L’intervento di Irma Trhsakaalla manifestazione internazionale di Ravensbrück

Il messaggio di Irma Trhsak, ex deportata a Ravensbrück, alla manifestazione internazionale del 29 giugno scorso per l’inaugurazione della lapide con i nomi delle italiane deportate in quel Lager.

Egregio Presidente, rappresentanti di Governo, care amiche e a tutti voi:
io sono una deportata di Ravensbrück, per tre anni sono stata rinchiusa in questo campo, qui io ho perso la mia gioventù.
Le compagne italiane mi hanno chiesto di parlare in questa occasione durante l’inaugurazione della loro cellula nel vecchio bunker che oggi è Museo internazionale.
E io lo faccio volentieri. In questo periodo, dove gruppi di estrema destra, xenofobi e antisemiti sminuiscono i tragici eventi della storia, i comitati internazionali dei campi, le organizzazioni della Resistenza hanno un dovere da compiere.
Gli attacchi del revisionismo e la negazione dei crimini nazisti esigono una decisa reazione da parte di tutti i compagni della Resistenza. E le compagne italiane fanno il loro dovere sistemando la lapide con i nomi delle italiane qui deportate e qui morte.
È impossibile con le parole esprimere la sofferenza delle vittime che la dittatura nazionalsocialista ha causato. La terra di questo enorme spazio è impregnata di sangue e di lacrime di tante donne innocenti.
Le donne italiane hanno sofferto come noi tutte la fame, il freddo, il lavoro da schiave, l’umiliazione e ogni genere di tortura.
Inoltre le nostre sorelle italiane che non comprendevano il tedesco, ebbero una vita ancora più dura. La memoria di queste donne e di questi bambini diventati vittime della macchina mortale nazista merita un perenne ricordo.
E quando i giovani italiani del mondo intero verranno a visitare il Memorial di Ravensbrück, in questa cella, essi impareranno che molte donne italiane hanno sacrificato qui il loro bene supremo, hanno donato la loro vita per degli ideali, i più alti dell’umanità: gli ideali della fedeltà e della fraternità, impegnati nella lotta per liberare la loro patria dalla barbaria nazifascista e dalla guerra.

Irma Trhsak
ex deportata
di Ravensbrück

(Ci scusiamo se per un disguido questo testo è “saltato” nel resoconto che abbiamo pubblicato nello scorso numero del nostro giornale).
 

 
 
Un giardino intitolato a Primo Levi
Presente il figlio dello scrittore, è stato inaugurato il 9 novembre scorso a Orbassano (Torino) il giardino “Primo Levi” (situato tra le vie De Gasperi e Dante Di Nanni). La manifestazione ha chiuso un ciclo di iniziative organizzate dal Comune, dalla Biblioteca e dall’Aned dal titolo “Primo Levi, la civiltà della memoria”. Il 18 ottobre il gruppo teatro “Società popolare di mutuo soccorso” di Orbassano ha messo in scena La vita offesa, riduzione teatrale dell’omonima ricerca di Anna Bravo e Daniele Jalla; dal 16 al 24 ottobre è stato proiettato il film di Francesco Rosi La tregua.
Il 22 ottobre si è svolto un convegno sull’opera del nostro compagno scomparso 10 anni fa, con la partecipazione di testimoni, ricercatori, storici.
Il 6 novembre, infine, i ragazzi dell’istituto “Sraffa” hanno messo in scena con la regia di Marco Peirolo la versione tedesca de La vita offesa, già presentata con successo in Germania la scorsa primavera.
 

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Errata corrige

Nello scorso numero del giornale abbiamo dato notizia del lusinghiero successo ottenuto in Germania dai ragazzi dell’ITC “Sraffa” con la recita della Vita offesa nella traduzione in tedesco. Per un involontario errore abbiamo scritto che l’Istituto è di Avigliana, mentre ­ come si evince con chiarezza dal testo ­ lo “Sraffa” è di Orbassano. Ce ne scusiamo coi ragazzi e gli insegnanti dell’ITC.