La maggioranza dei deportati.italiani ad Ebensee purtroppo vi sono deceduti: su 1.131 ne morirono 717, il 63%. La maggioranza erano "politici", soprattutto antifascisti, partigiani e lavoratori arrestati dopo gli scioperi del marzo 1944. Ma qui persero la vita anche 72 su 101 ebrei italiani. I toscani deportati ad Ebensee furono 241, ne morirono 197, l’82%: sopravvissero solo in 44. Senza conoscere alcuna statistica, risultata da studi abbastanza recenti, i pochi superstiti giustamente chiamarono Ebensee “la tomba dei toscani” già l’indomani della liberazione.

I primi 50 italiani arrivarono nel KL Ebensee il 28 gennaio 1944, con un trasporto dalle Carceri Nuove di Torino  per Mauthausen, ove vennero immatricolati e poi trasferiti ad Ebensee. Tra loro Italo Tibaldi, un giovane partigiano sedicenne (matricola 42307). Nel dopoguerra fu proprio Tibaldi a dedicare la vita a ricostruire i nomi dei propri "Compagni di viaggio", e a compilare i primi elenchi attendibili della deportazione politica italiana nei campi nazisti.

Per aver scioperato il 4 marzo 1944, 132 operai di Prato vennero deportati e di loro 94 inviati ad Ebensee. Solo 18 sono sopravvissuti. Tra coloro che tornarono anche Roberto Castellani, a lungo presidente dell'ANED di Prato, artefice primo del gemellaggio che da lungo tempo ormai lega tra loro le città di Ebensee e di Prato. Si deve a lui, insieme ad altri sopravvissuti pratesi riuniti nell’ANED, anche l’idea di realizzare nella propria città il Museo della Deportazione, inaugurato nel 2002 dal Presidente Ciampi e visitato ogni anno da migliaia di visitatori (in prevalenza scolaresche) provenienti da tutto il territorio nazionale. E’ stato accreditato nel 2012 come museo “di rilevanza regionale” in quanto soggetto attuatore di importanti eventi relativi alle politiche della memoria della Regione Toscana.

Ad Ebensee venne liberato Mario Limentani (matricola 42230 ), che fu tra i primi ebrei romani a essere deportato a Mauthausen – dopo un breve internamento nel KL Dachau – ove giunse il 13 gennaio 1944, e da lì inviato dapprima a Melk e poi a Ebensee.

Arrestato nel 1944 a seguito di delazione, l'industriale farmaceutico Roberto Lepetit fu deportato dapprima nel campo di concentramento di Bolzano, poi a Mauthausen e infine a Ebensee, dove trovò la morte il 4 maggio del 1945, mentre la guerra era praticamente finita e la maggioranza dei Lager era già stata liberata.

Shlomo Venezia, noto per esser stato costretto al terribile lavoro nel Sonderkommando di Auschwitz, giunse a Ebensee dopo una lunga "marcia della morte" iniziata da da Birkenau e passata per Mauthausen e il sottocampo di Melk. Anche lui, dopo tutte quete peripezie, riuscì a fare ritornao a casa.

Tornò anche il magistrato Franco Ferrante, che nel dopoguerra scrisse un libro di memorie che conobbe una certa diffusione.