ERCOLE MARANZANA – Ringrazio la Presidenza che mi ha invitato a portare il mio saluto. Io non ho preparato chissà che cosa, volevo soltanto ringraziare per la riuscita di questo congresso che ha riportato nella memoria di tutti la strada che noi dovremo fare.
La memoria è conoscenza, la conoscenza è libertà: questo deve essere portato fuori da questa sede, nelle nostre città, nei nostri paesi, nelle scuole, dove abbiamo la possibilità di essere seguiti da coloro che non conoscono questa storia, da coloro che apprezzano la nostra storia, da coloro che applaudono e ci ascoltano con sincerità, senza malizia. Rappresento la delegazione di Roma, una delegazione che ha una storia che è cominciata l’8 settembre a Porta S. Paolo e ha finito con le deportazioni . A Porta S. Paolo è nata la Resistenza, insieme ai militari; ma a Roma è nata anche la prima razzia della popolazione ebraica verso i campi di sterrninio.
Ringrazio questa stupenda città, questa regione carica di tanti ricordi e di tanta arte. Essere qui riuniti a congresso non è solo ritrovarsi, ma ribadire come non mai il nostro giuramento che quasi 50 anni fa facemmo davanti a quelle ultime cataste di cadaveri insepolti. Ora più che mai sentiamo la necessità di continuare il nostro lavoro di informazione, partecipando come testimoni nelle varie scuole ed istituti che chiedono con insistenza la nostra presenza. Io che rappresento a Roma e devo essere portavoce dell’atto barbarico che in Roma fu attuato il 16 ottobre 1943 verso gli Ebrei di quella città, dove 1080 persone, cittadini di ogni età, vennero rastrellati e deportati ad Auschwitz. Di questi oltre mille persone dopo cinque giorni soltanto poche decine erano superstiti, coloro che erano stati riconosciuti idonei al lavoro, mentre altri mille, donne, vecchi e bambini, purtroppo furono inceneriti.
Roma ha dato il suo contributo, al muro che chiamiamo noi muro del pianto, perché quando si vede la parte ebraica davanti a quel muro mi pare di vedere il muro sacro di Gerusalemme. Sono duemila morti, duemila vittime che Roma ha dato assieme ai martiri delle Fosse Ardeatine, assieme ai 76 di Forte Bravetta e tanti altri sparsi nel Lazio. E’ una storia questa, una storia che va ricordata; una storia che quando si riporta alle menti dei giovani la risentono con passione e la risentono anche con tristezza, dispiaciuti per non avere avuto il ricordo dei loro padri di questa pagina di storia vera che ha lasciato tante famiglie nella disperazione. lo vi ringrazio perché vedo che mi avete ascoltato con attenzione, e con la speranza di ritrovarci.
Noi siamo d’accordo per quello che è stato deciso, sulle parole del presidente nella sua relazione iniziale e su quello che ha detto il nostro caro Venegoni, che mi compiaccio con lui perché vedo nel Triangolo Rosso un giornale che è cresciuto, un’informazione che è aumentata, un’informazione che ci è mancata per tanto tempo. Spero che i congressisti saranno i portavoce verso tutte le sezioni, che vorranno contribuire nella ricerca, nel reperire tutte quelle notizie che sono state indicate anche ieri. Speriamo di potervi accontentare, con la speranza che la nostra salute ci porti ancora un po’ lontano. Grazie.
ITALO TIBALDI – Colgo l’occasione per annunciare una cosa che la maggior parte di voi conosce già. E’ una iniziativa della sezione di Bologna che ha voluto preparare questa tessera ricordo, che poi è un qualcosa di più, che dice queste cose: “Amico, alle donne di Ravensbrück. Volevamo offrire mille cose al vostro sacrificio; abbiamo scelto la rosa, quella di Ravensbrück. In questo fiore c’è tutto, l’immenso riconoscente amore per il vostro martirio”. Questa è una tesserina con la rosa di Ravensbrück che noi vorremmo veder crescere a migliaia nelle nostre sezioni, nelle nostre città. L’ho voluto dire perché gli amici di Bologna non ne avrebbero parlato di loro iniziativa. Grazie compagni di Bologna.