“Sotto il cielo di Ebensee”, Mario Carrassi 

Mario Carrassi, professore universitario, ordinario di Meccanica Statistica all’università di Genova, ha fatto appena in tempo a vedere questo suo libro di ricordi iniziare il suo viaggio nelle librerie prima di essere sorpreso a tradimento dal malore che doveva essergli fatale. A Genova una vera e propria folla aveva partecipato alla presentazione ufficiale del suo diario, svolta da Alessandro Natta. Carrassi, un po’imbarazzato ma senza dubbio lusingato, si era prestato con pazienza alle interviste televisive e alle dediche di rito sulla prima pagina del suo libro per amici e conoscenti.
Si capiva che non si trovava a suo agio in quel ruolo da “prima donna”. Eppure era raggiante, perché era fortemente convinto che il dovere dei testimoni è quello di raccontare, per combattere la disinformazione, le mistificazioni, la propaganda reazionaria.
E lui aveva raccontato. Con pena, con fatica, ma anche con tanta efficacia. Le prime pagine del suo libro, dedicate alla descrizione dei giorni della liberazione del campo di Ebensee, sono di una efficacia rara. Ridotto allo stremo, attendeva sul pagliericcio l’arrivo dei Iiberatori; Stringeva i denti, voleva resistere: non poteva morire proprio adesso. Ma quelli dovevano fare in fretta: “Oggi, non domani. Domani sarebbe troppo tardi”, scrive ricordando il suo pensiero fisso di quei giorni.
E quando gli alleati arrivarono, non c’era neppure la forza di festeggiare: bisognava economizzare le energie per raggiungere la zona della distribuzione della minestra, bisognava nutrirsi, riposare, resistere…
Tratteggiata con linguaggio essenziale la vicenda di Mario Carrassi è davvero una storia di Resistenza, con la maiuscola. Vivere per tornare, per raccontare, per affermare una vittoria su chi ti voleva annientare, per dare un ultimo contributo alla sconfitta dell’ideologia di morte dei nazismo.
La vita di Carrassi fu così. Partigiano, catturato, portato in Germania, fuggì e ritornò sulle montagne di Genova a riprendere il proprio posto tra i partigiani, fino al nuovo arresto, gli interrogatori, la deportazione a Mauthausen e Ebensee. Un’epopea narrata con il linguaggio semplice di chi giudica di non aver fatto nulla di speciale.
Nelle pagine anche un ritratto del famoso generale Della Rovere, disegnato con tinte assai diverse da quelle del celebre film agiografico.