Capo della Gestapo di Lione fece sterminare migliaia di persone
L’uomo che è stato riportato in Francia dopo trent’anni di latitanza è responsabile di 4.000 assassini, di 7.600 deportazioni verso le camere a gas e dell’arresto di 15.000 combattenti della Resistenza francese. Un testimone lo accusa di aver ucciso, dopo averlo torturato, il più prestigioso capo della Resistenza francese, Jean Moulin.
Nato nel 1913 a Bad Godesberg, alla periferia di Bonn, Klaus Barbie fu un nazista della prima ora. Nel 1935 lavorava nei Servizi di sicurezza nazisti (Sel), nel settembre dello stesso anno entrò a far parte delle “SS”. S’iscrisse al partito nazista il primo maggio del 1937 e vi fece rapidamente carriera: nel 1940 venne mandato a dirigere a Le Havre l’ufficio della Gestapo per lo sterminio degli ebrei. Nel ’43, ormai capitano delle “SS” (Hauptsturmführer), fu nominato capo della Gestapo della regione lionese. Qui si rese tristemente celebre per la deportazione di migliaia di ebrei, tra i quali moltissimi bambini. Il suo ex interprete svizzero, Gottlieb Fuchs lo accusa di aver ” ucciso con le sue proprie mani ” nel 1943 Jean Moulin, presidente del Consiglio nazionale della Resistenza Cnr , accusa che Barbie ha sempre respinto.
Tra le tante atrocità commesse da Barbie, l’uccisione di Jean Moulin è uno degli episodi più feroci. Sembra che dopo averlo brutalmente torturato, Barbie lo abbia spinto nella tromba delle scale del palazzo della Gestapo.
Finita la guerra, cominciano le peripezie della clandestinità: nel settembre del ’44 Barbie rientra sotto falso nome in Germania, ma viene arrestato dai militari americani per un furto di gioielli a Stadtbergen, dove abitava in una casa requisita dagli americani. Identificato, fu interrogato da un commissario francese. Successivamente le autorità francesi chiesero a Washington che il criminale fosse estradato in Francia.
Le autorità americane rifiutarono di consegnare Barbie alla Francia perchè – così sostiene l’avvocato francese Serge Klarsfeld – questi aveva accettato di diventare un agente anticomunista nei servizi speciali americani. (La moglie dell’avvocato Klarsfeld, famosa per la caccia data ai nazisti, è la persona che nel 1972 ha scovato Barbie in America Latina).
In Francia l’ex capo della Gestapo fu due volte condannato a morte in contumacia, nell’aprile del ’52 e nel novembre del ’54.
Nel 1951, Barbie, sotto il falso nome di Altman, ottenne dalla Croce rossa
internazionale un biglietto per l’America Latina. Egli si presentò al porto di Genova. Dai suoi documenti risultava che era un meccanico, originario di Kronstadt. Portava con sè i suoi due figli Maria, nata nel ’41 e Klaus, nato nel ’46. Sbarcò a Buenos Aires, e subito dopo si trasferì in Bolivia.
Nel settembre del ’71, il procuratore gneerale di Monaco di Baviera dichiarò chiuso il ” dossier ” Barbie, ” per mancanza di prove “. Ma il mese seguente, su denuncia di Beate Klarsfeld e di altri partigiani, contro Barbie fu aperto un nuovo procedimento pertale. Raggiunto nel suo rifugio boliviano da numerosi giomalisti, Barbie-Altman continuò tenacemente a negare di essere il ” boia di Lione “. Solo nel 1972 Barbie si decise a buttare la maschera: in un’intervista al giornale ” Estado do Brasil ” egli ammise dì essere Barbie.
Poco prima del suo arresto, (per una truffa) Barbie ha dichiarato a La Paz di sentirsi ” ormai nell’anticamera della morte ” e ha detto che poichè egli aveva perduto tutto, (suo figlio Klaus era morto in un incidente d’auto e sua moglie era stata uccisa dal cancro) non gli importava più niente di morire.
(Da “La Repubblica” del 7-2-83)