Corrado Carli – Trieste 

In questi ultimi tempi, nonostante le celebrazioni del cinquantenario della liberazione dei Lager e della fine della seconda guerra mondiale, stiamo assistendo in Germania alla caduta d’interesse per tutto ciò che a quella guerra ed alla storia tedesca era legato, e precisamente ai Lager.
Raccontiamo alcuni episodi avvenuti in questi ultimi tempi in Lager lontani dal nostro paese, dove però i nostri compagni sono caduti a centinaia. L’S III (Ohrdruf) un Lager maledetto, un Aussenlager di Buchenwald, dal quale, dei molti italiani inviativi, pochissimi sono usciti vivi. I morti venivano trasportati nei crematori delle città vicine, ma poiché quei crematori non riuscivano a smaltire l’alto numero delle salme che venivano loro inviate, si provvide a bruciarli a cielo aperto. Sino alla riunificazione tedesca, ad Espenfeld vi era uno spazio-edificio a ricordo di quello che era avvenuto. Con la fine della DDR, questo piccolo museo è stato sostituito da una lapide.
Un altro caso è quello che riguarda il Lager Dora. A Nordhausen, la città nella cui prossimità sorgeva questo Lager, si fa di tutto per conservarne la memoria. Autorità comunali, regionali, i membri dei Gedenkstaette, cittadini di varia estrazione s’impegnano per tramandare il ricordo di quel terribile Lager dove – tra gli altri – più di un migliaio di italiani hanno lasciato la vita. L’anno scorgo l’ente preposto dal governo federale alle privatizzazioni ed allo smantellamento dei residuati economici della RepubblicaDemocratica Tedesca, zitto zitto, ha venduto le colline dentro le quali erano state scavate le gallerie di Dora, dove venivano costruite e montate le V- 1 e le V-2, ad una società mineraria che utilizzerà il materiale di quelle colline per produrre cemento od altro. Nessuno ha saputo dirci se nel contratto vi era una clausola che salvasse le gallerie. Il terzo caso che sottopongo alla vostra attenzione è quello delle gallerie di Langenstein: non sono grandi come quelle di Dora, ma sono sempre 17.000 metri lineari di tunnel con oltre 60.000 metri quadrati di superficie, con raccordi, binario e scalo ferroviario all’interno, che lo stesso ente ha venduto ad una società privata (di consulenza) la quale non ha ancora dichiarato a quale fine intende utilizzare quelle gallerie.
I deportati di quel Lager si sono riuniti, hanno visitato forse per l’ultima volta le gallerie, luoghi delle loro pene, dei loro dolori e dei loro ricordi ed hanno chiesto ed ottenuto un incontro col “Ministerpraesident” della Sassonia, Hoeppner, al quale il compagno Berti ha ricordato in un energico discorso che l’intero sistema delle gallerie è una parte di loro stessi che deve rimanere aperto al pubblico, che esso rappresenta anche una parte della storia tedesca di questo secolo e che la regione deve adoperarsi affinché il desiderio dai deportati dei 17 paesi che hanno partecipato alla costruzione di quelle gallerie, ed il rispetto verso i 7.500 morti sui 10.000 deportati inviati a Langenstein – Zwieberge, venga esaudito.
Berti ha consegnato quindi al Dr. Hoeppner un ordine del giorno, firmato da tutti i deportati presenti, dai familiari dei compagni caduti e dai collaboratori del museo, con il quale si richiede l’intervento della regione affinché una piccola parte di quel sistema di gallerie, evidenziata in una piantina allegata alla risoluzione presentata, venga destinata a scopi museali. Il Dr. Hoeppner, di fronte a questa presa di posizione energica e risoluta degli ex deportati, ha promesso il suo interessamento presso l’acquirente delle gallerie affinché la richiesta possa essere soddisfatta.
Rimane però aperto un problema: non si sa cosa l’acquirente intenda fare dentro quelle gallerie il cui costo di gestione si avvicina al miliardo e mezzo di lire all’anno. Certo non una fabbrica. Forse deposito, discarica di rifiuti ospedalieri? 0 peggio una discarica di scorie radioattive o di materiali similari di cui tutta Europa ha un forte bisogno?
Staremo a vedere: il compratore, presente alla riunione, ha promesso di tenerci informati.
Distinti saluti

Corrado Carli (figlio di Teodoro Kralj 41698 BU-morto a Langenstein-Zwieberge)