“Verso il genocidio” di Christopher Browning

 

Per essere stato possibile, è stato possibile. Ma come o perché è potuto accadere che una delle nazioni più civili dell’Europa ha potuto sterminare un intero popolo o quasi? E come e perché è stato possibile progettare, organizzare fin nei minimi dettagli e perseguire la realizzazione di un progetto criminale di così vasta portata, dalla deportazione sistematica fuori dai territori del Reich alla, creazione dei ghetti, fino al genocidio di milioni di esseri umani? Per cercare di dare una risposta organica a questi quesiti Christopher R. Browning, nel volume “Verso il Genocidio” (pubblicato da Il Saggiatore), prende in esame tre momenti topici del comportamento nazista negli anni 1939 – 1942.
Dapprima l’evoluzione del pensiero nazista circa la “questione ebraica” e la sua soluzione. Le diverse opzioni: dall’espulsione forzata alla decimazione fino alla ghettizzazione e al piano Madagascar. Il secondo momento è quello della conferenza di Wansee, e delle sue conseguenze operative.
Su questo tema Browning si confronta con gli studi di Arno Mayer, di Hillgrüber e di Goldhagen, in merito particolarmente al dibattito tra “Intenzionalismo ” e ” il funzionalismo ” della politica nazista nei confronti degli ebrei. Ove gli storici intenzionalisti vedono uno stretto collega-
mento tra la conquista del Lebensraum ( spazio vitale ) e lo sterminio degli ebrei ( anche degli Slavi, allora), mentre i funzionalisti sostengono essere la Shoah conseguenza della mancata vittoria contro la Russia sovietica.
E quindi di fronte all’impossibilità di espellere gli ebrei nelle zone desertiche dell’Unione Sovietica.
Infine Browning esamina gli uomini e le strutture che si resero responsabili dello sterminio.
I burocrati, gli amministratori, gli esecutori materiali, come i componenti del 101 battaglione di polizia. A questo battaglione Browning aveva già dedicato il suo precedente volume “Uomini comuni” (Einaudi ).
Qui Browning dissente da Goldhagen: non si può attrinuire il genocidio ad una predisposizione del popolo tedesco a tanta violenza e disumanità, quasi fosse una eredità genetica. Al contrario è necessario approfondire le analisi su quelli che furono i perversi meccanismi di coinvolgimento, i legami di conformismo all’interno dei gruppi, l’incapacità di asserire una propria autonomia morale. In questa irreversibile spirale di abdicazione collettiva alle responsabilità individuali trovano spiegazione, per l’Autore, gli omicidi di massa e la Shoah.

Aldo Pavia