Intervento di ROBERTO CAMERANI Milano
E’ bello diventare vecchi quando si hanno tante esperienze da trasferire ai giovani
Un abbraccio a tutti voi e un abbraccio ideale anche a questa splendida città che ci ospita. Sono un ex di Ebensee, ho 70 anni, e al di là degli inevitabili acciacchi dell’età, è bello diventare vecchi quando la vita ha riempito il tuo sacco di infinite esperienze che possiamo consegnare ai giovani. Mi riferisco anche a quanto detto a proposito di esperienze fatte, a quanto detto stamattina dal poeta torinese, che ha detto che per lui il campo di sterminio è stata una lezione di vita. Ed è vero, perché noi dovremmo essere sostanzialmente dei saggi, poi siamo uomini come tutti gli altri, con le nostre debolezze, bisticciamo fra di noi, questa è una cosa che non dovrebbe accadere ma accade perché siamo uomini come tutti gli altri.
Allora mi viene da fare delle riflessioni di carattere morale sulla nostra società, il nostro essere italiani, delle riflessioni relative ai popoli e alle civiltà. Gli italiani sono veramente quel popolo che può vantare una sia pur vaga coerenza con gli insegnamenti del Vangelo? In questo momento volpi e galline sono alla prova del video e della storia. Sono alla prova del video perché quel personaggio che Vismara prima ha nominato parecchie volte un po’ di sere fa stava alla televisione con Rispoli in quella famosa rubrica “Tappeto volante”, e si beava come un gattone, come un micione, con gli occhi socchiusi, quel sorriso da un orecchio all’altro, parlandoci della sua partecipazione cattolica: io sono un cattolico, io sono un credente cattolico, io ho una famiglia (io credo per la verità che ne abbia avute due), che coerenza; ha due famiglie è un buon cattolico, lui ha vissuto di lavoro, c’è mancato poco dicesse che è stato anche in miniera a spaccare ì sassi. E poi dopo si beava mentre Rita Forte cantava, sul divano, con le braccia stese, gli occhi socchiusi. Il micione, che incanta tante signore che dicono che lo votano perché è bello. E poi parlando continuamente lasciava cadere il Partito comunista, il Partito comunista, il Partito comunista, i comunisti, i comunisti… Allora dall’altra parte ci sono solo i comunisti!
Ma se una società democratica da una parte è tutta comunista, dall’altra vuol dire che per contrapposizione logica sono fascisti. Allora andiamo ancora a riprendere la tesi degli opposti estremismi, fascisti e comunisti? C’è da restare veramente perplessi sul nostro futuro. Questo è il video, invece la storia per vent’anni, la filosofia del credere obbedire combattere, molti nemici molto onore, è stata la filosofia che ha fatto crescere me.
Io sono nato nel 1925, ho fatto il balilla, l’avanguardista, e sono cresciuto all’ombra di queste filosofie. Non mi sembra che il Vangelo dica la stessa cosa, allora sono costretto a riflettere. Che popolo è questo? Un popolo che non ha percorsi sicuri, un popolo che in duemila anni di Cristianesimo non si è assestato su percorsi sicuri, su percorsi severi, su linee logiche. No, un popolo che va anche lui come tutti gli altri, e tutto è passato sopra di noi come se niente fosse accaduto. Un popolo che dopo duemila anni di Cristianesimo si lascia trascinare dalla persecuzione agli Ebrei, e poi direi ancora peggio, perché l’ultimo nostro conflitto ha registrato circa 450.000 morti, caduti militari, morti civili, per bombardamenti, ecc., la guerra.
Il giorno prima di venire qui io sono stato in una scuola a Nova Milanese. Era successa una cosa. Una mamma era andata a prendere la bambina a scuola, è andata con la bicicletta, è stata investita lungo il percorso da un camion che l’ha uccisa. Tutto il paese era in lutto. Riflessione anche qui: tutto il paese in lutto perché una mamma è morta. Certo, è giusto. E 450.000 cosa sono? Mosche? Io ho sentito dei vecchietti, classe 1916-17-18 che si sono fatti 7, 8, 10 anni di guerra, sono stati in giro per tutto il tempo della loro giovinezza, che invece di inveire contro la guerra e i responsabili di una guerra che li ha indotti a perdere il tempo della giovinezza, e li ha indotti anche a perdere i compagni che erano con loro, quelli che sono morti al loro fianco, sentir dire: Mussolini aveva ragione, si stava meglio quando c’era Mussofini, Mussolini rappresentava l’ordine, non si vedevano le cose che si vedono oggi in giro.
Io dico: ma siamo veramente impazziti. Veramente c’è un problema morale che noi dobbiamo trasmettere ai giovani, e non solo, noi dobbiamo parlare, parlare, parlare. Quando siamo con la gente dobbiamo dire che c’è una morale, e questa morale è una morale laica, e poi possiamo certamente rivestire di caratteri religiosi, spirituali, mistici, ma c’è una morale laica che ci insegna senza tante storture e deviazioni come si deve vivere. E quindi quando si parla coi giovani soprattutto dobbiamo tener conto di una’cosa. Se gli anziani hanno dimenticato, e quindi non sono più in grado di raccontare le cose come dovrebbero essere raccontate, i giovani poi non sanno, i giovani non sanno niente.
I giovani sono dei sacchi vuoti che devono essere riempiti, un giovane nasce come un sacco vuoto che esce da una fabbrica, cioè senza alcuna esperienza dentro di sé. Se questo sacco lo riempiamo di cose vere, questo sacco crescerà bene, si riempirà bene; se questo sacco verrà riempito delle cose più disparate, in questo sacco ci sarà solo confusione e nient’altro che confusione. Allora il nostro compito qual è? Il nostro compito è quello di far riflettere; noi dobbiamo dire ai giovani che la scuola se non h ha abituati a pensare, siamo noi che dobbiamo rivolgerci ai giovani invitandoli a pensare. Perché siamo animali pensanti e quindi il pensiero deve essere alla base della nostra esistenza. Noi inevitabilmente dovremmo essere sostanzialmente dei maestri di vita e dobbiamo essere instancabili nel riferirci ai giovani e nell’invitarli a pensare perché costruiscano una esperienza di vita che permetta loro di convivere, perché il tema finale dovrebbe essere la possibilità di convivere senza gli scontri che ci sono oggi.
L’Aned si spegne, quindi la necessità di registrare le vicende dei pochi superstiti procedendo in seguito ad uno screening delle stesse vicende, con un sistema incrociato per depurarle delle eventuali contraddizioni e fatti incredibili. Perché una cosa è importante, noi dobbiamo essere credibili. Non si può leggere, come ho letto recentemente su un libro che ho passato anche in sezione perché altri leggano e poi si facciano le opportune operazioni affinché questo libro venga ridimensionato o perlomeno non circoli troppo, perché un tale su questo libro scrive che a Mauthausen nella baracca dove stava lui il kapò aveva sul tavolo una serie di pulsanti a controllo con spie luminose per cui quelli che andavano alle toilettes venivano registrati con dei sensori, per cui il kapò sapeva se quello era andato alla toilette veramente per fare il suo bisogno, o altrimenti se c’era andato soltanto per riposare un momento, per cui sul sensore risultava se aveva fatto la pipì, se aveva fatto la pupù. Cose dell’altro mondo. E bisognava essere attenti per essere credibili, perché se raccontiamo cose incredibili nessuno finirà per crederci.
Il nostro presidente ha detto giustamente che si sta tentando di riportarci all’anno zero, perché? Perché i poteri del mondo odierno non sono più tesi alla espansione dei territori quanto all’espansione econorriica dei mercati. Non c’è più l’espansione territoriale, non c’è più la conquista delle colonie, c’è la conquista dei mercati. Quindi capitalismo e anticapitalismo si scontrano in un nuovo modo di essere. E comprensibile come la vendetta di una destra che è stata detronizzata per 50 anni cerchi di azzerare la storia, ma non tutta la storia; la destra reazionaria vuole azzerare la storia contemporanea, vuole azzerare la storia recente, vuole azzerare la storia che abbiamo cercato di costruire noi, perché è una storia che non gli va bene, per sostituirla, come ha fatto Benito Mussolini, con la storia romana, con la storia dei Cesari, e in Germania con la storia dei teutoni e dei nibelunghi. Tutto qui, altro che democrazia; potere, potere, potere, con padroni e schiavi. Nulla di più. Anno zero, ha ragione il nostro Presidente, vogliono riportarci all’anno zero soltanto per questo. Quando ci hanno riportato all’anno zero ricostruiscono tutta la storia secondo il loro comodo. Non dimentichiamo allora una cosa, che per noi la vita è solo e sempre una lotta senza fine, quindi fino all’ultimo giorno noi dovremo continuare a lottare, lottare, lottare, perché il mondo è quello che è e noi non riusciremo mai a cambiare: lottare è il nostro destino. Grazie.
ITALO TIBALDI – Altri telegrammi: “Il congresso nazionale dell’Aned giunge in un momento estremamente importante della storia del nostro Paese; salvare la memoria e con essa le nostre tradizioni e i nostri valori significa certamente salvaguardare i principi di libertà, tolleranza e democrazia conquistatì a prezzo di rovine e di sangue. Auguro pertanto a lei e con lei a tutti i partecipanti che i lavori di questo convegno risultino proficui e che da esso scaturiscano nuove proposte e nuovi stimoli specie per i giovani e per le forze sane del Paese. Le giunga a nome di questa Provincia e mio personale i migliori auguri. Dott. Gino Nunes, Presidente della Provincia di Pisa”.
“Alla Presidenza del Congresso nazionale Aned esprirniamo adesione e vivo apprezzamento per l’iniziativa. Auguriamo proficuo svolgimento lavori e distinti saluti. Maurizio Signorini, Sindaco di Santa Croce sull’Arno”.
“Caro Maris, l’impegno del dibattito parlamentare sulla manovra economica e precedenti iniziative prefissate mi impediscono di essere presente al vostro congresso, me ne dispiace poiché in questo momento di fronte all’avanzata della destra e al loro tentativo di cancellare le colpe orrende del nazifascismo è più che mai importante tenere vivo il ricordo e la piena consapevolezza della realtà storica e della eroica lotta di chi, a repentaglio della propria vita, decise di opporsi alla lucida follia del nazismo e del fascismo. Fausto Bertinotti“.
“Ringrazio invito. Impegnato cielo lezioni studenti dalla Resistenza alla Carta costituzionale organizzato Regione Toscana, Comitato celebrazioni Cinquantesimo Provveditorato Studi Istituto Storico Resistenza et federazioni antifasciste, conto essere presente domani prosieguo lavori a nome Comitato regionale Cinquantesimo. Auguro pieno successo congresso. Elio Gabbuggiani, coordinatore Comitato toscano Cìnquantesimo”.