Pubblichiamo, per gentile concessione dell’autore, il testo integrale dell’intervento del sen. Emanuele Fiano al monumento dedicato a tutte le vittime dei lager, il 4 maggio 2008.
Che cosa guardiamo la sera a casa, dentro noi stessi, che cosa valutiamo per sapere se la nostra coscienza può sentirsi a posto, se siamo in regola, se possiamo dormire tranquilli. Sapere che per l’indomani è tutto a posto o che possiamo andare orgogliosi di quello che abbiamo fatto ieri ?
E’ più oggi l’ansia per il domani, x il futuro, l’interrogarsi su ciò che ancora non conosciamo e che magari temiamo, o viceversa sono i rimorsi per ciò che del passato abbiamo dimenticato, o misconosciuto o nascosto. O che ci pare calpestato. O per ciò che nel passato abbiamo sbagliato.
Voi sapete di cosa parlo, certo che lo sapete. Oggi spesso ci interroghiamo sul domani, su cosa sarà di questa Italia così in crisi, economica certo, ma anche sociale e morale. Un pezzo di questo futuro lo conosciamo. Il Senatore dell’Utri vorrebbe correggere i libri di storia sulla resistenza: «I libri di storia, ancora oggi condizionati dalla retorica della resistenza, saranno revisionati, se dovessimo vincere le elezioni. Questo è un tema del quale ci occuperemo con particolare attenzione». Qualcun altro, Sindaco di un grande capoluogo di provincia, vorrebbe impedire di cantare Bella Ciao il 25 Aprile; un parroco vieta di cantare Bella Ciao ad un funerale di un Partigiano che lo aveva espressamente richiesto. Pochi giorni fa si è festeggiato il Sindaco neoeletto di una grande città alzando il braccio destro teso romanamente salutando, in centinaia dalla scalinata del Campidoglio, a pochi metri da Via Tasso, dove cavavano gli occhi da svegli ai Partigiani che non parlavano. E non parlavano.
Il futuro di questo paese è anche la vicepresidente della Camera, On Giorgia Meloni e forse futura ministra della Repubblica, che propone l’autoscelta dei libri di storia per i ragazzi del liceo e l’onore della patria per i martiri neofascisti degli anni settanta. E’ preoccupante il domani, in un paese in cui si cerca di costruire un futuro edulcorando il passato? Il futuro è anche Festa della Libertà invece di Liberazione, Mussolini nonno, uomo diverso dal Mussolini dittatore, leggi razziali volute dai tedeschi e non dai poveri fascisti. Sarkozy ha inaugurato il suo mandato celebrando un martire partigiano. Sarà poco, ma l’erede della destra gaullista non ha un futuro che debba modificare il proprio passato.
Oppure, è più preoccupante il nostro rapporto con il passato? Noi siamo un paese nel quale, lo stesso giorno, il Sindaco di Milano per impegni personali, non partecipa al corteo del 25 Aprile e il premier in Pectore Silvio Berlusconi non partecipa e riceve in ufficio il Senatore Ciarrapico, orgoglioso di essere fascista, come orgogliosa di suo nonno è l’onorevole collega Alessandra Mussolini, futuro membro di governo. Dopo 63 anni, un Mussolini di nuovo al governo.
Anch’io concordo con il Presidente della Camera che il paese non corre più pericoli che possano venire dalle ideologie totalitarie del secolo scorso. In Italia in particolare non si corrono perché il fascismo è stato sconfitto militarmente e socialmente per l’insurrezione di una parte del popolo, per questo noi chiamiamo quella festa, festa della Liberazione e non della libertà. Nessuno venne a consegnarla la libertà, la conquistarono palmo a palmo i Partigiani con gli alleati. Su questo Fini ha ragione, Ma l’assenza di un pericolo omologo al passato non significa che il passato vada riscritto. Ci sono pericoli che comunque possono venire da un cattivo rapporto con il passato. Si vuole insegnare ai ragazzi che le leggi razziali erano leggi scritte da un governo fascista, con l’avvallo del Re, oppure no?
C’è un legame tra la qualità della memoria che sapremo difendere e la qualità del futuro che sapremo costruire? C’è. C’è in questo paese qualcuno disponibile a pestare a sangue un Rom, per motivi i più vari? Sì. C’è qualcuno disponibile a gettare bombe molotov nei campi nomadi per indurli ad espatriare? Sì. C’è qualcuno pronto a sfruttare l’immigrazione clandestina pagandola male e in nero e a costringerla ai lavori più umili e mantenendola in schiavitù?
Certo, il presidente Fini ha teso a conservare la centralità del 25 Aprile e del primo Maggio nella storia della Repubblica, ma la prima, come festa della pacificazione e della Libertà. Non è comunque poco.
Se sarà questo il vestito culturale che confezioneremo nei libri di testo per la festa del 25 Aprile, se non racconteremo, che vi furono eroi che salvarono l’onore della patria, solo da una parte, e che l’onore della patria stava solo da una parte, e che salvarono la vita a tanti loro fratelli, anche ebrei, perderemo l’occasione di raccontare ad un piccolo Rom, che magari va a scuola, che non tutto è perduto, che c’è sempre qualcuno disponibile a perdere la propria vita per te, per difendere la tua libertà, che l’Italia è una comunità, che in Italia anche sotto una dittatura sanguinaria, il senso di solidarietà prevalse. Che un storia si può sempre ribaltare, scarpe rotte eppur bisogna andar. Che gli uomini nascono uguali.
In questa Italia, dove molti faticano ad arrivare alla fine del mese, e la benzina costa come un collier di diamanti, e la farina, il pane, i libri di scuola, e il lavoro precario, e dove se non hai parenti, amici, appoggi, se non hai una tessera etc etc non vai avanti, in questa Italia sarà facile prendersela con chi è più debole, con chi sta peggio di te, se il lavoro in cantiere non c’è, se ti pagano poco, non sarà colpa della situazione, ma di chi si fa pagare ancora meno.
I partigiani, o i deportati ebrei nei K.Z. non potevano certo immaginare tutto questo. La loro morte, il loro omicidio, le loro battaglie, presupponevano un mondo migliore. Che oggettivamente si è realizzato, un mondo di democrazia e libertà. Un mondo imperfetto ovviamente, nel quale continueremo sempre, con altre armi, quelle della politica, la loro battaglia per un futuro migliore del passato.
Emanuele Fiano