VANNINO CHITI presidente Regione Toscana

“L’antifascismo è il fondamento della casa comune europea”

Caro presidente Maris, signor sindaco, cari congressisti, io prima di tutto voglio ringraziarvi per l’invito che mi avete fatto a partecipare all’apertura di questo vostro XI congresso nazionale che rappresenta secondo me un’importante occasione, non soltanto per ricordare glì antifascisti vittime della deportazione nei campi di sterminio, i loro ideali, la loro lotta contro la tirannia e il loro sacrificio, ma anche per dare continuità oggi a un impegno, cosi come il presidente Maris ha proposto’nella sua relazione.

Voglio esprimere alla vostra associazione, all’Aned, il più sincero apprezzamento della Regione Toscana per l’attività che svolge con appassionato impegno per evitare che l’oblio cancelli le vittime e il ricordo deglì eventi di una tragedia tanto orribile. Sappiamo quanto la memoria collettiva sia costantemente minacciata da dimenticanze, anzi in parte forse è anche inevitabile nel lungo succedersi degli anni che le vicende e il loro ricordo si attenuino, ma la realtà dello sterminio non può essere dimenticata, è nostro dovere non dimerificarla e non farla dimenticare. Per questo io sono d’accordo sia con la frase evidenziata dal programma del congresso (ricordavamo ancora ieri a Firenze a una manifestazione che aveva ìndetto la vostra sezione di Firenze per ricordare i deportati che l’8 di marzo di cinquant’anni fa erano partiti dalla città capoluogo della Toscana: Diamo alla memoria un futuro) sia con le iniziative che avete promosso a fianco dei lavori congressuali, che hanno colpito anche me, come il ministro Lombardi: gli incontri, la presenza di rappresentanze ìnternazionali, ma soprattutto gli incontri con H mondo del lavoro e con le scuole.

E’ questa in fondo la condizione perché vi sia una attualità di impegno, perché la memoria serva a questo. La memoria del resto è ciò che permette all’uomo di fare tesoro delle esperienze passate, di non ricadere negli stessi errori, ed è perciò indispensabile far vivere la memoria di quel tempo nel nostro tempo se vogliamo evitare a noi stessi e alle generazìoni che verranno che possano rivivere esperienze simili. E importante anche la partecipazione di delegazioni di altri Paesi europei, di altre città che io saluto con grande affetto a nome della Giunta regionale della Toscana, perché sottolinea che il nazifascismo fu un fenomeno euro- peo che causò distruzioni e morti ovunque si manifestò, ma anche che l’antifascismo è il fondamento di una comune casa europea, e di relazioni civili per tutto il mondo. E ancora perché oggi tendono a manifestarsi in molte nazioni dell’Europa razzismo, fenomeni di intolleranza che anche dove non raggiungono la gravità di fatti che sono nella ex Jugoslavia sono comunque fenomeni che non devono essere sottovalutati.

Su iniziativa della vostra associazione due anni fa come Regione abbiamo pubblicato il libro “La speranza tradita” che raccoglie le testimonianze di cittadini toscani sopravvissuti all’orrore dei Lager nazisti, un libro dedicato a tutti coloro che non sanno, che non possono sapere, in particolare alle giovani generazioni. Maris ricordava quanto ce ne sia bisogno, che la conoscenza abbia bisogno di essere alimentata. Un libro contro l’indifferenza, un’indifferenza appunto che a volte nasce dalla scarsa conoscenza. Per questo è nostro dovere, lo ricordavo ieri agli amici di Firenze, come ha scritto Carlo Levi, meditare ciò che è stata l’esperienza di chi ha vissuto giorni in cui l’uomo è stato una cosa agli occhi dell’uomo. Meditare ciò che è stato per scolpirlo nel cuore, per tramandarlo ai nostri figli perché nel loro rapporto con il mondo seguano e si impegnino sulle vie della pace, della giustizia, della solidarietà, che non sono date una volta per tutte – magari fosse così – vanno riconquistate volta per volta. Per questo occorre tenere viva la memoria e dare alla memoria un futuro. E io per memoria non intendo soltanto il ricordo di vicende, certo anche questo, ma intendo un ri ferimento su cui si costruisce la condivisione di valori, il comportamento, l’impegno nell’attualità. Noi sappiamo, voi sapete meglio di me, che travisamenti e deformazioni sono sempre in agguato; da tempo ci sono stati tentativi di revisione storiografica politico-culturale, che hanno mirato a sminuire la tragica realtà della deportazione e dei campi di sterminio nazisti, si è arrivati a scrivere in Paesi europei, ad esempio in Francia, che l’Olocausto e i campi di sterminio non sono esistiti. Così come si è cercato di sminuire, di ridurre la Resistenza e la lotta di liberazione.

Più recentemente da noi si è cercato di equiparare fascismo e antifascismo sotto il velo della pacificazione, come se le cause dell’uno e dell’altro fossero le stesse, se i fini dell’uno e dell’altro fossero equiparabili. Intendiamoci, almeno per me e credo per tutti voi, la pietà per i morti è giusta e doverosa, per tutti i xnorti, ma il considerare indifferente, il mettere sullo stesso piano le cause per cui si muore, questo no, questo è un atto moralmente grave, eticamente grave. Perché non è la stessa cosa essere vittime o essere aguzzini, non è la stessa cosa prendere le armi per opprimere o essere costretti a prenderle per liberarsi, non è la stessa cosa sacrificarsi per la dignità dell’uomo o per opprimere l’uomo. Proprio per questo, perché questo è l’antifascismo, questi valori sono l’antifascismo, e sono un momento essenziale per la nascita della nostra Repubblica, non può essere non colta l’ambiguità, anche certi passi avanti, ma un’ambiguità persistente. lo sono d’accordo con Maris, noi dobbiamo sia saper cogliere dei passi avanti che i movimenti di destra fanno (magari avessimo una destra che non si differenzia sul riconoscimento dei valori dell’antifascismo e della democrazia!) sia le ambiguità che rimangono e che sono ambiguítà pericolose, perché se l’antifascismo si considera un fenomeno storico è certo che bisogna essere ciechi per non vederlo. C’è stato, ma non è questo, e non è soltanto questo l’antifascismo; l’antifascismo sono valori fondanti, l’architrave della nostra Costituzione, l’architrave dell’Italia moderna e dell’Europa.

E’ questo il riconoscimento che va fatto, è questo il passo avanti che va fatto. E poi allora ci sono i comportamenti che ne conseguono, che non sono solo giudizio storico, perché se nei comportamenti quotidiani, se nella vita democratica, se nella tolleranza, se si attacca e se si fanno campagne vergognose contro il presidente della Repubblica perché tutela la Costituzione nei fatti si dice e ci si comporta in modo contrario rispetto a quello che si dice di fare, questo è l’antifascismo, non riconoscere che c’è un capitolo sui libri di storia. Se volete, questa è la cosa meno importante, è accettare pienamente e coerentemente i valori che nell’antifascismo sono: la Costituzione che dall’antifascismo viene, l’Italia e l’Europa che su questi valori si sono fondate. Noi sappiamo, voi sapete soprattutto qual è invece la verità, perché ne siete una dimostrazione vivente e le vostre testimonianze, l’esperienza vissuta da voi e dai vostri anche sfortunati compagni con i quali avete condiviso la resistenza al fascismo, la deportazione, la degradazione umana nei Lager nazisti, sono la più inesorabile confutazione di revisioni e di falsificazioni storiche e politiche. Basta ascoltare o leggere una testimonianza dei sopravvissuti per provare il senso dell’orrore, per verificare a quali estremi è arrivata la ferocia ideologica, il sonno delle coscienze, l’indifferenza su cui si è potuto costruire un apparato scientifico di repressione e di annientamento per milioni di vite umane.

Milioni e milioni di persone prelevate da ogni parte d’Europa, trasportate come bestie per essere immessi in un universo di orrore, di abbrutimento, di morte che fino ad allora mai era stato messo in pratica con questa barbarie scientifica. Per questo io ripenso con pietà ai nostri deportati, ai 45.000 deportati.italiani, di cui solo poche migliaia riuscirono a sopravvivere, e anche a quei 6-700.000 soldati italiani catturati dopo l’8 settembre del ’43 che si rifiutarono di aderire alla Repubblica di Salò e che furono condannati al lavoro forzato e molto spesso anche loro destinati alla morte. Ecco perché la verità non si cancella e non si deve cancellare; è stata troppo sofferta da milioni di uomini, da intere generazioni la guerra perché oggi non ci si debba impegnare per la pace. Ma ancora una volta e giustamente, come è scritto nel vostro manifesto, la pace, la concordia non possono significare, anzi non ci sono pace e concordia sull’oblio: sono valori che hanno bisogno della conoscenza, della memoria storica. La Resistenza, come dicevo, è stato un moto di popolo europeo, ha messo insieme popoli di tante nazioni tra loro anche lontane, è stato animato da uno spirito di libertà, di democrazia, di tolleranza, di solidarietà, di non violenza che sono valori che noi dobbiamo mettere a nostro comportamento quotidiano, a fondamento della convivenza civile del mondo e dell’umanità di oggi, a fondamento dell’Italia e dell’Europa. Anche perché questi valori sono ancora oggi violati, calpestati. Le logiche di sterminio esplodono in Paesi a noi vicini, stanno ripresentandosi ideologie aberranti come la pulizia etnica. In Paesi vicini a noi come la ex Jugoslavia si sono consumati atti e si stanno purtroppo consumando atti barbari sulle donne, su popolazioni inermi, alla luce di questa impostazione, di questa ideologia, che poi era quella che il nazismo aveva trasformato in scienza e che aveva messo a fondamento per colpire popolazioni, uomini, donne diversi, che fossero Ebrei, che fossero zingari, o che fossero oppositori politici.

Il razzismo e l’intolleranza anche quando si fanno scudo di valori nobili che niente invece possono avere a che fare col razzismo e con l’intolleranza, come sono i sentimenti religiosi, quando si producono forme di integralismo e di sopraffazione, ecco, razzismo e intolleranza non muoiono mai in modo definitivo, occorre sempre, secondo me, avere presente la necessità di alimentare lo spirito e i principi delle società democratiche, occorre sempre essere attenti, essere attenti anche qui in Europa, e anche qui a casa nostra, in Italia, in Toscana, per impedire il risorgere di quei fenomeni. Perché anche atti piccoli di intolleranza o di razzismo noi dobbiamo sentirli come atti grandi; l’indifferenza ai valori dobbiamo sentirla come un pericolo grande che, come parlavamo stamani, la scuola italiana, come riconosceva il ministro, non dia ai suoi giovani e non abbia dato ai suoi giovani non impostazioni di parte, queste non le deve dare, ma la condivisione matura e sentita di quelli che sono i valori portanti della nostra Costituzione. Appunto della libertà, della democrazia, della tolleranza, della solidarietà, della non violenza, questi valori che tengono insieme un popolo, perché senza memoria storìca e senza valori non ci sono popoli che hanno un futuro. Questo noi dobbiamo avvertirlo come un pericolo, come un pericolo che forse già troppo è stato sottovalutato, e bisogna impegnarci insieme perché questi valori vivano e siano forti. E compito questo che io vedo proprio delle istituzioni; in Toscana le istituzioni cercano di sentirlo e di impegnarvisi, è un compito che deve essere proprio della scuola.

La scuola, le famiglie devono operare perché le giovani generazioni crescano con la consapevolezza che i loro diritti e le loro legittime aspirazioni sono identici a quelli di ogni popolo, di ogni altro giovane, di ogni altra persona, ovunque abiti, ovunque stia, e che la vicinanza, il confronto con persone che sono portatrici di culture e anche di fedi diverse è una fonte di arricchimento umana e culturale, non da affrontare con l’odio o con la violenza, ma come fonte dì arricchimento, di crescita e di promozione per tutti. Per questo è importante che quanti come voi hanno subito le sofferenze della guerra, dell’odio, della deportazione ci aiutino, e voi siete a fondo impegnati in questo, ma ci aiutino a trasferire nei giovani la memoria di queste vostre esperienze per indurli a contrastare in loro stessi ogni tentativo di indifferenza, prima che di intolleranza o di richiamo alle violenze. Perché possono davvero dare un futuro alla memoria, perché possono impegnarsi a costruire un futuro di pace e di progresso, di più elevata civiltà e umanità nel nostro Paese, nell’Europa. lo vi ringrazio per quanto avete fatto, perché se noi abbiamo potuto vivere, se le generazioni come la mia hanno potuto vivere in un Paese che non ha avuto deportazioni, che non ha avuto gli arbitri che voi avete conosciuto, è stato grazie al sacrificio e all’impegno vostro. Vi ringrazio per questo, ma soprattutto vi ringrazio per l’impegno che ancora portate avanti e vi chiedo ancora insieme a noi di costruire un presente e un futuro in cui la libertà, la giustizia, la pace sìano ancora più solide. Buon lavoro.