Appresa la delibera della maggioranza del Consiglio di zona 8 del Comune di Milano di collocare una targa a ricordo
dell’attrice Luisa Ferida, assidua frequestatrice della famigerata “Villa Triste”, il Presidente nazionale dell’ANED, Gianfranco Maris, ha inviato questa lettera aperta al Sindaco di Milano.
L’ANED – Associazione Nazionale ex Deportati nei campi nazisti – apprende che la maggioranza del Consiglio di zona 8 del Comune di Milano ha adottato una delibera perché venga collocata sulla via pubblica una targa a ricordo dell’attrice Luisa Ferida, sicuramente nota per essere stata una silente frequentatrice, insieme a Osvaldo Valenti, di Villa Triste, nella quale durante la Resistenza venivano perpetrate torture e commessi delitti tali che portarono l’Alta Corte di Giustizia di Roma il 15 giugno 1945 a emettere una sentenza di condanna a morte del responsabile Pietro Koch.
L’ANED ritiene che le istituzioni, e tra di esse il Comune di Milano, abbiano il dovere di impedire che la nostra Costituzione venga insultata.
La maggioranza che gli elettori esprimono in sede di elezioni politiche o amministrative ha il diritto di governare, nel rispetto delle regole della Costituzione, ma non ha assolutamente diritto di operare scorribande fuori dalle competenze che le elezioni le attribuiscono. Sicuramente tale diritto non hanno nella sede che occupano e nella quale agiscono nell’ambito delle attribuzioni conferite dagli elettori. Altra cosa è il loro diritto di manifestare il loro pensiero fuori dalle sedi istituzionali, nelle quali debbono operare onestamente e nel rispetto del mandato ricevuto.
È, pertanto, eticamente e politicamente illecito, con possibilità che possa anche integrare estremi di illecito penale, abusare del diritto di governare per contrabbandare idee politiche in conflitto con la democrazia costituzionale, evocando dalla notte delittuosa del fascismo i propri paradigmi ideologici – culturali, dei quali la Resistenza e la Costituzione hanno già fatto giustizia.
L’ANED chiede al Sindaco di intervenire con il Consiglio Comunale per impedire che la sede dell’amministrazione sia trasformata in una arena di un revisionismo inammissibile.