Sabato 26 ottobre nel cimitero monumentale di Trespiano (Firenze), alla presenza dell’assessore alla Pubblica istruzione della Provincia Piero Certosi, del preside prof. Sandro Galleri, di rappresentanti dei Comuni di Firenze e di Sesto Fiorentino, è stata inaugurata la stele commemorativa realizzata in materiale ceramico da allievi e docenti dell’Istituto d’Arte di Sesto fiorentino per l’Associazione Nazionale Ex Deportati Politici, dedicata “A tutti coloro che soffrirono e caddero nei campi di sterminio nazisti “. Nella stele è inserita una pietra del campo di Mauthausen.
Hanno collaborato alla ideazione e alla realizzazione della stele, i docenti: Marino Baitello, Roberto Ceccherini, Paolo Collini, Paolo Conti, Luigi Davitti, Elio Olmi, Elena Zazzeri; gli allievi: Valentina Burgassi, Sandra Cioni, Franco La Porta, Scilla Mazzuoli, Elettra Parrini, Valentina Pecchioli, Sara Perusin, Alessandra Pompei.
Parla una studentessa dell’Istituto d’arte
Un viaggio che vale più di cento libri
Quando ero in viaggio, ho ripensato ai corsi di storia che avevo frequentato ed ai libri letti sull’argomento, in particolare a quello di Primo Levi “Se questo è un uomo”.
Durante il viaggio ero tranquilla, calma, forse perché la mia mente era occupata a guardare Ie bellezze di quei paesaggi stranieri; mi sentivo pronta psicologicamente a vedere qualsiasi cosa.
Arrivata al campo di concentramento di Dachau, mi sono trovata avvolta da un’atmosfera triste che si rispecchiava nei volti degli ex deportati che ci raccontavano le loro storie, accadute proprio lì dove stavo camminando; allora m sono accorta che forse i libri di storia non erano stati in grado di trasmettermi tutto l’orrore di quei luoghi terribili, dove esseri umani come noi hanno subito esperimenti al di sopra di qualsiasi immaginazione, sono stati umiliati, picchiati e ingannati fino alla morte, ignari di quello che accadeva loro intorno e disposti per la sopravvivenza a vendere persino la loro dignità.
Ho visitato gli altri campi, fra cui le cave di Ebensee, dove alcune famiglie hanno costruito le loro ville sopra fosse comuni ingombre di migliaia di corpi accatastati come pezzi di legno, e lo hanno fatto senza nessun ritegno, nessuna considerazione per quei cadaveri sotto i loro piedi.
Infine abbiamo visitato il castello di Hartheim, Gusen e Mauthausen, dove milioni di persone sono morte ingiustamente solo perché erano di religione diversa o avevano idee politiche differenti, o addirittura perché non corrispondevano alle caratteristiche somatiche della “razza ariana “.
Quando sono uscita da questi luoghi, mi sembrava di aver vissuto insieme ai deportati quei momenti terribili, quelle sofferenze. Piangevo, ero arrabbiata ed ho ancora dentro di me quella rabbia che mi ha fatto però capire tante cose.
All’inizio mi sbagliavo ad intraprendere con troppo ottimismo questo viaggio, che tutti dovrebbero affrontare per capire, ma soprattutto per non dimenticare mai!!
Scilla Mazzuoti 4ªB
La testimonianza di una professoressa
Una significativa esperienza didattica e umana
Angiolino Terinazzi mi accennò lo scorso anno ad un progetto della sezione Aned di Firenze per la realizzazione di un lavoro da collocare nel cimitero di Trespiano, per commemorare tutti coloro che furono perseguitati, deportati ed internati nei Lager nazisti: i molti che non superarono gli stenti, le sofferenze, le torture, e i pochi che tornarono. Alcuni fra questi, superando il peso oppressivo dei ricordi, hanno scelto di dedicare la loro vita a rendere testimonianza di quei tragici eventi, che seppure lontani nel tempo non devono essere dimenticati o archiviati fra i pericoli che l’umanità ha ormai scongiurato. Come purtroppo dimostra anche la storia più recente, ancora lungo e difficile il percorso perché si affermino in ogni paese gli ideali di pace, di eguaglianza e di tolleranza. Spetta a tutti noi impegnarci affinché, in nome di questi ideali, il ricordo di queste persecuzioni diventi patrimonio comune.
Nella nostra scuola, docenti ed allievi hanno lavorato insieme per dare forma con la terra e con ilf uoco al pensierof orte che gli amici dell’Aned avevano tante volte evocato parlando nelle assemblee e nei viaggi studio. Non è qui il caso di soffermarsi sulle difflcoltà di percorso o a descrivere gli aspetti tecnici dell’operazione. Definita la struttura modulare e individuati alcuni motivi ispiratori, dal mese di marzo ad oggi si sono succedute le varie fasi realizzative che hanno concretizzato queste idee. Al centro, ben visibile e sempre illuminato, il frammento di pietra di Mauthausen, come simbolo dei luoghi e memoria di tanti orrori. Gli elementi figurativi e il motivo ricorrente della stoffa a righe, macerata, macchiata e consunta come la immaginavamo sulla pelle dei deportati, legata ad un altro segno di sofferenza, l’ossessiva presenza del filo spinato, inciso sulla creta come impresso nella loro carne. Infine il triangolo rosso con le lettere IT che i deportati politici italiani avevano cucito sull’abito.
Adesso che il lavoro è concluso e abbiamo tenuto fede all’impegno preso, vogliamo ringraziare sinceramente gli amici dell’Aned, “committenti” di una esperienza didattica e umana particolarmente significativa, e tutti coloro che, in qualunque modo, sono intervenuti per facilitarne la realizzazione.
Elena Zazzeri
Un’allieva che ha partecipato al progetto
Così ricordiamo Alberto Ducci
Mi chiamo Alessandra e sono un’allieva dell’Istituto d’arte che ha partecipato alla realizzazione di questo lavoro. Le poche nozioni scolastiche ricevute mi avevano dato un’idea generica dell’ultima guerra, di tanti orrori che coinvolsero anche le popolazioni civili e delle persecuzioni che colpirono coloro che venivano indicati come nemici dei regimi nazifascisti. Attraverso la testimonianza diretta dei sopravvissuti ai campi di sterminio, portata nella scuola da quelli che orinai consideriamo nostri amici e il pellegrinaggio a cui ho partecipato nei campi di sterminio mi sono formata un’idea più viva, dolorosa e precisa di queste vicende, arricchendo la mia visione del mondo di molti elementi importanti. Da questo la mia partecipazione convinta all’iniziativa della stele insieme ai compagni e ai docenti della scuola. Adesso che vediamo il frutto delle nostre fatiche e del nostro impegno, inserito in questo luogo di ricordi e di memorie, siamo soddisfatti dei risultati: sia per quanto riguarda l’efficacia dell’intervento, che per aver mantenuto la promessa di contribuire a dare unfuturo alla memoria. Vorrei, in questa occasione, rivolgere un affettuoso ricordo all’ex deportato Mauthausen 57101, Alberto Ducci che ci ha recentemente lasciati e alla cui memoria questo lavoro può essere idealmente dedicato.
Alessandra Pompei