Eredità
Non da oggi l’ANED si interroga sul suo futuro ma oggi diventa necessario fare delle scelte che tutelino un patrimonio accumulato negli anni e mai, come in questo caso, la parola
“patrimonio” ha un così grande significato.
Il patrimonio bibliografico e documentale contenuto in tutte le nostre sedi e quello che ognuno di noi personalmente possiede, è un valore inestimabile. Ma l’ANED possiede un altro patrimonio, umano e valoriale, che credo sia unico nella storia delle associazioni, quello che ci è stato trasmesso dai testimoni e che ognuno di noi custodisce gelosamente.
I sopravvissuti, che hanno fondato questa Associazione, con la forza delle loro parole, e direi dei loro corpi, per anni hanno trasmesso le loro storie alle generazioni successive con la dignità di chi non ha accettato di diventare un numero come imposto nei campi dalle gerarchie naziste, di chi ha lottato per non soccombere, di chi non ha ignorato chi era in difficoltà, di chi, una volta tornato, non ha ceduto a coloro che non volevano ascoltare e sapere, trovando poi negli anni la forza di raccontare.
Progressivamente noi li abbiamo affiancati assimilando non solo le loro storie, e i loro silenzi, ma anche il valore etico della loro testimonianza che è diventato anch’esso patrimonio comune. Con il loro progressivo venire a mancare l’Associazione si trova a dover raccogliere, questa volta ormai da sola, il testimone di una storia la cui immagine con il passare del tempo viene percepita come sempre più lontana con il rischio di disperderne la ricchezza.
E’ per questo che le nostre scelte saranno determinanti.
Considerazioni
Che cosa possiamo fare dunque per tutelare questo patrimonio, materiale ed immateriale, e dare un futuro all’eredità che ci è stata lasciata, di cui sentiamo la responsabilità, e come coprire il divario che si è creato, e che sempre più si allarga, tra una società e la sua storia?
Nel saggio “Critica alla vittima” di Daniele Giglioli leggiamo un’importante avvertenza “Attraverso la soggettività sofferente lo stato assume il crisma dell’eticità e vengono istituite le Giornate della Memoria… Gli eventi vengono così isolati … e viene data loro fisicità e invalidato in concetto di Monito…Chi non capisce può ripetere gli errori, non chi non ricorda”
La prima considerazione che ne deriva è dunque relativa al come trasmettere questo patrimonio di Memoria che non deve essere solo custodito ma diffuso, con quale linguaggio e con quale capacità di attualizzarlo perché gli eventi della deportazione, la storia umana dei testimoni, gli ideali e i valori che noi riteniamo universali e definitivi, nella percezione collettiva, con lo scorrere del tempo, si modificano. Lo stesso valore di libertà è un concetto difficile da definire e da trasmettere a chi non ne conosce la reale privazione. Lo abbiamo verificato nel periodo di pandemia da parte di coloro che si sono sentiti minati nelle libertà personali, per le restrizioni imposte come protezione dal virus, a salvaguardia della salute collettiva.
Lo stesso possiamo dire per il concetto di solidarietà.
Assistiamo da tempo a rigurgiti di individualismo che alimentano le divisioni tra noi e loro, tra ciò che è considerato come una priorità assoluta da difendere, il mio paese, la mia lingua, la mia cultura e lo straniero a cui si attribuisce ogni colpa delle difficoltà sociali ed economiche, ribaltando ogni idea di solidarietà tra i popoli. Ma è quella stessa idea ha contribuito a creare le basi dell’Unione Europea dopo la devastazione della seconda guerra mondiale.
Anche il concetto di aggressione ad un altro paese in questi mesi è stato messo a dura prova, dopo l’invasione russa dell’Ukraina, da tutti coloro che hanno negato l’invasione che il governo russo ha derubricata a “operazione speciale”.
Quando si parla di deportazione le parole aggressione, libertà e solidarietà vengono pronunciate spesso perché ne fanno parte integrante, ma oggi hanno evidentemente bisogno di una più profonda contestualizzazione per essere comprese. Le persecuzioni nazi-fasciste hanno investito tali e tanti aspetti della vita individuale e collettiva, che oggi è difficile non trovare affinità con gli atti di razzismo, di omofobia, di discriminazione di cui purtroppo siamo sempre più testimoni.
Tutto questo rende la nostra attività, sicuramente apartitica, ma non apolitica. La Politica, quella con la P maiuscola, è quella che investe ogni aspetto del sociale e quando condanniamo episodi di cui non condividiamo l’Etica, facciamo Politica e dobbiamo esserne orgogliosi.
La seconda considerazione riguarda la necessità di un ulteriore approfondimento della storia recente del nostro paese e delle cause che hanno dato origine al ventennio fascista. Non esula dai nostri compiti insistere su questo punto che rappresenta l’anello iniziale di una catena che in Italia ha prodotto, discriminazioni, persecuzioni, uccisioni e deportazioni. Negli anni, un’operazione di rimozione collettiva ha cancellato dalla nostra storia nazionale vent’anni di dittatura impedendo ogni elaborazione successiva.
Il risultato delle recenti elezioni ne ha evidenziato le conseguenze in tutta la loro gravità. Non perché siamo di fronte a quello che poteva essere un normale avvicendamento del governo politico del paese, ma perché conosciamo la matrice di questa destra e sia le prime dichiarazioni che i primissimi atti approvati dal consiglio del ministri, ne sono una dimostrazione.
Strumenti
Queste due considerazioni ci danno ulteriori e valide motivazioni per continuare un impegno fattivo tenendo in considerazione quelli che sono già oggi i nostri punti di forza e che sono irrinunciabili:
– la presenza sul territorio che consente la conoscenza specifica degli avvenimenti storici nelle diverse regioni e rapporti più stretti con le scuole e gli organi istituzionali di riferimento
– la capillarità di iniziative e di incontri su tutto il territorio nazionale.
– l’organizzazione dei viaggi della Memoria
– la realizzazione di progetti editoriali ed espositivi
A questo aggiungerei collegamenti nazionali ed internazionali con Musei e Associazioni della Memoria, per effettuare scambi di conoscenze e di iniziative.
Ambra Laurenzi