È mancato nella serata di ieri, 8 dicembre 2017, il nostro caro Luigi Tosi.

Luigi, socio Aned da moltissimi anni e grande amico con il nostro compianto Presidente Gino Spiazzi, era stato deportato, appena diciassettenne, a Ottobrunn (sottocampo di Dachau).

Il funerale verrà celebrato nella Basilica di San Zeno giovedì 14 dicembre alle ore 10.30.


Luigi Tosi – Foto ANED

(Tratto da un articolo de “L’Arena” di Verona – Martedì 27 Gennaio 2009 CRONACA Pagina 9)

[…] “Originario di Mezzane di Sotto, Tosi si trasferisce da bambino, con la famiglia, a Montorio. Ha appena 17 anni quando, alle 12.30 del 15 febbraio 1944, s’imbatte in un uomo che cambia il corso della sua vita. Meccanico dell’Autofficina Valpantena, il giovane Tosi è in una pausa dal lavoro. Di fronte alla chiesa di San Giuseppe Fuori le mura, in Borgo Venezia, sente un uomo sulla quarantina, italiano, rivolto ad alcuni militari tedeschi additare i passanti dicendo che dovrebbero essere ammazzati tutti quelli che non vogliono la guerra e non aderiscono alla Repubblica di Salò. «Pur sapendo di rischiare molto non mi sono trattenuto e sono andato a dire a quel signore che si sarebbe dovuto ammazzare i fascisti, semmai, e non certo la povera gente, che voleva soltanto la pace». È l’inizio del dramma. L’uomo punta una pistola alla testa a Tosi, gli chiede i documenti e gli strappa la tessera di lavoro che gli dava alcuni vantaggi, tra cui quello di non andare a lavorare in Germania. L’8 marzo Tosi viene arrestato dai carabinieri e portato alle scuole Sanmicheli e la sera caricato su un treno, carro bestiame, e portato a Dachau (Monaco). Nel prototipo dei lager nazisti. «Il giorno dopo eravamo a Ottobrunn, un campo esterno di Dachau, sempre controllati dalla SS e dalla Gestapo», ricorda. «Avevamo una divisa e ai piedi le “sgalmare”, come calze la carta dei sacchetti di cemento. Il lavoro era massacrante, si doveva scavare in continuazione. Una fettina di pane e un po’ d’acqua nera alla mattina, un po’ di brodaglia a mezzogiorno e basta. Lavoravamo sempre sotto la pioggia, nella neve, immersi nella melma, senza speranze. E ogni tanto qualche guardia se la prendeva con qualcuno e gli sparava un colpo in testa. Si viveva costantemente nel terrore». Tosi rischia grosso quando si vede recapitare al campo una cartolina di sua mamma, Maria Luigia Roncari, riuscita a inviarla tramite una parente impiegata alle poste tedesche alla caserma Duca di Montorio. «Mi hanno picchiato brutalmente, chiedendomi come aveva fatto ad arrivare quella cartolina. Io non ne sapevo nulla , ma alla fine mi hanno costretto a inviarne una a casa mia, dicendo che stavo bene». Dal novembre 1944 Tosi è al campo di Siegendorf, al confine austro-ungarico, per costruire fortificazioni per bloccare l’avanzata dell’Armata Rossa. Vita più dura di prima. Nel marzo successivo, del 1945, i deportati tra cui Tosi vengono rispediti a Ottobrunn. «Il mattino del 23 aprile 1945, con grande stupore, notiamo che nel campo non ci sono più le guardie. Immediatamente io, Gino Magagnotti e Aldo Zeri, tutti e tre veronesi, decidiamo di partire a piedi verso l’Italia. L’amico Angelo Visani, invece, decide di aspettare l’intervento della Croce Rossa internazionale». A piedi scalzi, sanguinanti, da Monaco a Verona. «In ogni paese c’era chi ci assisteva e dava qualcosa da mangiare». Innsbruck, Brunico e poi via sempre a piedi fino a Bressanone, Bolzano, Trento e Verona, a casa. «Nei pressi di casa mi viene incontro la mia adorata mamma, appena rientrata dalla chiesa in cui tutti i giorni andava a pregare. Quante volte, dall’inferno dei lager, avevo invocato il suo aiuto. Volle lavarmi, pulirmi e medicarmi. Voglia il buon Dio che tragedie simili non succedano mai più e che nel mondo regni fratellanza, amore e pace», conclude Tosi, che nel 1946 sposa Novella, da cui ha una figlia, Gabriella, mamma di due figli. Poi diventa autista all’Amt e si impegna a lungo con i donatori di sangue, nell’Avis (decisione presa proprio a Dachau per “donare vita dopo aver visto tanta morte”). Due anni fa gli viene assegnata anche la Medaglia d’Onore (su proposta di Aned Verona). Il suo buen retiro è stata una casetta a Mazzurega, sopra Fumane, fra viti e ciliegi. Nella pace ritrovata. Ma senza mai dimenticare. […]

Le vicende vissute da Luigi Tosi ed il diario della sua prigionia sono riportate nel libro “Due di noi nei lager nazisti”, curato da Roberto Bonente, Giuseppe Corrà e Maurizio Zangarini.

Il Presidente di Aned Verona Ennio Trivellin con Luigi Tosi (2016)

Ennio Trivellin, Alessia Bussola e Antonietta Azzetti (Aned Verona) durante un’intervista nel 2016