Il campo di concentramento di Ebensee in Alta Austria è stato, assieme a Gusen e a Melk, uno dei più importanti sottocampi del Lager di Mauthausen. La sua nascita fu voluta da Hitler nel 1943 come sede alternativa a quella di Peenemünde per la fabbricazione dei missili balistici V2. Per questo i prigionieri furono impiegati per scavare gallerie nelle montagne circostanti. Tale piano iniziale fu abbandonato a causa di altre priorità di guerra e le parti ultimate delle gallerie furono utilizzate per la produzione di carburante (Impianto A) e per la messa a punto di parti di motore per carri armati e autocarri (Steyr-Daimler-Puch e Nibelungenwerke, impianto B). L’estrazione di carburante dal petrolio grezzo si eseguì a partire dal 4 febbraio 1945 nell’ambito del “Programma Geilenberg”. Il lavoro spietato imposto ai prigionieri portò alla realizzazione di 7,6 chilometri di impianti sotterranei nell’arco di circa 16 mesi.
I primi 500 prigionieri arrivarono da Mauthausen a Ebensee il 18 novembre 1943 e furono impiegati per 11 – 12 ore al giorno ad allestire il lager base, lavorando senza cappotto, senza guanti e con zoccoli di legno come scarpe. Nel gennaio 1944 fu ultimata la costruzione delle prime baracche. Alla fine della prima fase dei lavori, il lager era composto di circa 15 baracche adibite ad alloggio, disposte irregolarmente tra gli alberi. Ogni baracca era provvista di letti a castello su tre piani ed era destinata a 500 deportati. Successivamente il campo venne via via estendendosi, aumentando il numero dei prigionieri presenti.
Nel luglio del 1944 si contavano 6.000 presenze tuttavia non sufficienti a coprire la richiesta sempre più crescente di manodopera. Nella fase finale della costruzione del campo, in ognuna delle 32 baracche dovettero trovare posto fino a 1.000 esseri umani.
Nei primi mesi di esistenza del lager i morti venivano trasportati a Mauthausen e lì cremati; ma l'elevatissima mortalità rese indispensabile la costruzione di un forno crematorio all'interno dello stesso campo di Ebensee, nonostante si trattasse di un campo di “lavoro”. Costretti a svolgere nelle gallerie un lavoro estenuante, con un clima gelido e un’alimentazione miserabile, i deportati sopravvivevano in media qualche mese.
Il vestiario era pessimo, specie durante il lungo inverno; quando gli internati erano pochi, tutti avevano gli zoccoli di legno, tipici dei lager, ma quando il numero dei prigionieri aumentò, la gran parte di essi rimase scalza. Chi fabbricava scarpe con stracci era accusato di sabotaggio e veniva frustato o ucciso. Anche l'alimentazione era del tutto insufficiente, limitandosi ad appena 700 kcal, di solito composta da 250 grammi di pane di segale assieme ad una zuppa di carote o di cavolo, e considerando che oltretutto i prigionieri erano costretti a lavorare tra le 10 e le 12 ore al giorno, e che erano inoltre oggetto di continue angherie e violenze da parte dei kapo delle SS.
Il massimo della popolazione del lager fu raggiunto nell'aprile del 1945 con 18.509 prigionieri. La maggioranza dei detenuti furono polacchi, cecoslovacchi, sovietici, francesi ed italiani. Gli ebrei costituirono il 30-40% della popolazione. Dei complessivi 27.000 prigionieri più di 8.000, dunque quasi un terzo, morirono ad Ebensee. Più elevato ancora il tasso di mortalità degli italiani: su un totale di 1.131 deportati dal nostro paese, 717 – ben il 63% – non fecero ritorno a casa.
Quando dal gennaio 1945 cominciarono ad arrivare ad Ebensee prigionieri provenienti dai lager dell’Est e poi, da aprile, quelli dai sottocampi di Mauthausen, la situazione divenne oltremodo tragica.
Il 5 maggio 1945, i deportati capeggiati dagli esponenti del Comitato clandestino di resistenza si opposero all’ordine del comandante del lager, Anton Ganz, che con la scusa di non volerli esporre ai rischi derivanti dai bombardamenti alleati, voleva si rifugiassero nelle gallerie, icui accessi sarebbero poi stati fatti saltare con la dinamite. In seguito al rifiuto, le SS fuggirono, dopo aver distrutto i documenti, lasciando alla milizia popolare e ad alcuni militari della Wehrmatch l’incarico di sorvegliare i prigionieri.
Le truppe americane del 3rd Cavalry Reconnaissance Squadron, al comando del Capitano Timothy C. Brennan, raggiunsero il lager e lo liberarono il 6 maggio 1945, alle ore 14.50. Ebensee è stato così l'ultimo grande campo ad essere liberato. Il giorno precedente gli Alleati erano entrati a Gusen e a Mauthausen, incontrando ovunque un desolante quadro di morte e di disperazione.