Lui: Aldo Guerra risiedeva a Sesto San Giovanni e lavorava all’Autobianchi di Milano. Fu arrestato davanti alla fabbrica FI marzo 44, mori a Gusen il 22 marzo 1945, matricola 61664.

Lei: Bruna o come si definiva con amore “La signora Guerra”, operaia della Breda, autrice di una memoria depositata all’Aned di Sesto San Giovanni intitolata “Venti giorni, una vita”. Bruna e Aldo infatti si sposarono venti giorni prima che Aldo fosse deportato.

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Arrestato al ritorno dal viaggio di nozze come organizzatore degli scioperi del marzo 1944, lui finì a Fossoli e quindi in Germania. 
Al rientro dal viaggio di nozze Aldo e Bruna trovano nella casella della posta una cartolina indirizzata a Bruna, che scrive nella sua memoria, “fu come un oscuro presagio di quanto sarebbe accaduto”. La giovane donna, che nella valigia tiene “uova fresche per preparare una ciambella da offrire agli amici e festeggiare” è stata chiamata per andare a lavorare in Germania come operaia specializzata. Aldo le propone subito di licenziarsi, ma la decisione viene rinviata all’indomani con il rientro in fabbrica e i chiarimenti. Altre donne sono state convocate, ma nessuno sa dare spiegazioni. La direzione raccomanda solo tranquillità e fa sapere che le “prescelte” saranno sottoposte a controllo sanitario.
In quei giorni si stavano preparando gli scioperi generali che paralizzarono le fabbriche del Nord e misero in ginocchio il fascismo. Proprio il giorno in cui Bruna e le altre donne avrebbero dovuto recarsi a Milano per la visita medica il lavoro si ferma in tutte le fabbriche di Sesto e in buona parte dell’Italia occupata dai tedeschi. Il camion carico di donne arriva al Palazzo di giustizia di Milano, luogo deputato per la visita medica, e lì sosta.
Arriva trafelato Aldo, impaziente di avere notizie della moglie, annunciando che anche da loro stavano scioperando. Bruna lo rassicura e lo prega di tornare a casa.
In seguito allo sciopero sembra infatti che la partenza per la Germania sia stata sospesa. Sbrigate le faccende al Palazzo di giustizia, Bruna torna a casa ma Aldo non è ancora rientrato.
Le ore passano inesorabili. “La minestra si raffredda sul tavolo, mia cognata ed io ci guardiamo sgomente, nessuna osa proferir parola” ricorda Bruna nella sua testimonianza.
L’indomani alla Bianchi le due donne ricevono la triste notizia: Aldo era salito un attimo in ufficio a prendere un documento ed era stato arrestato dalla Guardia nazionale repubblicana. Aldo era stato uno degli organizzatori degli scioperi e insieme ad altre centinaia di persone era stato gettato in carcere.
Da quel giorno per Bruna e sua cognata inizia un giro di ricerche affannose. Sesto, Monza, il comando della Muti, l’Hotel Regina di Milano, sede del comando tedesco. Lo trovano a San Vittore ma non lo possono vedere, forse l’indomani. Le speranze vengono smorzate ancora quando il giorno dopo viene comunicato che Aldo Guerra è partito per Fossoli.
Lo sconforto è grande:”Dov’è Fossoli” si chiedono sbalordite. Bruna non si rassegna e va a Fossoli. “Vorrei solo vederlo”, dice la signora Guerra alle SS all’ingresso del campo. L’uomo rimane impassibile. Ma l’interprete mosso a pietà, la fa passare in un corridoio che si apre sul campo. Lo vede, si vedono, un sorriso, un saluto in lontananza e poi via. “Forse potrete vederlo domani mattina”, dice l’interprete. L’attesa svanisce il giorno dopo davanti ai cancelli quando ribadiscono il no, non si può vedere. Le due donne tornano a casa.
Qualche notizia di Aldo arriva di suo pugno attraverso la posta e la premura di un amico che può entrare al campo e inviare alla moglie i messaggi. Il 22 marzo arriva una cartolina postale: “Cara moglie ti scrivo questo espresso perché oggi è arrivato l’ordine di partire dal campo di concentramento di qui… Non so se andremo in Germania o dove. Abbi così cari saluti e bacioni a te e a sorella Ada. Ciao Adi.” Nelle precedenti lettere Aldo aveva sempre raccomandato alle due donne di stare tranquille perché avevano già arrestato tante donne e non voleva che anche loro facessero quella fine.
Bruna e Ada partono alla volta di Bergamo. Lì i due sposi riescono a vedersi ogni giorno per cinque minuti di colloquio in un grande stanzone pieno di gente. Ma la sosta a Bergamo dura poco. Una mattina i prigionieri, incolonnati, vengono scortati fuori dal carcere.
Ecco come Bruna rievoca quest’ultimo, straziante incontro con il marito. “Mi avvicino con il cuore in gola e a un tratto vedo anche lui, là, a metà della colonna. Anche lui mi vede e mi sorride, mi fa un cenno con la mano.
Mi avvicino subito per parlare, ma un giovane milite delle SS, biondo e magro, mi respinge appoggiandomi addosso il suo fucile.
Tento di avvicinarmi dall’altra parte, ma anche là mi respingono. Allora mi pongo a lato della colonna e cammino con loro.” “Dove vi portano?”, chiedo sommessamente, “In Austria”, risponde qualcuno.
Arriviamo alla stazione: qui gli uomini vengono allineati a fianco di un treno merci e vengono fatti sostare a lungo.
C’è un gran silenzio. D’un tratto balzo in avanti verso di lui, voglio solo salutarlo, abbracciarlo un’ultima volta… E’ mio marito… da soli venti giorni… Mi respingono ancora e questa volta brutalmente. Lui allora scoppia a piangere e io non resisto più, piango a dirotto, tenendomi la testa fra le mani. Piangono anche altri. Poco dopo infatti tutti gli uomini vengono fatti salire sui carri-bestiame e le porte vengono chiuse, fragorosamente. Poi vengono sigillate, inchiodate dall’esterno con liste di legno. Come ricordo quei colpi di martello, li porto ancora tutti qui, dentro il mio cuore. Ancora una lunga sosta. Poi un lungo sibilo, disumano, lacerante. Mi è sembrato di morire. Invece, partito il treno, ho trovato la forza di tornare a casa”. Aldo scriverà,un biglietto da Tarvisio. “Cara moglie e sorella, nel momento di varcare il confine invio a tutte e due un caro saluto e mille baci. Il viaggio abbastanza umano. Bacioni Vostro Adi”.
Da quel momento, il nulla. Nessuna notizia, mai più. Aldo è morto a Gusen poche settimane prima della liberaizone . Bruna non si è mai ri sposata.
“Me l’hanno strappato di casa, hanno tentato di strapparlo dalla mia vita, non me lo hanno mai strappato dal cuore. Non ho avuto altro che lui e a questo amore sono rimasta fedele sempre”, scrive nella sua memoria. Il più grosso rimpianto di Bruna è quello di non aver avuto neppure il tempo di concepire un figlio. “Lo avrei cresciuto con cura, gli avrei parlato del padre morto, oscuro eroe tra tanti, per un ideale di libertà. Di lui nulla mi è rimasto, fuorché il ricordo. Egli vive sempre in me e continuerà a vivere finché avrò vita”.
Monica Credi

 

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Il suo affetto per la giovane moglie e per la famiglia in una serie di bigliettini inviati con ogni mezzo. L’ultimo dal Tarvisio, il 6 aprile del ’44.
Biglietto a due facciate senza data
… sentite care io vi dico tutto questo perché non vorrei pensare minimamente che Voi dovreste passare quello che ho sofferto io nello spirito cioè tutto ad un tratto trovarmi solo lontano da Voi senza sapere più niente in galera come un grande farabutto con la fame e le minaccie e poi in campo di concentramento dove non si poteva sapere mai niente perché non si poteva parlare con le persone di fuori se non di sfroso e poi privo di tutto e infine deportato di quà e là inquadrato sotto il tiro delle mitraglie come se si fosse dei grandi delinquenti ora però quando sarò al lavoro ci hanno promesso la libertà cominciando dalla frontiera io spero che questo sarà vero perché quì ove sono ora o migliorato di molto da dove si era prima.
Così cara Ada e cara Bruna io ho paura che se non mi ascolterete farete anche voi la fine mia e di tutte quelle donne che sono qui nella caserma affianco che vengono tutte da San Vittore e sono state fermate per strada e sono più di 1000 anzi per essere preciso sono 1364. Vi raccomando state attente. Per ora mille e mille baci e carissimi saluti il Vostro Ad   
Cartolina postale con timbro 15.3.44 in cui scrive a Garini Rodolfo, di Carpi.
Caro Rodolfo
Ti ringrazio di tutto cuore per la premura avuta per me. Ho incontrato il tuo collega e le ho dato un biglietto per mia moglie e mia sorella da consegnarti a te che farai il favore di spedire. Ma avendo avuto pochissimo tempo per parlare ti prego di inviarlo una séconda volta e farmi sapere il suo nome perché ho bisogno di darti dei soldi da mandare a casa e ha te. Così tu mi farai il favore di mandarmi del pane della polenta un po’ di sapone del filo da cucire e dei aghi uno straccio di asciugatoio una matita delle lame da barba e del lucido per le scarpe attendo fiducioso con vivi ringraziamenti ti saluto caramente

Questo signore conosceva un’altra persona alla quale Aldo consegnava messaggi per i propri familiari e che poi Rodolfo spediva. Evidentemente questo amico di Rodolfo che abitava in Via Carducci 61 a Carpi, aveva la possibilità di entrare nel campo.
   

 

Molti deportati di Fossoli usavano questo sistema per comunicare con i propri cari non solo attraverso lettere o biglietti, ma anche ricevendo piccoli pacchi di vestiario o mangiare. Naturalmente tutto di nascosto. Per la verità a Fossoli si poteva scrivere due volte al mese e si poteva ricevere posta. Solo che questa veniva passata alla censura.

 

 

 

 
 

Cartolina postale del.22.3.44 (con timbro 25.3.44) in cui Aldo dà come destinatario l’indirizzo di Garini Rodolfo. Aldo Guerra è partito da Fossoli il 5.4.44.
Cara moglie ti scrivo questo espresso perché oggi è arrivato l’ordine di partire dal campo di concentramento di qui e non sò dire dove ci mandino ad ogni modo appena posso ti faccio sapere qualche cosa. Non sò se andremo in Germania o dove. Abbi così cari saluti e bacioni a te e a sorella Ada Ciao Adi Vi raccomando di volervi sempre bene mille baci Adi. Guerra Aldo Viale Carducci 61 Carpi
   
Lettera di quattro facciate scritte a penna, dal campo di concentramento di Fossoli, vicino a Carpi in provincia di Modena. La data non appare ma è presumibile, visto il testo, che è stata scritta verso fine marzo 44.
Carissimi genitori
Sarebbe stato meglio che io non vi abbia mai scritto questa lettera ma il destino è oramai segnato e quindi sentirei un rimorso non mettendovi al corrente di quello che mi è accaduto, speriamo che Voi sarete forti e uguale di me e della mia cara Bruna accettiate con rassegnazione questa nostra sventura.
E ecco vi debbo dire che dal 4 marzo io mi trovo in campo di concentramento il motivo non lo sò nemmeno io mi hanno fermato per la strada e quantunque i miei documenti fossero in regola mi mandarono qui dove trovai molta altra gente nelle mie condizioni e ora siamo in attesa di essere mandati a lavorare in Germania.
Così cari genitori ho lasciato per forza Bruna e Ada sole e dopo tanti giorni ho potuto farci sapere dove mi trovo e esse allora hanno fatto di tutto per venire da me finalmente ho potuto parlarle e dirle che cercano di venire al più presto a casa da voi a Badia tutte e due prima che anche a loro gli succeda quello che è capitato a me.
Tanto più che qui vi sono anche circa 200 donne che hanno preso in strada e insomma hanno fatto la mia fine. Io dalla Germania spero che potrò inviarvi dei soldi per il loro mantenimento così non vi saranno di
   troppo peso spero anche a Voi.
Insomma cari io non so più che santi chiamare mi succedono sempre una più grossa dell’altra prima cioè una volta Bruna si ammala dopo i bombardamenti e adesso appena sposati e che credevamo di essere felici il destino vuole che mi portino via lontano insomma cari mi sento proprio sfortunato in tutti i sensi. lo spero che Voi non avrete nulla al contrario se ho detto a Bruna e Ada di venire da voi sapete è per essere anche più tranquillo io lontano sapendo che esse non sono sole in una città come Milano ma bensì con voi che potete consigliarle e insegnarci sempre la buona strada per i soldi state tranquilli che cercherò di mandarne più che posso da dove mi mandano.
lo con questo scritto vi ho recato del dolore spece alla cara mamma ma credete non potevo allontanarmi senza dirvi nulla e senza mettere al sicuro quelle due ragazze che per mè sono tutta la mia vita e che per loro ho fatto tanti sacrifici, così cari genitori io non penso nemmeno lontanamente che Voi non mi farete questo favore di ospitarle anche perché ho avuto molte prove della vostra bontà, ma con ciò non crediate che io voglia approfittarne di essa no è solo per salvare quelle due care ragazze che non hanno nessuna colpa solo di essere nate sotto una cattiva stella. lo qui termino e spero che la mia cara Bruna vi scriva e vi dica anche lei di quello che è successo e che presto venga con voi. Per ora scusatemi tanto e caramente vi saluto e bacio Vostro Adi
Mille cari baci a Ivana e a mamma e speriamo che un giorno possa tornare se salverò la pelle (Addio a tutti e molti baci)
Biglietto a due facciate del 5.4.44
Cara moglie e sorella Ada io mi trovo vicino a Verona e Vi mando questi saluti. Noi siamo destinati in Austria o a Links o intorni fino ad oggi il viaggio e abbastanza umano. Se posso prima di arrivare al confine Vi scriverò ancora siate forte tutte e due ora il tedesco di scorta mi comunica che andiamo a Matause io mi sono rassegnato e spero in bene. Per ora mille e mille bacioni a tutte e due voletevi bene. Il Vostro Adi ciao   
Cartolina postale indirizzata alla moglie Bruna scritta il 5.4.44, alla fine della giornata, nella zona di Verona
Carissima moglie e sorella Ada
prima che giunga notte Vi scrivo questo mio saluto, io mi trovo sulla strada per andare in Austria guardate voi il timbro postale perché io di preciso non sò dove mi trovo ma credo attorno a Verona Se posso prima di varcare il confie vi scriverò ora mille baci tutte e due Vostro Adi   

Biglietto da Udine 6.4.44
Cara moglie e sorella prima di entrare in Austria Vi invio mille e mille baccioni il viaggio fino qui abbastanza bene senza nessun alarmi speriamo che tutto continui così. Di nuovo mille baci a tutte e due Adi   
Biglietto da Tarvisio 6.4.44
L’ultimo, commuovente biglietto inviato fortunosamente da Aldo Guerra alla giovane moglie e alla sorella Ada, in una sosta del treno al Tarvisio, il 6 aprile ’44. Chiuso da due giorni nel carro bestiame, si preoccupa di rassicurare le persone più care: “Nel momento di varcare il confine invio a tutte e due un caro saluto e mille baci. Il viaggio abbastanza umano. Bacioni, vostro Adi “.
Il biglietto rimarrà l’ultima testimonianza della vita di Aldo Guerra, annientato a Gusen poche settimane prima della liberazione. A un compagno di deportazione disse, ormai allo stremo: Tra poco arriverà la liberazione, ma io non ci sarò. Dite a mia moglie che le ho sempre voluto bene”.

Cara moglie e sorella nel momento di varcare il confino invio a tutte e due un caro saluto e mille baci. Il viaggio abbastanza umano Baccioni Vostro Adi
   

 

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All’Aned di Sesto sono state depositate da Bruna anche le lettere che Aldo era riuscito ad inviarle prima di arrivare a Mauthausen passando per il campo di Fossoli. Aldo arrivò al tristemente noto Lager austriaco il 4 aprile 1944 via Bergamo-Brescia-Verona e Tarvisio.