Otto lezioni sulla deportazione.
Dall’Italia ai Lager
a cura di Bruno Maida e Brunello Mantelli
Prefazione di Gianfranco Maris
Quaderni della Fondazione Memoria della Deportazione, n.1
Milano, 2007
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In occasione del Giorno della Memoria 2008, la Fondazione Memoria della Deportazione pubblica un volume di “alta divulgazione”, diretto in particolare ai docenti e agli studenti.
Queste le otto lezioni:
Pubblichiamo l’introduzione al volume scritta dai due curatori.
Due fili tenaci legano le otto lezioni contenute in questo volume. Uno è visibile, ed è il tentativo di restituire l’articolazione e la complessità della deportazione politica e razziale dall’Italia verso il sistema concentrazionario nazista inserendola nel suo specifico contesto storico e fornendo definizioni, categorie interpretative, dimensioni quantitative del fenomeno, percorsi individuali e collettivi, riferimenti bibliografici. È una scelta tutt’altro che scontata, quando si pone mente che alla significatività e alla delicatezza del tema in oggetto – considerando gli abusi negazionisti ma anche la strumentalità politica che spesso accompagna le celebrazioni e gli anniversari, in un Paese come l’Italia dove l’uso pubblico della storia sembra quasi essersi sostituito alla ricerca storiografica – non corrisponde una analoga consapevolezza delle forme e delle ragioni attraverso le quali il sistema concentrazionario e i meccanismi deportativi si determinarono e si costruirono, dell’intreccio tra repressione, sterminio e sfruttamento, del significato stesso delle parole che vengono utilizzate e veicolate con pericolose semplificazioni (si pensi solo alla distinzione, scarsamente frequentata, tra Konzentrationslager e Vernichtungslager).
L’altro filo è meno visibile ma non meno pregnante, ed è legato al concetto di alta divulgazione. Otto lezioni, appunto, e otto studiosi ai quali è stato chiesto di misurarsi con temi estremamente ampi, senza rinunciare alla complessità e alla concettualizzazione che a essa si lega, e pur tuttavia con l’orizzonte comune di parlare a un pubblico di non addetti ai lavori: una platea fatta di insegnanti e di giovani, curiosi e sufficientemente preparati per potersi confrontare con la contemporaneità e le sue domande, con un nodo del Novecento troppo spesso sciolto e delegato al Giorno della Memoria.
Per consolidarsi come luogo della memoria, il 27 gennaio necessita di maggiori contenuti e proposte, in modo che la necessaria dimensione della celebrazione non esaurisca le potenzialità didattiche di quel momento, non si traduca in un escamotage per liquidare una parte del programma di storia o per rispondere a pressanti circolari ministeriali. Sappiamo bene che la scuola chiede strumenti per declinare negli specifici percorsi didattici gli stimoli e le proposte – che in modo sempre maggiore ma non sempre chiaro e coordinato – provengono dall’esterno, dalle istituzioni, dalle associazioni e da una società civile che, correttamente, individua il fenomeno della deportazione e dello sterminio come uno snodo essenziale nella formazione di un’idea consapevole e critica della cittadinanza. Queste lezioni intendono offrirsi, appunto, come uno strumento propedeutico e allo stesso tempo capace di stimolare approfondimenti fattuali e critici.
Bruno Maida, Brunello Mantelli
Torino, novembre 2007