La commovente storia di Terenzio Baldovin, caduto a Obertraubling

Le domande della figlia: qualcuno ha conosciuto quel giovane cadorino nei campi dove fu deportato?
Il corpo è ora sepolto nel campo militare di Monaco

Egregio direttore
Leggo da alcuni anni il vostro giornale “Triangolo Rosso” e, con vivo interesse, ho potuto notare come nel n°1 febbraio 98, a pag 6, sono citati due volumi che desidererei avere e che non ho trovato nelle normali librerie. Essi sono: I deportati.italiani in campo di sterminio (V. Morelli); Compagni di viaggio (I. Tibaldi). Non so se esistono altri libri che riportano notizie sui canipi di Obertraubling (Flossenbürg), Dachau e Bolzano, la pregherei di darmene notizia e per ciò la ringrazio fin d’ora. A pag. 7 del giornale è inoltre riportato un articolo su Vittore Gorza “Tutti i dettagli di quel piano”. Anche mio padre, purtroppo è stato rinchiuso in quel blocco “E”. Può quindi immaginare quanto desidererei mettermi in comunicazione con il nipote di Vittore Gorza, signor Franco Ciusa, autore dell’articolo, per sentire se è in possesso di altre notizie riguardanti il blocco “E” di Bolzano.
Racconto quello che so della storia di mio padre nella speranza che se qualcuno lo ha conosciuto nel campo di Bolzano o negli altri ove egli è passato, si metta in contatto con me. Mio padre si chiamava Terenzio Baldovin ed era nato a Lozzo di Cadore il 3 aprile 26 ed era partigiano. Il 30 novembre, 1944 si presentò ai tedeschi poiché se non lo avesse fatto, essi avevano minacciato di bruciare il paese e internare tutti gli uomini che oramai avevano rastrellato e portato nella piazza di Lozzo. Assieme a un suo amico Vincenzo Calligaro, fu trasportato a Bolzano: lì a detta del Calligaro fu loro imposto di sputare sulla bandiera italiana ed il Calligaro lo fece ed ottenne la libertà mentre mio padre non se la sentì e fu quindi deportato prima a Dachau eppoi a Obertraubling (Flossenbürg).
Egli lasciò una findanzata di 17 anni, mia madre, che era incinta di due mesi e sperava, almeno all’inizio, di tornare e sposarla, ma così non fu e iniziò così il suo calvario e quello dei suoi cari. L’1 giugno 1945 nacqui io, già orfana.L’ ultimo bigliettino scritto da Bolzano porta la data del 9.1.45.
Nell’ultima lettera scritta alla sua mamma, allegata all’atto di riconoscimento della paternità mia, la pregava: “Non potendo far altro, almeno che sia dato il mio nome a chi non conoscerà suo padre”, questo fu l’ultimo suo scritto.
Dalla Corce Rossa Internazionale, dopo molti anni venni a conoscenza che i suoi resti furono riesumati dal campo di Obertraubling e sepolti nel Campo militare di Monaco, ove mi sono recata alcune volte. La prego, caro direttore, di pubblicare questo mio breve scritto, con la speranza che a qualcuno venga nella mente qualche ricordo del mio sfortunato e giovane papà, e me lo faccia conoscere in modo che io lo possa conservare gelosamente e tramandarlo ai miei figli.
La ringrazio infinatamente e saluto.
Lorenzina Baldovin

 
 
 
 
In queste pagine la riproduzione dei biglietti che Terenzio inviò alla famiglia dopo l’arresto, quasi avesse il presentimento che non sarebbe tornato. Nella foto qui a sinistra, la figlia di fronte a una immagine di deportati. L’uomo in prima fila potrebbe essere proprio Terenzio.