Pubblichiamo il testo integrale del discorso di Italo Tibaldi, superstite di Mauthausen-Ebensee, al Monumento italiano del campo il 18 maggio 2008.
Familiari dei Caduti, Signor Ambasciatore, Signor Addetto Militare, Corpo Consolare, Autorità Militari, Civili e Religiose, Signore e Signori, Compagni di deportazione,
Accomuno tutti noi in questo breve saluto che porto a nome del Presidente dell’ANED, impossibilitato a presenziare per ragioni di salute, e a nome del Comitato Internazionale di Mauthausen, rappresentante di ventidue delegazioni nazionali.
Insieme vivremo intensamente questa giornata di ricordo, di riflessione, di memoria, di storia.
Certamente alla nostra generazione è toccata la sorte poco invidiabile di vivere drammaticamente avvenimenti ricchi di storia. Ognuno di noi sopravvissuti è quindi testimone di un evento che per la sua ampiezza, per il numero delle vittime, per la sistematica organizzazione dello sterminio e delle eliminazioni, si è delineato come un fatto unico nella storia dell’umanità.
Siamo quindi gravati dalla responsabilità di essere voce che rappresenta altre voci, in una sorta di dialogo ininterrotto.
A Mauthausen, davanti a questo monumento, voluto nei conci di granito della cava, la memoria e il cuore ricordano con disperato affetto gli oltre ottomila Italiani compagni di deportazione che qui vissero quella esperienza; alla Liberazione del 5 Maggio del 1945, 830 superstiti, oggi 180.
Sono vivi attorno a noi quei mille e mille volti di quanti lasciarono miseramente la loro vita, infiammata di speranza e noi ultimi, nel sessantatreesimo della Liberazione di questo Lager, siamo qui a testimoniare anche per loro.
Erano tutti e ognuno personaggi autentici, che hanno tentato di resistere nel Lager, per assolvere al difficile compito della “globalizzazione della solidarietà”.
Ed eravamo nel secolo in cui venne utilizzato lo Zyklon B nelle camere a gas.
Stiamo vivendo trasformazioni così veloci e profonde di carattere politico e sociale, ma anche di carattere culturale, con circostanze che continuano a sollecitare confronti tra ieri ed oggi e ci costringono a ripensare le ragioni di quella che è stata la nostra esperienza.
Siamo talvolta sorpresi e turbati dalla preoccupante insistenza di voler “in qualche modo parlare” dei Lager nazisti da chi non ha ancora dimostrato di accogliere la lezione democratica dell’Europa Unita.
E quindi siamo maggiormente stimolati a promuovere viaggi di studio in questi luoghi, testimonianze del clima neonazista, ma anche testimonianza della RESISTENZA opposta dai popoli D’EUROPA contro l’asservimento e la degradazione, per vedere riflettere, capire, conoscere.
Occorre sostituire la scritta ARBEIT MACHT FREI, il lavoro rende liberi, in WISSEN MACHT FREI, la conoscenza rende liberi.
Questi Campi della memoria, conservano tutto il loro significato, la loro immagine appartiene al patrimonio dell’umanità ed in quanto tali dovranno essere conservati e rispettati. Tutti noi dovremmo essere severi osservatori.
In questa lunga marcia, iniziata il 5 Maggio 1945, noi sopravvissuti, ormai in età avanzata, abbiamo scrupolosamente valutata la rimanente capacità psicologica di trasferire nella testimonianza il significato reale della deportazione, di quel vissuto.
Alle nuove generazioni con le quali abbiamo creato un ponte incrollabile non abbiamo trasmesso una lezione di storia, quali interpreti non autorizzati, ma la complessa esperienza individuale e collettiva, di lotta nel Lager per la difesa quotidiana della vita o per una imitazione di esistenza.
È finito, semmai vi è stato, il tempo del vittimismo e in questi lunghi anni abbiamo intensificato il forzato, ritardato colloquio col mondo della scuola. Davanti a questo cippo in pietra della cava sono presenti anche oggi i tanti comuni italiani da cui partirono i 40.000 deportati politici e razziali per quei campi di sterminio e di eliminazione.
Non è quello di oggi un incontro simbolico, è uno scambio di comunità e di umanità, e noi salutiamo le Vostre bandiere, i gonfaloni, così carichi di storia e le amministrazioni degli enti locali che assumendo un impegno morale ed etico contribuiscono in modo determinante all’imponente partecipazione del mondo giovanile.
Ai giovani noi trasferiamo un messaggio concreto di speranza e di fiducia nei più alti valori umani, nato anche nell’inferno concentrazionario del Lager, insieme impegnati in questa nuova “Resistenza” per sconfiggere la cultura della rimozione e dell’oblio.
Solo così anche coloro che furono “sommersi”, avranno la loro vittoria e sappiamo, con Primo Levi, che i “salvati” non moriranno in silenzio.
Quest’anno, nel sessantesimo anniversario della nostra Costituzione, vorrei riprendere una lezione che Piero Calamandrei, il 26 Gennaio del 1955, per iniziativa di un gruppo di studenti universitari e medi, teneva a Milano nel Salone degli Apostoli della Società Umanitaria, nel ciclo di sette conferenze sulla Costituzione Italiana.
Piero Calamandrei, con la sua eloquenza nobile seppur semplice, con dottrina profonda scientificamente serena, e civilmente incitatrice, con parole indimenticabili che risuonano ancora oggi come un altissimo richiamo all’impegno scientifico e morale per tutti i giovani che si apprestano ad una semplice e rinnovata battaglia di civiltà, di progresso e di libertà, concludeva:
“Se voi volete andare, oh giovani, in pellegrinaggio, dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati nei campi dove furono impiccati; dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì o giovani col pensiero perché lì è nata la nostra Costituzione”.
Ebbene anche qui è nata la nostra Costituzione.
Italo Tibaldi
Mauthausen 42307
NB: Il Comitato Internazionale di Mauthausen ha deliberato la data del 10 Maggio 2009, per la Cerimonia Internazionale. Il tema proposto e accolto, è “la Resistenza dei religiosi nel Lager di Mauthausen”.