In ricordo di Lidia 
Alle tue parole mi aggrappai come un naufrago
Tra le cose più care che conservo c’è un cartoncino grigio sul quale, a matita, sono disegnati due monti e, ai loro piedi, una casetta. Poche parole: Ravensbrück 1945 – Buona Pasqua, ma che sia l’ultima passata in “Lager ” – Lidia.
E’ un ricordo che mi ha sempre accompagnato perché segna un momento importante nella mia vita. Era una Pasqua grigia, triste, piena di incognite; la fabbrica stava per essere smantellata e non sapevamo quale sarebbe stata la nostra sorte. Il mio fisico stava cedendo, temevo di non farcela più mi sentivo sommergere dalla tristezza e poi… questo augurio di buona Pasqua che Lidia mi diede con un sorriso poco prima dell’appello mattutino. Sembra strano ma quelle parole mi spinsero a pensare al “mio “futuro, capii che dovevo agire a quell’abulia che mi aveva preso, capii ciò che Lidia voleva dirmi: “reagisci”! E compresi che anch’io, come Iei, avrei dovuto stare vicina a chi, come me, stava cedendo. Sentii in quelle parole un incoraggiamento, un affettuoso sollecito a resistere, a pensare al futuro. Si, quelle parole in quel momento ebbero per me un significato così grande di umanità, di generosità, di solidarietà che ad esse tiaggrappai come un naufrago che cerca disperatamente una spinta verso la vita.
Questo cartoncino è ancora con me, miracolosamente salvato dalle infinite perquisizioni subite e con me ha percorso mille strade del mio ritorno a casa e del mio ritorno alla vita.
In questo piccolo pezzo di carta io ritrovo Lidia, la donna che non ha mai dimenticato il tempo trascorso nel Lager e che per anni, malgrado la salute precaria, si è battuta con tutte le sue forze affinché le donne di Ravensbrück non fossero dimenticate. Ci ha spinto con fermezza a raccontare di noi e, intuendo la nostra difficoltà e la nostra reticenza, non ha esitato a spronare la nostra volontà recalcitrante alla “memoria “. Sempre l’abbiamo avuta al nostro fianco nelle nostre giornate del “ricordo”; è sempre stata presente, con la si testimonianza nelle scuole piemontesi e dovunque venisse, chiamata, è sempre stata accanto ai giovani nelle visite ai campi.
E stata rappresentante italiana nell’Amical di Ravensbrück. L’ultima sua fatica fu il Convegno della deportazione femminile, fortemente da lei voluto e seguito con grande sacrifici. Oltre che ex deportata Lidia è stata una donna che, nell’ambito della sua comunità e della sua regione si è battuta per la sua “gente “, sempre con lo stesso spirito combattivo che non poteva avere confini: ecco perché a noi donne di Ravensbrück, piace ricordarla così, piena di vita e di entusiasmo, di forza e di abnegazione.
Grazie, Lidia, nel tuo ricordo cercheremo, anche se non ne saremo del tutto capaci, di seguire il tuo esempio e di portare avanti ciò che tu hai fatto affinché Ravensbrück non si dimenticato.

Bianca Paganini