La mostra è stata curata da Caterina Foppa Perdetti, Elisa Godino, Elena Gnagnetti, Elisabetta Ruffini, Giovanni Venegoni, Oscar Brambani, Vanessa Matta del Gruppo Giovani della Fondazione

Si propongono per la prima volta al pubblico le 34 fotografie scattate nello zweileger di Nerhybka, dipendente dallo Stalag di Przemysl e conservate nel Fondo Pirola. Questa mostra non è da leggersi come il risultato di una ricerca sul lager di Przemysl, ma come un’ipotesi di ricerca che, evidenziando le risorse contenute nel Fondo Pirola, rivela un punto d’avvio per sviluppare la conoscenza di questo campo, che risulta tuttora tra i meno studiati. Particolare attenzione meritano proprio le annotazioni scritte a mano e quasi indiscutibilmente da un’unica persona. Attraverso queste annotazioni si può dedurre che le fotografie provengano dal campo di Przemysl, ma non si sa chi le abbia scritte, né quando. Per considerare le fotografie un gruppo omogeneo, si sarebbe portati a pensare che le annotazioni siano state scritte nell’arco di un breve periodo. La nota della foto n. 8 induce dunque a ritenere che la stesura di tali indicazioni sia posteriore al 1954. Bisogna allora pensare che anche lo sviluppo di queste fotografie sia successivo al 1954? E, d’altra parte, occorre mantenere una sensibilità critica nei confronti di chi fissa i ricordi dieci anni dopo lo svolgimento dei fatti. Anche la datazione precisa del momento dello scatto resta ancora un problema aperto.

Si tratta, quindi, di una carrellata di “fotografie ritrovate“, cariche di tutti gli interrogativi che esse ci consegnano e che aprono ad una futura ricerca. Per presentare questo patrimonio e per dare la possibilità di avvicinarsi ad un’esperienza così lontana da quella della realtà attuale, i curatori della mostra hanno deciso di accompagnare le fotografie con la testimonianza del prigioniero n. 876, detenuto a Nehrybka, sottocampo di Przemysl (cfr. L. Fiorentino, Cavalli 8, uomini…, La Lucerna, Milano 1946). Testimonianza che aiuta nella lettura dei 17 pannelli nei quali si rappresentano – mostrando la foto originale con a fianco una riproduzione della stessa ingrandita – situazioni di vita quotidiana all’interno del lager, quali gli appelli, la distribuzione del rancio, la ricerca di generi alimentari di sussistenza, la lettura dei pochi libri a disposizione e altri momenti aggregativi.

Nove pannelli d’introduzione storica

consentono di contestualizzare l’esposizione fotografica ripercorrendo inizialmente gli episodi salienti dell’ascesa tedesca a partire dalla Repubblica di Weimar, senza togliere l’ occhio dalla situazione in Italia. Sono ripercorse anche le fasi salienti del secondo conflitto mondiale di cui puntualmente vengono scandite una prima fase di espansione territoriale dell’Asse e una seconda che ha determinato il declino del Reich.

Lo zoom si focalizza poi sull’8 settembre, spartiacque dei destini italiani in guerra. Una giornata che ha segnato una tappa fondamentale anche per la sorte dei soldati del Regio Esercito, passato da alleato a nemico del Führer. Gravi furono le conseguenze: il disarmo dei nostri soldati ad opera delle truppe tedesche; la deportazione in campi di concentramento appositi (Stalag), dai quali si poteva uscire proseguendo la collaborazione col Reich.

Si cerca di fornire un quadro allo stesso tempo sintetico ed esaustivo dell’organizzazione degli stalag. Per entrare nel concreto della situazione in cui furono catapultati i militari italiani si propone quindi di affrontare un aspetto cruciale del fenomeno I.M.I.: il lavoro, obbligatorio per sottoufficiali e truppa semplice, non per gli ufficiali. I destinati al lavoro furono 440.000 militari italiani, un’ingente forza lavoro soprattutto da impiegare nell’industria bellica e metallurgica. Il trattamento si può sintetizzare nell’espressione “Badoglio schwein” (“i maiali di Badoglio”).

Si affrontano quindi da vicino le problematiche del campo di Przemysl, non ancora tracciate nitidamente in quanto la carenza di fonti storiche in merito è un invito da raccogliere per future indispensabili direttrici di ricerca.

Si compie infine una carrellata su una selezione di nove fra i principali Stalag.

Accanto ai pannelli è possibile inoltre ammirare documentazione originale esposta in:

– Una bacheca in cui sono esposte 12 lettere di internati militari provenienti dal campo di Przemyls. Queste testimonianze provengono dal Fondo Pirola.

– Due bacheche con documenti originali prestati da Donato Esposito Ex internato militare nel campo Biala Podalska, Witzendorf , Sandbostel. Negli anni successivi al rientro in patria è diventato Presidente dell’ANEI di Milano e continua a mantenere questa carica. I documenti esposti sono di notevole interesse:

  • 5 cartine autografe disegnate da Esposito, che con estrema precisione ha riportato gli spostamenti della avanzata degli alleati, ma anche la dislocazione di alcuni campi e il tragitto che ha dovuto affrontare sulla tradotta che lo ha consegnato in mano tedesca.
  • Una foto scattata nell’agosto 44, appena arrivato nel campo Oflag XB Sandbostel con il numero di matricola assegnatogli e il numero del campo.
  • Tra le altre cose un’agendina personale in cui è descritto dettagliatamente tutto il suo internamento dal momento dell’arresto alla liberazione fino al giorno del rientro in patria. E ancora due quaderni in cui sono riportate annotazioni di vario genere, stralci di diario e la trascrizione di canzoni con testi di Giovannino Guareschi musicati da A. Coppola, compagni di prigionia. Nell’altro si trova invece la minuziosa trascrizione di ricette, rievocanti, con il pretesto culinario, la molteplicità e la varietà delle città italiane.
  • Infine si possono vedere in bacheca le Personalkarte II. Queste sono ennesime preziose testimonianze della puntigliosa burocrazia nazista. Si tratta di documenti che riportano, per ogni matricola, i dati inerenti alla valuta sequestrata al momento dell’arresto; alla paga (Wehrsold) data all’internato per le prestazioni lavorative (obbliga-torie); alle trattenute, quali multe, “Kantine” (“spaccio”), ordinanze; il saldo finale attivo convertibile in Reichmark al rilascio dallo Stalag. Le monete utilizzate erano gli Zloty (Zl) in Polonia e i Lagermark (LM) in Germania, in base all’equazione 2 Zl=1 LM.