Pubblichiamo una lettera inviata alla sezione ANED di La Spezia dal Vescovo Monsignor Siro Silvestri, al quale era stata indirizzata una copia del documento stampato in occasione del 40° anniversario delle grandi deportazioni (1944-1984). Nel ricordo degli amici caduti, perché il loro martirio sia monito a tutti e perché nulla sia dimenticato, ringraziamo Monsignor Silvestri della sua cortese risposta e ci associamo ai suoi voti di pace.

 

Mauthausen, Dachau, Buchenwald, e tanti altri campi di sterminio, sono i palcoscenici della tragica e colossale rappresentazione di morte, di annichilimento dell’uomo: colossale e mostruosa distruzione di massa che dice a quale capacità tecnica e a quale lucida pianificazione può giungere la follia dell’intelletto quando la ideologia diventa furore dogmatico contro la vita. Sono trascorsi quarant’anni, eppure non possiamo certamente dire che alla distanza di così pochi decenni quella voce, quel grido sia stato veramente ascoltato negli anni che sono seguiti. Anche se questa può valere una constatazione pessimistica, in realtà sappiamo che é così perché in tante forme più nascoste e più ridotte continua a sopravvivere la volontà di annientare gli altri, si rinnova la pratica del disprezzo, si ripete l’intolleranza, si seminano i germi che portano a considerare valido ogni mezzo di distruzione pur di prevalere e pur di imporre il proprio volere. Eppure anche in questi luoghi atroci, calvario di milioni di fratelli, dobbiamo saper leggere non soltanto nella storia cruenta e nelle ceneri disperse ma ritrovare la luce dell’amore. Sono stato anch’io nelle spianate di Auschwitz e Mauthausen, disseminate di forni crematori, di torrette di guardia, ancora arrotolate nel filo spinato; dove milioni di uomini e donne e bambini sono stati colpiti, umiliati, oltraggiati, torturati e uccisi; dove gli uomini hanno inventato le tecniche dell’odio e della persecuzione; dove si é celebrata la grandezza e la miseria dell’uomo. Sono stato anch’io, con un gruppo di persone della diocesi, a pregare per gli uccisi e anche per gli uccisori; a pregare, perché i popoli ritrovino la strada della fratellanza, della pace, del dialogo, nonostante i segni dell’odio, nonostante quei segni che permangono anche oggi nel mondo. E’ una storia sulla quale dobbiamo riflettere. Avete fatto bene a stampare il “breve pro-memoria”. Dalla grande lezione storica dobbiamo saper raccogliere il significato più vero, e cioè l’urgenza di seminare l’amore nella società del nostro tempo, nei rapporti quotidiani da persona a persona, da paese a paese; dobbiamo imparare veramente a parlare di libertà, di pace, de¡ diritti e del rispetto degli altri, della coscienza che non deve essere oppressa e del dialogo che non deve essere spezzato.

 

 

Con il saluto cordiale.

Siro Silvestri