Il 20 gennaio 1942 in una bella villa nel sobborgo residenziale di Berlino che prende il nome di Wannsee dal lago omonimo, quattordici alti gerarchi nazisti misero a punto un documento che rendeva operativa la “soluzione finale del problema ebraico” cioè lo sterminio degli ebrei in Europa. Il piano prevedeva il rastrellamento di tutti gli ebrei, nei paesi occupati e il loro avviamento verso i campi di sterminio creati appositamente per l’occorrenza. Fu stimato in circa undici milioni il numero degli individui condannati a morte. In effetti il piano ha funzionato solo in parte. Comunque ben sei mifioni di uomini, donne e bambini furono assassinati nei tre anni che intercorsero fino alla fine della guerra. Treblinka, Chelm, Majdanek e, naturalmente, Auschwitz furono le mete del pellegrinaggio di morte decretato in quella occasione. La cosiddetta conferenza di Wannsee è da considerare fra i crimini contro l’umanità. Crimine atroce e ributtante, deciso freddamente al tavolo della conferenza. Crimine che non può, non deve essere dimenticato perché rappresenta una delle pagine più nere della storia del nostro tempo. Lo hanno ricordato a Milano, nel corso di una manifestazione indetta dall’Aned e patrocinata dal Comune di Milano, svoltasi nel salone d’onore della Villa Comunale Berto Perotti, Giuseppe Mayda, Liliana Fargion e il Presidente nazionale Aned avv. Gianfranco Maris, alla presenza di un folto pubblico. Analoga manifestazione ha avuto luogo a Torino, sempre in collaborazione fra l’Aned e la Comunità israelitica col patrocinio della Regione, dove hanno parlato Bruno Vasari, il presidente della Comunità, Tullio Levi, Maurice Goldstein, presidente del comitato internazionale di Auschwitz, Nuto Revelli e il prof. Giuntella.