Intervista realizzata da Erica Picco e Zeno Gaiaschi  in occasione del XVI Congresso Nazionale dell’ANED

Ennio Trivellin aveva sedici anni quando è stato deportato a Mauthausen e poi a Gusen I. Le SS hanno preso prima suo padre, poi la stessa sorte toccherà a lui, staffetta partigiana catturata per delazione.

Ennio Trivelin:
“Verona era una sede pericolosa per queste cose, era praticamente la sede della capitale della Repubblica Sociale, della Repubblica Fascista, proprio. Noti che era un fascismo diventato velenoso” racconta Trivellin, “[…] E anche se non te ne parlavano mai, e il sabato bisognava andare a fare le esercitazioni della Gioventù italiana del Littorio eccetera, la capacità critica del giovane esiste e a poco a poco è cominciata una specie di rivolta interiore. […]”

“Mauthausen.
È qualcosa di difficile da descrivere.
Sembrano quei film dell’orrore che fan vedere adesso al cinema […]. Tutti pensano che sia un campo di concentramento. No: è un penitenziario, se uno lo vede. È forse l’unico che ha quelle caratteristiche. È costruito su una collina, bellissima per un albergo perchè vedi il Danubio sotto. […] Potenti mura di granito, non c’era il reticolato fuori, il reticolato era dentro!
[…] Ci guardiamo intorno e vediamo venire avanti due carri spinti a mano da fantasmi vestiti a righe che li spingevano, e uno davanti che teneva il timone…carico di cadaveri nudi. ‘O è un manicomio, o io sto vivendo un film surreale’ mi dicevo ‘non riesco a capire cosa succeda qua’…”

Le memorie di Ennio Trivellin sono state raccolte nel libro “Come passeri sperduti” di Paola Dalli Cani (Cierre Verona 2016).

L’intervista è stata realizzata il 12 novembre 2016 a Bolzano in occasione del XVI Congresso Nazionale dell’ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti.

Gli autori ringraziano ANED e il prof Trivellin per la disponibilità concessaci.

Intervista, riprese e montaggio a cura di Erica Picco e Zeno Gaiaschi dell’Associazione Lapsus – Laboratorio di analisi storica del mondo contemporaneo.