Intervento di CESARE VISMARA Milano
 

Siamo deportati politici, dobbiamo dire la nostra con più decisione su tutti gli eventi politici

Compagne deportate e compagni deportati, amici e invitati, io credo che ha un merito la nostra associazione, che è quello di non essere stata soltanto un agglomerato di tessere o di iscritti, ma che in questi 50 anni ha sempre difeso ed è stata sempre in prima fila sulla questione della democrazia e dell’antifascismo. Ultimamente in questo Paese sono passate delle cose spaventose. Ricordo per esempio una cosa sola su tutte le altre. Milano il 28 ottobre era tappezzata con manifesti con la figura di Benito Mussolini; alcuni compagni si sono mobilitati e none per none hanno strappato quei manifesti, li hanno tolti dalle bacheche. Allora io mi domando se in questo Paese dopo 50 anni dobbiamo sopportare ancora la vergogna che all’intemo di questo Paese si venga ad asserire che Mussolini era il più grande statista d’Europa, o che fino al 1938 ha fatto del bene all’Italia. Al che mi viene di dire che forse noi come associazione, giustamente non lo metto in dubbio, perché la verità in tasca non ce l’ha nessuno, però abbiamo fatto poca politica.
Noi siamo dei deportati politici e dobbiamo intervenire a tutti gli eventi politici di questo Paese, per non fare la fine che abbiamo fatto nel 1944. La mia compagna, con la quale oggi ci siamo divisi per altri motivi personali, mi dice sempre che il momento che sta vivendo è un momento di paura, di terribile paura, perché con quello che sta passando questo Paese non mi meraviglierei se fra un anno, sei mesi o anche tre mesi venissero ancora a casa a prenderci per rimetterci in campo di sterminio. t mia prerogativa personale dire che prinya che mi prendano stavolta trovano qualcosa d’altro che hanno trovato l’altra volta. Lo so che qualche volta io sono esagerato a dire che in questi 50 anni la Costituzione è stata tradita, ma ne sono convinto, poi la verità in tasca non ce l’ha nessuno; però 2 milioni di disoccupati, i pensionati che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, i lavoratori stessi che all’intemo della fabbrica hanno un ritmo di lavoro massacrante in confronto al salario, mi danno la possibilità di dire che questa Costituzione è stata tradita.
Tocca a noi, come abbiamo detto anche stamattina, essere testimoni alle nuove generazioni affinché gli articoli della Costituzione non attuati negli ultimi 50 anni siano rispettati. Noi non possiamo non credere nel rispetto di questa Costituzione nata come diceva l’onorevole stamattina dal sangue e dai sacrifici della Resistenza. Non possiamo permettere che un ex presidente del Consiglio giornalmente attacchi il Presidente della Repubblica. Si può essere d’accordo con le idee politiche del Presidente o non essere d’accordo, però se si attacca sulla questione della democrazia e della responsabilità del Parlamento è una cosa ignobile; l’ha fatta Mussolini nel ’22-’24 assassinando Matteotti, lo sta facendo Berlusconi oggi. E a chi dice che noi in questo congresso abbiamo attaccato soltanto Berlusconi ripeto ancora una volta che è corto di memoria.
Noi oggi attacchiamo Berlusconi perché è l’emblema della destra fascista, come abbiamo attaccato Scelba nei suoi periodi perché emblema della destra fascista di allora. Non è una questione di persone, è una questione di democrazia. Quando uno è padrone di tre reti televisive e di circa 40 testate giornalistiche non può essere un democratico. A parte che lui dice sempre che nelle sue testate televisive esiste Fede che gli fa le sviolinate dalla mattina alla sera, come esiste Mentana invece che lo attacca, o che esiste Costanzo, ma questa non è democrazia. Democrazia è che sia data veridicità alle notizie, e io non so se avete potuto seguire la battaglia sulla questione delle pensioni, in cui diceva che i vecchi pensionati non possono lamentarsi perché quando al 1° gennaio andranno a ritirare la pensione si accorgeranno che non gli è stata tolta neanche una lira. Io gli ho scritto e gli ho mandato la fotocopia del mio cedolino, nel mese di gennaio io ho riscosso 30.000 lire in meno del mese di dicembre. Senza contare anche che a gennaio doveva scattare la famosa legge 144 che doveva dare le ultime 50.000 lire per la parificazione delle pensioni e sono state rimandate al 1996.
Qualcuno di noi potrà dire: ma a noi deportati queste cose come associazione cosa ci possono interessare? Io credo che i compagni che sono morti a Dachau, o a Mauthausen, o ad Auschwitz e negli altri vari campi si rivoltano nella tomba a vedere che la classe operaia ancora non ha i propri diritti. Quelli che hanno lasciato la vita nei campi non l’hanno lasciata soltanto per avere la democrazia, cioè il diritto di dire quello che si pensa, e che poi dopo chi comanda è sempre il vecchio padrone che ti lascia soltanto la libertà di dire “Goverrio ladro”, ma è anche il diritto alla vita, il diritto alla sanità, il diritto al lavoro, il diritto di poter contrastare le informazioni sbagliate che vengono date da tutte le televisioni, non soltanto da quelle della Fininvest.
Io non ho vergogna di dire che sono ancora comunista, io mi difendo e voglio ricordare a chi denigra i comunisti in questo Paese che l’80% dei condannati dei tribunali speciali erano comunisti, senza discriminare i cattolici, i socialisti, quelli del Partito d’azione, i repubblicani; però l’80% erano del Partito comunista italiano. E io non credo che chi finisce in galera per difendere la libertà sia un antidemocratico o che mangi i bambini. Perché qua siamo arrivati addirittura alla propaganda del 1948 con Berlusconi. Allora compagni, ancora una volta siamo qua per farei su le maniche, lavorare all’ìnterno della nostra associazione affinché i principi dei compagni che sono morti nei campi di sterminio per la democrazia e per la lotta sociale all’interno di questo Paese siano rispettati e finalmente vengano concessi. Grazie.

ITALO TIBALDI – Devo leggere un messaggio di adesione del Consiglio regionale della Toscana, Presidente Simone Siliani: “Egregio Presidente, la ringrazio per il gradito invito a partecipare all’XI Congresso nazionale dell’Aned. Sono molto rammaricato di non poter essere presente a causa di una serie di impegni connessi al mio incarico e assunti da tempo. Le giunga gradito il mio ideale sostegno sui temi e sui valori della solidarietà, della democrazia e della libertà per ricordare nel modo migliore il sacrificio di tanti esseri umani. Colgo l’occasione per formulare a lei e a tutti i partecipanti gli auguri”.