26 gennaio – Auditorium della Gran Guardia Commemorazione del Giorno della Memoria

relatore ufficiale Dario Venegoni,

Presidente Nazionale ANED

Un grandissimo intervento del nostro Presidente Nazionale Dario Venegoni, oggi oratore ufficiale per il Giorno della Memoria a Verona in un auditorium della Gran Guardia pieno in ogni ordine di posti. Serio, preciso, ha osato l’inosabile con grande pacatezza ma netta posizione politica. Il suo intervento è stato più volte interrotto dagli applausi quando ha legato la Memoria delle deportazioni e i giuramenti dei sopravvissuti nei lager che hanno giurato MAI PIÙ FASCISMO, MAI PIÙ GUERRA, MAI PIÙ DISCRIMINAZIONI, alle vicende di oggi. In particolare alla guerra che insanguina le strade del Medio Oriente.
“Ci sono guerre anche vicino a noi, ci sono guerre lontane, ce n’è una che ci fa sanguinare il cuore in modo particolare in questi giorni. Noi guardiamo con angoscia e con orrore a quanto avviene ogni giorno in Palestina: l’assalto di Hamas del 7 di ottobre è stata un attacco di guerra di inaudita ferocia è stato un vero pogrom moderno che ha colpito gli ebrei del Sud di Israele con violenza intollerabile. È stato un atto di guerra di chi voleva impedire qualunque dialogo, qualunque negoziato, qualunque pace fra Israele e i suoi vicini arabi. Ma c’è stato in Israele chi ha raccolto quella sfida per cogliere l’occasione di farla finita una volta per tutte con i diritti del popolo palestinese. Il primo ministro israeliano Netanyahu ha dichiarato che finché ci sarà lui non potrà esistere uno stato palestinese. Noi crediamo, come dicono le risoluzioni dell’ONU, che in quell’area si confrontino due ragioni, non due torti, ci sono diritti legittimi di due popoli a cui bisogna finalmente dare risposta. Ci sanguina il cuore tutti i giorni a pensare che tanti civili nella striscia di Gaza, tanti bambini, perdono la vita vengono uccisi quotidianamente in una guerra che deve finire al più presto.
Noi siamo stati sensibili all’appello di Papa Francesco che c’era una guerra mondiale in corso anche se combattuta a pezzetti: tutti i popoli del mondo dovrebbero trovare al loro interno la forza di alzarsi e di combattere contro questa guerra per la pace. Essere per la pace non vuol dire essere delle anime belle e negare i conflitti: è un dovere che ci viene dall’esperienza delle guerre contemporanee nelle quali le vittime più numerose sono i civili. Non c’è alternativa alla soluzione di due stati per due popoli: verso questa prospettiva il nostro paese insieme agli altri della UE deve battersi. Però se questa è la prospettiva a lungo termine dobbiamo tutti chiedere il cessate il fuoco immediato e imporre l’avvio del negoziato: che parta un negoziato vero, franco, onesto tra le parti con l’obiettivo di arrivare a quella soluzione, l’unica che può garantire la pace. È quando c’è la guerra che deve partire il negoziato di pace. C’è bisogno della comunità internazionale che sappia imporre e garantire questo negoziato perché certamente hanno ragione quelli che chiedono in Israele garanzie di pace di serenità di vicinanza con vicini altrettanto pacifici e garantiti non c’è pace possibile in un conflitto che si trascina in modo indefinito.”