L’intervento del presidente della Provincia di Cremona prof. Gian Carlo Corada

L’8 settembre del 1993 hanno avuto inizio le nostre celebrazioni del 50esimo anniversario della Liberazione del Paese dal fascismo e dal nazismo occupante. A questo scopo il Comitato unitario provinciale per la difesa dell’ordine democratico ha assunto anche l’incarico di “Comitato per il 50esimo” ed ha promosso un nutrito programma di manifestazioni. 
All’interno di questo quadro di iniziative – che ha visto rinsaldarsi ancora più fortemente un antico nostro legame con l’antifascismo piemontese – ho avuto modo di partecipare ad una visita a Dachau organizzata dal Comitato per le Celebrazioni del Col del Lys in Val Susa. E’ stato in questa occasione che ho potuto incontrare alcuni sopravvissuti a quel terribile inferno. E dai colloqui avuti con loro ho potuto scoprire almeno due cose importanti: il notevole quantitativo di materiale e di studi esistente – per molta parte inedito – attorno all’esperienza degli uomini di religione all’interno della Lotta di Liberazione (lavori essenzialmente compresi nella meritoria attività dell’Aneti) e, nel contempo, l’affettuoso ricordo che parecchi di loro avevano dell’attività e della presenza – a Dachau – del nostro mons. Manziana. In quell’incontro mi hanno parlato del ruolo importante, ricco di umanità e di spirito cristiano, svolto da mons. Manziana sia durante il terribile periodo della prigionia sia, subito dopo la liberazione, come membro del “Comitato” di volontari che si accollò il nonfacile impegno di coordinare ed organizzare il rimpatrio dei deportati sopravvìssuti. E – in questi ricordi – quasi non sapevano se annettere più valore all’opera di sostegno praticata durante la prigionia, o se ancor più apprezzare il coraggio e l’abnegazione dimostrata nella scelta di rinviare, volontariamente, il proprio immediato rientro dopo i lunghi, interminabili mesi di privazioni e di drammi visti e vissuti, al solo scopo di alleviare e rendere il più possibile rapido il rientro dei compagni di prigionia sopravvissuti. Durante quei colloqui a Dachau non potevo non riandare con la memoria agli incontri che avevo avuto la fortuna di avere, giovane studente, qui a Crema con mons. Manziana, allora Vescovo della nostra Diocesi. Insieme a tanti altri amici studenti si riusciva a stento a capire il pudore e la riservatezza con cui don Manziana ci parlava della sua tragica esperienza. Eppure non potevamo non sentire la profondità di insegnamento che ci veniva dalle sue parole, pur timide e velate da ritrosia. Questi motivi hanno mosso in me la coscienza della necessità di approfondire, di conoscere meglio le vicende che legano uomini di fede e di religione alla lotta di Resistenza e di Liberazione condotta dalpopolo italiano in quel lontano periodo. Per questo – al mio ritorno – ho immediatamente preso doverosi contatti con il Comune di Crema e con il settimanale “I1 Nuovo Torrazzo”, che sono stati disponibili con entusiasmo a far nascere ed organizzare questo nostro odierno incontro. Che parte da Dachau, dunque, e si conclude oggi qui a Crema.
Dachau è stato il primo degli oltre mille Lager impiantati dai nazisti. t sorto nel 1933 ed ha ospitato in un primo tempo ed a lungo soprattutto tedeschi: politici, sindacalisti, prigionieri comuni, omosessuali. Più tardi cominciarono ad arrivare ebrei, russi, zingari, italiani ecc.. In tutto passarono da Dachau, per morirvi in grandissima parte, oltre 210.000 persone. Tra di esse ben 2.720 erano sacerdoti. Dachau infatti viene ricordato anche come il Lagerprincipale nel quale vennero internati uomini di Chiesa. Il nazi-fascismo non fu solo sistema volto allo sterminio degli Ebrei – ignobile ed orribile genocidio – ma fu dittatura tesa alla eliminazione sistematica di ogni e qualsiasi tipo di opposizione. Che pena sentire e leggere oggi dei tentativi meschini di riabilitare o di riverniciare quel periodo! Ben venga ogni sforzo per pacificare gli animi. Ben venga ogni volontà di leggere con maggior sforzo critico quel periodo storico che, appunto perché ormai distante 50 anni, può permetterci un approccio più pacato e disteso. Ma guai a dimenticare o voler far dimenticare! Guai a dimenticare i livelli di bestialità che possono raggiungere il totalitarismo e la dittatura. Tra le cose tremende che comporta, l’ideologia totalitaria, ogni ideologia totalitaria, presuppone dunque – l’abbiamo visto a Dachau – anche il rifiuto di qualsiasi spazio religioso indipendente. L’individuo, la persona umana vengono considerati solamente come parte di un ingranaggio statuale mostruoso, che tutto giustifica in sé e per sé, che tutto ingloba ed annulla. Le conseguenze pratiche di un tale sistema sono sotto gli occhi di tutti: basterebbe visitare i Lager per rivedere, con raccapriccio, fino a che punto il nazismo sia potuto giungere. Ed una visita guidata ai lager nazisti credo dovrebbe divenire tappa obbligata efondamentale tra le gite scolastiche delle nostre scuole medie superiori. Un adolescente europeo non può divenire un europeo maturo ed adulto senza conoscere la parte più bestiale e drammatica prodotta, nella propria storia, dal nostro continente. L’invito e l’augurio che voglio rivolgere ai lavori del nostro Convegno è di riuscire a dare il proprio serio ed importante contributo a questa conoscenza perché assolutamente non possiamo, non dobbiamo dimenticare se vogliamo continuare ad essere uomini liberi all’interno di una società libera e democratica.

prof. Gian Carlo Corada

Presidente del Comitato provinciale per il 50esimo anniversario della Lotta di Liberazione