Pubblichiamo il testo inegrale del discorso tenuto da l presidente nazionale dell’ANED, Gianfranco Maris, nel settore ebraico del cimitero Monumentale di Milano in occasione dell’anniversario della liberazione dei campi nazisti.
Ogni giorno che passa aumenta, nel mio animo, il timore di “lasciare” senza avere avuto il tempo di rendere tutta la mia testimonianza, per contribuire a consolidare una conoscenza indelebile di ciò che hanno veramente rappresentato, in Europa, il fascismo ed il nazismo nel secolo degli stermini, con il loro disegno di un “ordine nuovo”, basato sul razzismo come ideologia e sulla violenza criminale come sistema di governo.
Ogni giorno che passa mi conferma che non abbiamo saputo ancora mettere la “memoria dell’offesa” al riparo dall’assedio del revisionismo e dell’oblio, che si rinnovano ad ogni stagione; tentano di stingere la memoria sempre di più e di spegnerne il valore di prevenzione!
Proprio in questi giorni ho finito di leggere la testimonianza resa da Shlomo Venezia sul Sonderkommando di Auschwitz e la ricerca di Giuseppe Maida su Mauthausen
Il Sonderkommando di Auschwitz: una squadra di vittime comandate con il terrore al lavoro nelle camere a gas, comandate con il terrore a guardare ogni giorno negli abissi dei delitti più infami consumati nei campi, comandate a tagliare i lunghi capelli alle donne assassinate ma non solo; a strappare l’oro dei denti dei cadaveri, ma non solo; a stipare a forza le vittime nelle camere a gas, ma non solo; ad aprire e chiudere il pertugio nel quale le SS immettevano il Cyclon B, a ripulire le camere dalle orride tracce del delitto, perché fosse possibile ripresentarle linde e senza sospetto alle vittime successive, ma non solo; a trasportare ai forni i corpicini dei bimbi, inerti fiori recisi in boccio, a ritrovare il neonato sopravvissuto tra il mucchio dei cadaveri, perché l’SS di guardia ne potesse fare cessare subito il vagito con un colpo di pistola.
Comandate con il terrore a fare tutto questo per sopravvivere qualche giorno in più, cercando disperatamente di non vedere ciò che guardavano, per non morire subito, immobilizzati dall’orrore e, così immobili, essere assassinate per punizione da Moll, l’SS di guardia.
La ricerca di Giuseppe Maida su Mauthausen: i ricordi mi hanno preso alla gola!
Soprattutto di quelli che a Mauthausen venivano chiamati gli “ebrei della Gestapo”, politici portati a Mauthausen per la morte e solo per la morte e non per il lavoro, ma neppure per la morte con il gas, ma per la morte impartita come punizione dalle mani stesse dei Kapò. Gli interbrigatisti della Spagna, gli olandesi da Westerbork, i cecoslovacchi dopo l’attentato a Praga contro Heydrich, gli ebrei di Rodi e Coo, dopo il ’43.
E, soprattutto, i tre ebrei della Gestapo che io ho visto massacrare nell’agosto del 44, assassinati dai Kapò con le loro mani, nella baracca di quarantena di Gusen e nella cava di pietre.
Il 4 maggio del 1945 il campo di Mauthausen non era stato ancora liberato.
Nel campo, per tutto il mese di aprile, erano andati affluendo, da tutti gli altri campi, con spietate marce forzate, colonne di affamati esausti. Il loro folle percorso lasciava dietro di sé, assassinati nel momento stesso in cui il loro passo si era fermato per lo sfinimento, una lunga serie di deportati.
Nel campo, per tutti il mese di aprile, le camere a gas funzionarono, ogni giorno! ogni giorno!!
159 gasati il 22; 136 il 23; 139 il 24; 116 il 25.
E così sino a 2.500 a fine mese, pari al 20% dei presenti e ancora. Fino al 2 maggio, quando furono gasati anche i cosiddetti “portatori di segreti”, quelli che avevano lavorato nelle camere a gas, e, con loro, furono bruciati i documenti e le SS fuggirono.
Solo dopo il compimento dell’ultimo crimine, dopo la distruzione “delle prove del crimine”, la liberazione.
Ma a noi, ancora inverosimilmente vivi, non portò la gioia; “La gioia che scatena altra gioia io non la conobbi”, perché, in quel momento, era il mio cuore il Paese più straziato del mondo.
Nel giorno anniversario della Liberazione dei campi nazisti, nel giorno anniversario della Liberazione del mondo dal fascismo e dal nazismo, non possiamo accettare, anche se ogni odio e ogni rancore sono caduti dal nostro cuore, che queste memorie e questi giudizi siano cancellati.
Non può la storia degli uomini consentire che possa mai realizzarsi una equiparazione livellatrice nei giudizi sul secolo dei genocidi. Nel maggio del ‘45 i popoli liberi sconfissero, in uno scontro epocale, il fascismo e il nazismo, i quali, dopo avere distrutto, nelle terre sotto la loro sovranità, la libertà e la giustizia, avevano scatenato nel mondo una guerra di annientamento.
Fu una vittoria del bene sul male! E non è, questo, manicheismo, che radicalmente contrappone il bene al male, senza chiaroscuri di sorta. Da sessant’anni viviamo in un assurdo, multiforme, continuo assedio revisionista, che vorrebbe sfumare i contorni di tutti gli eventi di quella storia.
Per la sicurezza e la tranquillità dei popoli, per il futuro di una comunità mondiale pacifica e solidale, sono indispensabili non solo una politica ed una amministrazione giuste, ma anche una memoria ed una cultura senza mistificazioni, capaci di indicare sempre, a chiunque e senza equivoci, ciò che sono stati e sono il bene e il male.
Gianfranco Maris