La relazione di INGRID MOSER assessore al Comune di Ebensee
“L’ offensiva violenta del fascismo austriaco contro il movimento femminile”
(Traduzione simultanea dal tedesco) Ho studiato storia e germanistica a Vienna, sono assessore nel Comune di Ebensee e insegnante di liceo. La signora Gertrude Pionter è l’organizzatrice che ha reso possibile avere questa mostra a Prato, è un’amica e moglie di Joseph Pionter, il quale è il presidente del comitato del gemellaggio Prato-Ebensee. Sono molto onorata per essere stata invitata dall’Aned e dal Comune di Prato. La parte centrale della mia relazione è dedicata alla Resistenza delle donne. All’inizio darò alcuni chiarimenti sulla mostra e sulle immagini femminili durante il nazionalsocialismo.
Le idee della “disposizione naturale” delle donne derivano dal XVIII-XIX secolo. In Austria questa immagine femminile fu imposta in modo violento dal fascismo austriaco dal 1933 e si rivolse contro il movimento femminile di allora, che non era di poca entità, all’interno della borghesia e degli ambienti di sinistra. Furono sottolineati i doveri della donna nei confronti dei popolo, dal 1938 si aggiunge anche l’ideologia della purezza razziale, quindi furono imposte severe norme per i matrimoni. La maternità delle donne considerate ariane era un compito al servizio dello Stato, fecondità e ruolo materno erano considerati come compiti di natura politica.
La festa della donna e il conferimento della croce d’onore furono celebrati in modo religioso, lo studio dell’albero genealogico per appurare le origini ariane per molte persone ebbe delle conseguenze inaspettate. Molti furono considerati inferiori, oppure furono sottoposti al divieto di matrimonio e dovettero subire altre conseguenze gravi. Quelle che erano considerate dal nazionalsocialismo le nemiche erano soprattutto le comuniste, le socialiste, le ebree, le prostitute oppure quelle che avevano un partner di un gruppo perseguitato. Queste donne furono perseguitate e quasi sempre forzate alla sterilizzazione. Spesso dovettero perdere la vita nei campi di concentramento. Ancora più grave era la situazione delle lavoratrici straniere obbligate al lavoro forzato.
Come luogo di lavoro naturale delle donne fu considerata la casa; questo soprattutto riguardo alle donne della borghesia. Più durava la guerra e più importante divenne il significato dell’importanza delle riserve culinarie. Furono fondate scuole per addestrare le donne all’organizzazione della casa, furono fatti dei veri e propri corsi e dal 1944 le donne erano continuamente sotto pericolo a causa dei bombardamenti aerei. Molte morirono, il loro compito era anche quello di far incetta presso i contadini per rendere possibile il nutrimento delle famiglie.
Diversa era la situazione delle lavoratrici del proletariato. Per loro si considerava normale il doppio lavoro. Nel 1939 il 37% dei lavoratori remunerati erano donne, il numero crebbe fino al 1945. Tutto l’apparato statale e dei partiti era dominato dagli uomini. Accanto alle organizzazioni femminili nazionalsocialiste c’era anche la Lega amicizia delle donne, la cosiddetta organizzazione d’élite. Molti compiti venivano dati alla Lega delle giovani fanciulle, per esempio la propaganda, la denuncia, la raccolta, il lavoro agricolo, come la protezione antiaerea.
Se prima della seconda guerra mondiale ci furono delle campagne contro quelle famiglie in cui si lavorava in due, dal 1939 molte donne furono obbligate al servizio di guerra. I salari erano molto inferiori rispetto a quelli degli uomini. Nel 1944 l’orario di lavoro fu prolungato a 56 ore settimanali, nel 1942 fu modificata la legge della protezione della maternità per fare in modo che le donne potessero continuare a contribuire all’economia di guerra. Le laureate per la maggior parte non avevano il diritto di lavorare come le donne del servizio pubblico, oppure venivano inserite in professioni di tipo assistenziale, o come insegnanti, nella posta, e gh veniva vietato di contrarre matrimonio. Concludo qui con la prima parte e spero che si comprenda quanto coraggio ci volesse, quanta consapevolezza politica ed umanità per non inserirsi in quella grande macchinazione di questo sistema.
Dal momento che è molto tardi cercherò di essere più breve possibile. Tre settimane fa quattro giovani zingari Rom sono stati uccisi in Austria da una bomba; forse in Italia, in Francia e negli altri paesi ne hanno parlato. Nello stesso periodo è uscito nelle sale cinematografiche un film di un giovane registra austriaco che parla della fuga dei 500 ufficiali sovietici dal campo di concentramento di Mauthausen nel febbraio del 1945; dei 500 ufficiali sopravvissero solo 9. Il personaggio centrale di questo film è una contadina che nasconde due ufficiali. Il film è stato visto con grande interesse dai giovani, ma in seguito la polizia ha comunicato al regista che egli rischia di diventare vittima di un attentato.
Così potete vedere come l’Austria conosca tutti e due gli aspetti, così come l’Italia, la Francia e anche altri paesi. Alcune parole sul ruolo nella Resistenza da parte delle donne. Molti studi scientifici hanno parlato per molto tempo di Resistenza solo se si trattava di Resistenza armata di gruppi organizzati; le attività di donne che spesso hanno reso possibile proprio la resistenza maschile non sono state riconosciute a volte neanche dagli uomini attivi nella Resistenza. Anche la politica ufficiale in Austria dopo il maggio del 1945 era talmente occupata con la ricostruzione del paese, con il problema della guerra fredda, le campagne elettorali e il problema degli ex nazisti che una riflessione sulla Resistenza, in particolare la Resistenza femminile, non ha avuto il tempo di essere elaborata. Le donne sprofondarono nell’anonimato della loro vita privata; solo con gli anni ’70 iniziarono le prime pubblicazioni, come per esempio interviste di donne con donne e anche dissertazioni scritte. Nella Dichiarazione di Mosca del 1943 fu sancito che gli Alleati sarebbero stati disposti a permettere dopo la fine della guerra una ricostruzione dell’Austria solo se l’Austria poteva dimostrare di aver contribuito in modo autonomo alla sua liberazione. Vi erano gruppi più grandi di Resistenza a Vienna, in Tirolo, nel sud della Carinzia, attraverso l’aiuto di uomini e donne della Slovenia.
Dall’aprile del 1944 da 6 a 8 perseguitati politici si nascosero nelle montagne nella zona chiamata Igls, e il numero di questi perseguitati che si nascosero salì a 35. Dovevano essere riforniti di cibo dalla valle. In questo aiutarono da 5 a 600 persone, soprattutto donne, per assicurargli la sopravvivenza. Arrivo alla conclusione. Grazie ad un lavoro di ampio respiro di Peter Camastetter, che purtroppo nel 1993 è morto, e grazie allo studio di Florian Froint, abbiamo un buon punto di partenza per costruire da noi un Museo della Resistenza; speriamo di poterlo aprire nel 1996. Se potete venire nel maggio a Ebensee potrete visitare la mostra dedicata alla storia dei gemellaggio e sarò lieta di farvi da guida.
Ringrazio dell’attenzione e spero di potervi vedere a maggio ad Ebensee.