GERARDINA CARDILLO Assessore al Comune di Prato
Io sono l’assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Prato e gentilmente l’Aned ha scritto nel programma che l’iniziativa di questo pomeriggio è in collaborazione con l’assessorato alla Pubblica istruzione. Tengo a precisare che è in collaborazione con l’Amministrazione comunale, è in collaborazione con l’assessore Gerardina Cardillo, ma non con la Pubblica istruzione. E’ vero, faccio parte della Giunta, ma non come delegata alla Pubblica istruzione io ho parlato, io ho avuto l’occasione quindi l’opportunità di parlare con il presidente Maris che appunto cercava collaborazione con l’Amministrazione per organizzare questo congresso, e insieme a loro abbiamo deciso di ritagliare questo spazio all’interno al congresso da dedicare alle donne nella Resistenza, alle donne nella deportazione e invitando anche l’assessore alla Cultura del Comune di Ebensee che ci ha illustrato i contenuti della mostra testé vista.
Il motivo di questo spazio, perché ci è venuta questa idea, ve li racconto molto brevemente. Ho pensato e ho proposto al presidente Maris di ritagliare questo spazio semplicemente partendo da quello che fu un mio primo confronto con Roberto Castellani che tutti conoscete. Eravamo partiti da Prato, andavamo a Ebensee, ed era esattamente l’anniversario del giomo in cui lui insieme a tutti gli altri era stato deportato ed aveva affrontato il viaggio, quel viaggio che non scorderà mai da Prato a Ebensee.
Durante il viaggio naturalmente Castellani ebbe occasione di parlarmi, come già aveva fatto altre volte, di questa esperienza che ha segnato lui e non soltanto lui. E durante questo racconto io gli feci una domanda: “Ma le donne deportate?” E lui mi rispose: “Gerardina, non so dirti, forse non riesco a trovare parole per raccontarti. Le donne non riescono facilmente a parlare di questa esperienza, tanto meno posso farlo io; loro hanno vissuto questa esperienza in maniera diversa da come 1’abbiamo vissuta noi uomini. La violenza subita da loro è una violenza diversa da quella subita da noi uomini”.
E l’altra considerazione che mi ha fatto veramente riflettere fu questa: “Mentre noi uomini abbiamo avuto la forza, e comunque con molta più facilità riusciamo a parlarne con gli altri, a portarla agli altri, le donne facilmente si chiudono e difficilmente riescono a comunicare agli altri”. Ecco, proprio a partire da queste considerazioni di Castellani io ho avuto l’idea e quindi ho proposto al presidente Maris e all’Aned di ritagliare questo spazio all’interno di questo congresso, proprio per dare l’opportunità di parlare alle donne; qui abbiamo due donne deportate, la signora Paganini e la signora Cantoni cui darò la parola successivamente, abbiamo Giglia Tedesco, e abbiamo la signora Pupa Caribba che ci porterà il messaggio di Tullia Zevi.
Passo subito la parola alla signora Paganini, deportata di Ravensbrück.