Sono con  due classi di studenti, un ultimo anno dell’Istituto commerciale di Foligno e una seconda media di Belfiore, accompagnati dai loro insegnanti, davanti al monumento che a Collecroce (una piccolissima frazione di montagna nel territorio di Nocera Umbra), ricorda l’eccidio nazifascista che in quel luogo, il 17 aprile 1944, lasciò 23 vittime.

La signora Utilia a Collecroce, 7 aprile 2005

Ho chiamato una testimone, la signora Utilia, che ancora terrorizzata racconta ai ragazzi quel terribile giorno e le paure e le angosce di tutto il periodo dell’occupazione, quando doveva portare le pecore al pascolo (gli uomini erano quasi tutti in guerra e suo fratello era prigioniero) ma arrischiarsi al pascolo comportava il pericolo di incappare in una pattuglia nazista; e le notizie non erano rassicuranti. Deportazioni, uccisioni immediate di singoli ragazzi, di partigiani, di renitenti alla leva erano all’ordine del giorno e le notizie correvano, quando anche recuperare e seppellire i corpi poteva essere rischioso.
Mentre parlo vedo arrivare una donna dai capelli bianchi e dal bel viso cotto dal sole, ma non mi accorgo che si è fermata ad ascoltare; quando alla fine salutiamo Utilia e facciamo per andarcene, mi fa chiamare da una ragazza e con voce decisa ma commossa, davanti a tutti gli studenti in cerchio, mi chiede di farle un favore,e dice che parlerà solo se le rispondo di sì. Un po’ imbarazzata rispondo sì, se posso, e allora racconta di come  suo fratello, il più piccolo di dieci, Quinto Gallina, il cui nome figura nell’elenco dei morti riportati sul muro dietro il monumento, è stato ucciso dai fascisti il giorno dell’eccidio: i nazisti avevano requisito un bel po’ di patate e avevano ordinato a Quinto e ad un altro giovane di portarle ad Annifo, il paesino sottostante, presso il comando tedesco. Non bastavano le uccisioni, anche gli espropri! Erano partiti con due carri trainati dai buoi e lungo la strada avevano incontrato due che, visto il fumo che saliva da Collecroce, correvano a vedere se c’era bisogno di aiuto;  tutti e quattro venivano uccisi. I corpi raccolti furono sepolti nel cimitero di Nocera Umbra, ma sul luogo dell’assassinio venivano poste due croci a ricordo.

La sorella di Quinto Gallina coi ragazzi a Collecroce

Sono al margine di un campo, lungo una stradina interpoderale di cui si è perso il tracciato e il padrone del campo, con il pretesto che le croci intralciano il passaggio del trattore, le ha di fatto da tempo scalzate.
Le quattro famiglie da tempo chiedono che vengano ripristinate, disposte anche a risarcire il padrone del campo per il piccolo esproprio; vogliono portare dei fiori nel luogo dove “è il sangue” dei ragazzi, e non vogliono che si perda memoria del fatto; ma niente da fare.
Ed è questo il piacere che Giuseppa Gallina mi chiede, con la commozione immutata di allora, che interceda presso il sindaco di Foligno, sotto la cui giurisdizione ricade il luogo delle croci, perché l’ aiuti a ripristinarle.

Olga Lucchi
Docente e guida nelle visite ai luoghi della resistenza e della deportazione nella montagna folignate per conto dell’Officina della memoria di Foligno.