Theo Richmond
KONIN. La città che vive altrove
Instar Libri, Torino, 1998. Pagg. CXIV + 734, ill.
Traduzione di Elena Loewenthal
Che dire? Un capolavoro. Richmond è figlio di un ebreo emigrato da Konin, cittadina polacca sede di una plurisecolare comunità ebraica. I genitori dell’autore si trasferirono in Inghilterra (il cognome del padre, prima della anglizzazione, era Ryczke) pochi anni prima del conflitto e scamparono così allo sterminio nazista e all’annientamento della comunità ebraica del loro paese. Dei circa 3.000 ebrei di Konin degli anni precedenti l’invasione tedesca, solo poche decine si sono salvati. E a Konin oggi non vive più alcun ebreo. Theo Richmond ha rintracciato uno a uno i superstiti dello sterminio, ricostruendo tassello dopo tassello la fotografia di una comunità operosa, colta un attimo prima dell’Apocalisse. Rivivono così i rabbini, i barbieri, i sarti, le ragazze, i bambini di Konin, con i loro giochi, i loro drammi, le loro speranze, le antiche abitudini, l’eterno confronto tra laici e ortodossi. Solo contro il tempo che tutto cancella, l’autore riesce nell’impresa “impossibile” di restituire un volto e un’anima a una comunità che Hitler ha cancellato, dipingendo un affresco monumentale e vivissimo. Grazie a questo libro che si legge come un romanzo, la comunità ebraica di Konin resterà per sempre viva. Un libro davvero preziosissimo e straordinario, che conferma che è ancora il tempo di scavare, di ricercare, di documentare, di testimoniare. Un impegno che attende le generazioni dei figli e dei nipoti, nel ricordo delle vittime di allora.
(dario venegoni)