Progetto promosso da: Museo Storico della Liberazione a via Tasso; Federazione delle Associazioni Ebraico-Cristiane Italiane; ANED (Associazione Nazionale ex Deportati); ANEI (Associazione Nazionale ex Internati); Fondazione CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea); Incontri Internazionali d’Arte. Con il Patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica di Roma
Hanno dato la loro adesione i Municipi: I, II, VI, IX, XVI, XVII (Centro storico, Flaminio, Quadraro, Appio Tuscolano, Monteverde, Prati)
Il progetto consiste nell’installazione di 30 Stolpersteine (pietre d’inciampo) nei marciapiedi prospicienti le abitazioni di cittadini romani deportati razziali, politici, militari e per lavori coatti.
Il progetto sarà inaugurato dall’artista tedesco Günter Demnig in occasione della prossima Giornata della Memoria, il 28 gennaio 2010.
L’idea di Demnig risale al 1993 quando l’artista è invitato a Colonia per una installazione sulla deportazione di cittadini rom e sinti. All’obiezione di un’anziana signora secondo la quale a Colonia non avrebbero mai abitato rom, l’artista decide di dedicare tutto il suo lavoro successivo alla ricerca e alla testimonianza dell’esistenza di cittadini scomparsi a seguito delle persecuzioni naziste: ebrei, politici, rom, omosessuali. Un segno concreto e tangibile ma discreto e antimonumentale, a conferma che la memoria non può risolversi in appuntamento occasionale e celebrativo ma costituire parte integrante della vita quotidiana.
Sceglie dunque il marciapiede prospiciente la casa in cui hanno vissuto uno o più deportati e vi installa altrettante “pietre d’inciampo”, sampietrini del tipo comune e di dimensioni standard (10×10). Li distingue solo la superficie superiore, a livello stradale, perché di ottone lucente.
Su di essa sono incisi: nome e cognome del/lla deportato/a, età, data e luogo di deportazione e, quando nota, data di morte.
Il giorno e l’ora della collocazione delle pietre è annunciata agli inquilini da una lettera del Municipio in cui si spiega che il progetto vuole “ricordare abitanti del quartiere uccisi e perseguitati dai fascisti e dai nazisti, deportati, vittime del criminale programma di eutanasia o oggetto di persecuzione perché omosessuali”.
L’inciampo non è fisico ma visivo e mentale, costringe chi passa a interrogarsi su quella diversità e agli attuali abitanti della casa a ricordare quanto accaduto in quel luogo e a quella data, intrecciando continuamente il passato e il presente, la memoria e l’attualità.
Le prime “Stolpersteine” sono state installate a Colonia nel 1995; da allora a oggi ne sono state distribuite ben 10.000 in diverse città tedesche ed europee.
Gli Stolpersteine sono finanziati da sottoscrizioni private; il costo di ognuna, compresa l’installazione, si aggira tra i 75 e i 95 euro.
Il progetto prende avvio il 28 gennaio 2010 per proseguire nel tempo con l’apertura di uno “sportello” cui potranno rivolgersi quanti intendono ricordare familiari o amici deportati attraverso la collocazione di una “Stolpersteine” davanti alla sua abitazione. Nel pomeriggio del 28 gennaio verranno installate “pietre d’inciampo” davanti alle case di alcuni deportati ebrei e a quelle di tre deportati politici del 4 gennaio 1944.
All’installazione delle “Stolpersteine” il 28 gennaio seguirà la pubblicazione di un libro con testi storici e critici corredati dalle immagini dell’artista mentre installa i sampietrini nei Municipi romani.
All’iniziativa è affiancato un progetto didattico: ogni Municipio coinvolto sceglie una o più scuole cui affidare una ricerca storica sui perseguitati alla cui memoria sono dedicati i sampietrini. Il 28 gennaio, nel corso dell’installazione, gli studenti leggono anche solo parzialmente il risultato del loro lavoro, che sarà invece pubblicato interamente nel libro la cui pubblicazione è prevista per il 16 ottobre 2010. I Municipi sono coadiuvati dal Progetto Memoria della Fondazione CDEC e del Centro di Cultura Ebraica della Comunità Ebraica di Roma, dalla FNISM (Federazione Nazionale Insegnanti) – Sezione Roma e Regione Lazio e dall’Irsifar (Istituto Romano per la Storia d’Italia dal Fascismo alla Resistenza).