La memoria dei crimini nazisii conosce tempi strani. In questo numero di “Triangolo rosso” diamo conto soltanto di una piccola parte dell’immensa produzione memorialistica e storiografica sui Lager e sulla deportazione concentratasi nell’ultimo anno e ancora negli ultimi mesi. Buon segno, si direbbe: mille mille voci concorrono a tener viva la memoria, a impedire l’oblio, a scongiurare il rischio sempre presente dell’omologazione tra vittime e carnefici.
Poi però siamo investiti ogni giorno da notizie di segno opposto, che ci dicono come la società contemporanea, pronta a triturare senza ritegno i suoi miti, abbia perso il senso delle proporzioni e del rispetto, anche davanti alle milioni di vittime dello sterminio nazista.
L’ultimo segnale ci arriva da Auschwitz, dove un gruppo di investitori ha pensato bene di aprire, con l’avallo delle autorità locali, un bel supermercato proprio davanti al Lager, a meno di 100 metri dall’ingresso del museo. Il disegno, trasparente nella sua semplicità, è del resto proprio quello di sfruttare commercialmente le decine di migliaia di persone che ogni anno arrivano lì in visita a quanto rimane del Lager, luogo sacro tra i più sacri che l’umanità possa concepire.
Investite dalla protesta internazionale le massime autorità dello stato polacco, a cominciare dal presidente Aleksander Kwasniewski, hanno severamente bollato l’iniziativa commerciale, ottenendo almeno per il momento la sospensione dei lavori (che erano già stati avviati) e il rinvio dell’esame dell’intero progetto.
Noi naturalmente salutiamo il ravvedimento polacco con soddisfazione, anche se occorre essere consapevoli che un rinvio non è ancora un abbandono definitivo. Ma la vicenda di Auschwitz richiama anche a una riflessione, ci pare, noi stessi e quanti avevano il dovere e la responsabilità di tutelare, nel nostro paese, le vestigia del campi dai quali passarono tante migliaia di vittime del fascismo e del nazismo.
Non era forse doveroso salvaguardare la memoria del campo di Bolzano (nelle cui immediate vicinanze sorge, guarda caso, proprio un bel supermercato)? E che dire dell’abbandono di Fossoli? Le manifestazioni per il cinquantenario della liberazione, viste in retrospettiva, ci parlano forse più ancora dei meritori e pregevoli passi compiuti in questi anni, del lungo cammino che ancora abbiamo da compiere.
Questo giornale, numero dopo numero, così come ha sempre fatto in passato, cercherà di dare conto degli uni e dell’altro. Senza facili entusiasmi, ma anche senza lasciarsi vincere dallo scoramento.