MARIA CATERINA PASCOLI – Come mio costume sarò breve. Doloroso stupore e incredulità; mai in questi trascorsi decenni avrei potuto supporre di rivedere i fascisti al governo, e la mia mente è volata con angoscia ai ricordi della mia infanzia, ho rivisto la colonna di uomini e di donne allineati che uscivano dal carcere di Via Spalato per essere condotti alla stazione ferroviaria della mia città, Udine, e poi sappiamo dove.
Ho rivisto mio padre con un fagotto fra le braccia che ci lanciava uno sguardo intenso del suo amore disperato per noi; l’ho rivisto com’è tomato, 39 chili e con la pelle sottile sopra lo scheletro. Ricordo di aver pensato: se mi butto addosso a lui come ho sempre fatto (avevo 6 anni), tutte le ossa si spargeranno per il cortile. Questo è stato il mio pensiero di bambina, e non ho più mio papà, ho pensato.
Allora, bambina, sentii di odiare tutti i tedeschi. Fu mio padre ad insegnarmi già da allora che ogni forma di razzismo è sbagliata, che era un errore odiare qualsiasi popolo o etnia. Ciò che si doveva combattere sempre era l’ideologia che fondando i propri principi sul razzismo, sul dominio di una razza sulle altre, sosteneva il diritto dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Mi insegnò che tutti gli uomini e le donne hanno gli stessi diritti, diritto al rispetto, al lavoro, alla casa, alla vita, di cure sanitarie efficaci, all’istruzione, tutte cose che sappiamo. Mi lasciò in eredità l’ideologia che qui ritrovo, ed è grande pace per me ritrovarla, ed è grande conforto. Questi pensieri e non solo questi mi rincorrono anche oggi e girano nella mia mente, che non può, non vuole, non deve accettare i fascisti. Non deve accettare che i fascisti, cambiato il nome ma non l’ideologia, tornino al potere. Io non credo alle parole con cui oggi si sciacquano la bocca e che ci sciorinano addosso, io non credo che siano cambiati. Anche perché andando a camminare per le montagne ho avuto modo di camminare fianco a fianco con dei naziskin e di sentire i loro discorsi e che cosa avevano nella testa. E quello che mi ha fatto più paura di tutto è il vuoto che avevano nella testa. E quindi ci sono, li nascondono ma ci sono.
La loro ideologia li porta a stare dalla parte di chi vuole il potere per il potere, e infatti vediamo chi li sostiene, clii li ha portati; di chi vuole che in molti lavorino per pochi per articchire pochi. Ma non basta, osserviamo la scuola, parlo di scuola perché è un mondo che conosco bene. Una scuola in cui pochi docenti, lo sappiamo, hanno insegnato bene la storia del Ventennio e del suo epilogo drammatico. Adesso secondo me – non vorrei fare polerriica ma mi sento di dirlo – troppi partiti ritengono opportuno il finanziamento delle scuole private, che fra l’altro è incostituzionale. Ma il sistema per scavalcare la Costituzione è già trovato: basta assegnare il sussidio allo studente della scuola privata e il problema è risolto.
Con l’esperienza che mi ritrovo da oltre trent’anni di insegnamento, avendo visto l’avvicendarsi di varie tipologie scolastiche e diversi sistemi scolastici – mi riferisco soprattutto alla scuola di base – non credo di essere Cassandra se dico che questo causerà il definitivo affossamento della scuola pubblica che diventerà il ghetto per bambini difficili. E questo non è positivo per la nostra Repubblica, non è positivo per la crescita democratica dei cittadini, non è positivo e basta. La scuola privata ha il diritto di esistere, ma non deve essere finanziata con i soldi dei contribuenti, è giusto che chi desidera frequentarla provveda personalmente a sostenerla. Questo lo penso con molta serietà e con molta preoccupazione, senza polemiche, proprio veramente mi viene dal cuore.
Il problema della grave situazione economica italiana si sente già nelle scuole, i fondi sono pochi, e insufficienti a fornire ai ragazzi una adeguata forinazione e a molto supplisce il serio e talvolta generoso, cioè gratuito, impegno degh insegnanti più responsabili. Ecco perché, in sintonia con lo spirito dell’Aned, ritengo importante ribadire che la nostra Costituzione va difesa con fermezza, perché è la Carta che ci garantisce la democrazia e che garantisce potenzialmente la dignità di tutti, il rispetto dell’uomo, dei suoi diritti, indipendentemente dalla razza, dall’etnia e dal censo. Con affetto vi saluto.