Il 23 ottobre 1982 nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista a Migliarina (SP) alla presenza del Vescovo Siro Silvestri è inaugurato il dipinto in ricordo dei morti nei Campi di concentramento.
L’idea di un dipinto che commemorasse il grande tributo di sangue che gli abitanti di Migliarina hanno pagato durante il secondo conflitto mondiale nasce durante una visita fatta dal Vescovo con il parroco e fedeli al campo di Mauthausen.
Il pittore Renato Manfredi nel grande dittico rappresenta la flagellazione e la risurrezione di Gesù. Il Cristo è posto in un contesto storicamente vicino: fanno da sfondo alla flgellazione le torrette e il muro del lager di Mauthausen.
Il dipinto mette in evidenza il lato umano della sofferenza, ma ricorda che nell’esperienza cristiana la morte é l’anello di congiunzione con una nuova forma di vita, pertanto sotto questo aspetto acquista significato anche l’enorme sacrificio di migliaia di persone innocenti.
L’opera comprende due scene distinte.
Il quadro a sinistra è pervaso dalle tenebre, in sintonia con il supplizio della flagellazione del corpo straziato del Cristo. Vi compaiono simboli di sacrificio, come il pane spezzato e il sangue nel calice e il palo della flagellazione; il teschio rappresenta la morte ma il corvo qui è simbolo di purificazione.
Il nero dei flagellatori riconduce alla morte, il rosso del Cristo simboleggia la Sua passione, mentre il bianco del panno appeso al palo la purificazione. E’ una scena buia e di morte, ma nella grande desolazione si nota spuntare da dietro le colonne uno spiraglio di luce: una piccola figura bianca vicino al muro di cinta in una mano ha un bastone al quale si appoggia e nell’altra una lanterna.
Rappresenta un vecchio, quindi l’esperienza e la conoscenza sorretta dal lume della fede che illumina il cammino verso la fonte di luce.
Il quadro a destra presenta una scena luminosa, il sole squarcia le nuvole che si addensano nel quadro precedente e si identifica con la figura splendente del Cristo Risorto, vestito d’oro. Egli sembra scaturire dalle viscere della terra uscendo dal profondo buio del sepolcro. Sulla vaschetta della fontana da cui sgorga l’acqua della nuova vita, l’acqua purificatrice del Battesimo, è scolpita un’araba fenice, simbolo della risurrezione.
La pianta di vite con i frutti ricorda la parabola dei tralci del Vangelo di San Giovanni, mentre le guardie che dormono rammentano e ammoniscono sulla condizione umana di torpore ed inerzia.
Nel quadro di destra il muro di cinta del campo di concentramento si distrugge per lasciar spazio a erba e luce, dunque alla vita.
L’uovo dipinto nel pilastro in trompe – l’oeil, al centro di tutta la composizione, è simbolo di nascita, ovvero di rinascita.
Al di sopra si legge:
IN MEMORIA DEI CADUTI
DI MAUTHAUSEN
al di sotto:
ANCORA SEMPRE FORTI O NON INVANO MORTI AMMONITE CHE SULLE CENERI DELL’ODIO SPENTE BRILLA LA LIBERTA’ REGNA LA PACE SE LUNGO LA STRADA AI VIVI E’ COMPAGNO IL SIGNORE
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