propedeutico e allo stesso tempo capace di stimolare approfondimenti fattuali e critici.

    Bruno Maida, Brunello Mantelli

    Torino, novembre 2007