Il messaggio di Maris 

Si tratta di incontri di altissimo valore etico e di profondo significato politico, massime alla vigilia di un processo che riproporrà all’opinione pubblica non solo il tema dell’imprescrittibilità dei crimini nazisti, dei crimini di guerra, dei crimini contro l’umanità, del genocidio, ma anche tutta la problematica – ricorrente e strumentale – sull’obbedienza agli ordini come valore assoluto, sulla qualificazione dei fatti d’armi della Resistenza, sulla legittimità dell’istituto internazionale della rappresaglia e sui suoi contenuti e su quello che non è stato fatto per impedire il massacro.
La speculazione politica su tutto ciò si è già avviata e si è facili profeti se si prevede che in prosieguo si scatenerà.
Non saranno solo i rigurgiti apertamente fascisti, posti in essere ad orrenda difesa di assassini già condannati dalla storia senza appello, ad offendere la nostra identità nazionale; ad essi si aggiungeranno tutte le più basse speculazioni politiche che il livello dei tempi sicuramente non ci risparmieranno.
E’proprio per questo che l’incontro della deportazione con ifamiliari delle vittime in patria del nazismo acquista, oggi, rilievo etico e politico particolarmente pregnante.
Il messaggio della deportazione negli incontri di Roma è proprio questo: “Nelle carceri in patria o trascinati lontano nei campi di sterminio, gli italiani hanno conosciuto solo la vendetta e la criminalità naziste”.
“Contro tale criminalità gli italiani avevano il diritto ed il dovere di combattere. Se non lo avessero fatto con tutte le loro forze non sarebbero oggi degni di appartenere al consorzio dei paesi democratici”.
“La criminalità dei nazisti non può essere da nessuno – che sia persona di giustizia e d’onore – né giustificata né spiegata”.
(Ai familiari delle vittime delle Ardeatine l’abbraccio fraterno di chi ha visto morire migliaia di compagni in campi di morte e di lavoro inenarrabili; l’abbraccio fraterno di chi non li dimentica e sente profondo il dovere dell’impegno perché ciò che di così orrendo è stato non possa mai più essere.
Affettuosamente Gianfranco Maris